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lunedì 14 luglio 2014

Il senso delle proporzioni

Ho visto un uomo che soffriva.

Soffriva per amore? Macché. Ci ho messo un po' a capirlo, mentre l'osservavo un po' spazientito, in attesa che si togliesse dalla strada e mi facesse passare: per contemplare la fonte del suo dolore e macerarsi nella sua disperazione, l'uomo non si era accorto di essersi sporto verso il centro strada tanto da rendere imprudente il passaggio delle auto.

Osservo un po' i suoi movimenti, anche perché non posso far altro. Poi capisco l'enorme dramma di questo essere vivente: qualche circostanza di cui non sono stato testimone aveva fatto sì che lo sportello della sua auto — una Opel (non so che modello) tirata a lucido — esibisse un indesiderato graffio, non più lungo di mezzo avambraccio.

Comprendo che simili drammi possano portare alla follia; alcuni diventano a rischio di suicidio. Per questo una faccia mesta e qualche impropero sono, in fondo, insignificanti manifestazioni di dolore. Giustificati, tra l'altro: una vernice indebitamente e poco artisticamente rimossa dalla sua naturale ubicazione merita tutta la costernazione di questo mondo.

Non so immaginare quali terribili pene possa soffrire un uomo tanto sensibile qualora fosse reso consapevole dei tanti “graffi” che ogni giorno fin troppe persone (non oggetti, ma persone) si ritrovano sulla pelle priva di cromatura.