venerdì 1 maggio 2015

La natura morta dell'Albero della Vita

L'“Albero della Vita”, così l'hanno chiamato.

Ma in sostanza non è altro che una natura morta. Un'opera artificiale che è tutto fuorché un simbolo della natura (gli alberi) e della vita — anche perché niente può celebrare la vita meglio della vera natura, per la quale non c'è molto spazio.

Infatti la vera natura è pericolosa, è “sporca”, popolata da vita indesiderata, a volte persino fuori dal controllo dell'uomo… Molto meglio rappresentarla, celebrarla e ricordarla tramite opere morte, “pulite”, asettiche.

Ma allora… Altro che «espressione della Natura Primigenia»: è espressione del ribrezzo per la «Natura Primigenia», che è concepibile e accettabile solo se nell'immediato risulta utile1 all'uomo. Nessuna considerazione lungimirante è utile… Che importa? Tanto gli artefici del futuro saranno morti quando i nodi cominceranno a venire al pettine…

Tutto il “simbolismo” che si è cercato di sfruttare2 muore guardando la foto dei cantieri e immaginando un paio di considerazione sul loro impatto ambientale e su quello dell'Expo in generale — non che abbiano dei primati in questo senso, è ovvio: c'è di peggio, c'è sempre di peggio…

Così questo “Albero della Vita” a me sembra in realtà un ghigno beffardo, sarcastico e crudele, circondato da “riproduzioni” di veri elementi naturali (il contentino…): più adatto a rappresentare il cieco e malato positivismo di quest'era, con la bieca autoesaltazione della grandeur dell'uomo che danneggia il suo habitat (a volte sostituendolo con riproduzioni artificiali), che non a celebrare simbolicamente la «Natura Primigenia» e la «vita».

Come punto di riferimento, invece, funziona benissimo: vediamoci fra tre ore all'imbocco dell'asse del Cardo, dalla parte della Lake Arena; se hai perso l'orientamento, cerca il carciofone e regolati di conseguenza.

Noticina sul risultato finale estetico

Più che un albero a me sembra una varietà di carciofo con le foglie esterne aperte.

La stessa immagine la può evocare anche l'opera di Michelangelo; però in tre dimensioni l'impressione è maggiore di uno virgola cinque volte…


  1. Come si misura l'utilità? Ovviamente il concetto è oggi in pratica solo finanziario, legato al capitale. Si muovono tanti soldi? Certe aziende ci guadagnano? Si fanno nuove partnership? Si incrementa il commercio? … Allora è utile. La visione puramente economicistica del mondo è uno degli orrori della moderna cultura (del capitale), dalla quale discende anche la convinzione che praticamente ogni cosa abbia un valore quantificabile in termini di “soldi”.

  2. Secondo l'articolo che pubblicizza l'innalzamento dell'«opera contemporanea», essa «affonda le sue radici nel Rinascimento». L'opera «si inserisce perfettamente all’interno della grande metafora del Vivaio che si trova alla base del concept del Padiglione Italia»; per la struttura dell'“Albero della Vita”, Marco Balich si è ispirato alla «forma complessa e dall’elevato significato allegorico» della michelangiolesca pavimentazione di Piazza del Campidoglio: «un disegno a losanghe culminante in una stella a dodici punte, che simboleggiano le costellazioni», ripreso nell'intreccio che ricopre l'“Albero”, facendolo così diventare «slancio verso il futuro e verso l’innovazione, mantenendo salde le radici in quel Rinascimento che ha contribuito a diffondere una nuova visione dell’uomo». Evidentemente una visione in cui per la vera natura non c'è più spazio, se non nei simboli e nelle allegorie.

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