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giovedì 8 maggio 2014

Più PIL per tutti (1)

Suppongo che sia una tentazione trattare ogni cosa come se fosse un'incudine, quando il solo strumento che hai è un martello. (Abraham Maslow, "La psicologia della scienza")

Dai a un ragazzino un martello e questo penserà che ogni cosa che incontra debba essere martellata. (Abraham Kaplan, "The Conduct of Inquiry: Methodology for Behavioral Science")

(Cfr. law of the instrument, conosciuta anche come il martello d'oro)

Oggigiorno circolano spesso alcune magiche sigle, parole o espressioni a cui bisognerebbe prestare più attenzione, specialmente quando la loro capacità di spiegare quanto ci circonda (e di guidarci verso una scelta invece che un'altra) rischia di essere istericamente sovrastimata.

In questo post ho trascritto la traduzione di questo articolo, Debt and delusion, di Robert J. Shiller, che tratta fondamentalmente di uno di quegli indici magici che vengono spesso usati in certe analisi economiche (il rapporto debito/PIL annuo), ma più in generale mette in guardia dall'uso "leggero" degli indicatori economici e dalla loro presunta, determinante significatività.


domenica 27 aprile 2014

Stiglitz: un'agenda per salvare l'euro

Traduzione (parziale) di questo articolo (enfasi aggiunte). Non padroneggiando la materia, è altamente probabile che abbia tradotto troppo letteralmente alcuni termini/espressioni tecniche che nella tradizione italiana andrebbero tradotti in altro modo. Invito pertanto alla lettura dell'articolo originale.

martedì 8 aprile 2014

La Lega alla conquista dell'Europa

Con l'aiuto “tecnico” di Claudio Borghi Aquilani la Lega fa proprie le idee antieuropeiste in un discorso più articolato del semplicistico basta euro, anche se il «nuovo slogan della Lega per le europee» è proprio quello.

domenica 1 settembre 2013

Quel sapor medio orientale

Spero che siano in pochi a credere nella retorica buonista che vorrebbe vendere la minaccia di attacco alla Siria come un atto necessario per far fronte a una crisi umanitaria scatenata dall'uso di armi chimiche1 con conseguente morte di un migliaio fra donne e bambini (e supponiamo anche uomini, ma fa più effetto sottolineare altre vittime).

Il premio Nobel per la pace, nonché capo della nazione più armata, militarmente progredita e belligerante del pianeta, Obama, ha in sostanza ribadito quello che osservatori intellettualmente onesti come Chomsky già hanno rivelato da tempo: gli USA si arrogano il diritto di intervenire come e quando vogliono, anche senza il consenso internazionale, se è nel loro interesse farlo.

Chiaramente sarebbe meglio farlo con l'approvazione dell'ONU, ma se non ci dovesse essere non è un problema: un modo sottile per far capire chi comanda, chi è il pezzo grosso, e quanto peso hanno le decisioni di un organo sovranazionale che non faccia gli interessi degli Stati Uniti d'America.

Pare che Obama abbia introdotto una novità però, riducendo il voto del Congresso USA a un atto formale ininfluente. Questa crisi di democrazia interna ci interessa solo nella misura in cui è indice di quanto grandi siano gli interessi delle élite: i poteri che sono dietro Obama si vogliono assicurare la massima libertà di scelta e non vogliono essere intralciati nei loro piani dai tradizionali meccanismi democratici. Probabilmente hanno valutato che il consenso interno alla guerra sarebbe stato troppo basso, al limite insufficiente, per poter finalizzare l'attacco. Ed evidentemente la possibilità di rinuciare è per loro inaccettabile.

Cosa c'è in gioco dunque?