venerdì 11 luglio 2014

Ornitoteca/ Renzi che sbaglia, non certo solo la firma

Che non si dica poi che sono di parte in questo tipo di cose: qualche critica al “pensiero critico” di un gruppo di anti-renziani. Non per difendere la politica di Renzi o il PD, lungi da me: la politica non c'entra niente, è solo un pretesto, uno dei tanti casi belli che fornisce con incommensurabile generosità il nido.

Il pretesto è dato da una foto, riportata per esempio pure dal Corriere della Sera, in cui si vede “chiaramente” che lo scarabocchio-firma di Renzi è accanto alla bandiera francese e la firma-scarabocchio di Hollande è accanto a quella italiana.

In questa ornitoteca invece di presentare i tweet in una specie di flusso intervallato dai commenti e dall'esegesi, provo a inserirli come link nel discorso. La forma obbliga l'esposizione in serie dei contenuti, ma sarebbe molto interessante trovare delle alternative — il blog probabilmente non è adatto.

(Nota: ho cambiato “medico legale” con “medical doctor”. Oltre alla considerazione sul tempo libero, bisogna dire che trovare il tempo di scrivere queste cose — che non tolgono tanto tempo quanto si potrebbe pensare, specie se si hanno velleità letterarie — non implica non aver niente da fare nella vita. Ma vabbè, è una delle tante frasi fatte.)

In cui si vede “chiaramente”… Chiaramente… diciamo che la foto non è proprio un esempio di ciò che io chiamerei foto nitida. I colori appaiono smorti e crepuscolari, mentre invece magari dal vivo erano brillanti e solari… forse, ma non credo…

La frastagliatura del bordo delle pagine e il modo in cui si accavallano mi fanno pensare a un tipo di carta “grossa”, idea compatibile con un libro di presenze di un evento cerimonioso, un rito del potere, pomposo quanto inutile. In alcuni punti sembra di intravedere ciò che c'è nell'altra faccia; non è incompatibile con il tipo di carta ipotizzata, che può assorbire molto l'inchiostro.

Si percepisce il rumore tipico dell'uso di ISO elevato, dominante rispetto ad eventuali artefatti dovuti alla riduzione di qualità rispetto alla foto originale. La scelta di usare ISO elevato è un indizio di non ottimali condizioni di luce ambientale e possiamo immaginare che la scelta sia stata fatta per evitare che il flash attirasse l'attenzione. Il modo in cui la luce viene diffusa dalla carta rafforza sia l'idea di una illuminazione indiretta e tenue, sia l'idea di carta “pomposamente porosa”, che assorbe — per modo di dire — la luminosità dei colori (la sintesi sottrattiva ha le sue sfide che, se non colte opportunamente, portano a risultati scadenti).

Queste osservazioni e supposizioni inducono a ritenere verosimile che i colori dell'immagine siano abbastanza fedeli ai colori “veri” che un occhio umano avrebbe percepito stando lì in piedi davanti al libro. Quindi ipotizziamo che, attraverso l'immagine, stiamo guardando qualcosa di molto simile alla “realtà”, almeno dal punto di vista dei colori.

Nella foto non è che sia proprio lampante che il colore della banda a sinistra della terzultima bandiera sia un bel verde, come dovrebbe essere…

Di sicuro un osservatore attento e scrupoloso nota la differenza (e nota perciò l'errore); tuttavia io stesso stento a percepire la tonalità blu della bandiera francese; però la “intuisco”. Se quella italiana mi fosse stata presentata fuori contesto, senza termini di paragone, non avrei detto che si trattava di verde. Nella foto mi sembra più un nero, con qualche vaga tonalità difficilmente distinguibile.

Se i colori sono davvero quelli dell'immagine, anche una persona senza difetti visivi potrebbe essere ingannato, specie con luce ambientale scarsa; le circostanze possono aver reso ancor più “veloce” il momento, tanto da portare a firmare distrattamente, di fretta, con la non-curanza che si ha nei riguardi di atti pro forma vuoti e inutili.

Ma se vogliamo sostenere che una persona con una vista regolare non avrebbe avuto bisogno di “attardarsi” a valutare i colori di quella banda perché per lui sarebbero stati lampanti, ci restano comunque due ipotesi da vagliare:

  • Renzi ha qualche difetto visivo, magari acuito dalla scarsa luminosità dell'ambiente1;
  • Hollande ha firmato per primo (magari è lui ad avere un difetto visivo…) e Renzi si è adattato.

L'idea imperante, secondo la migliore delle tradizioni, è la riduzione del “nemico” allo stereotipo dell'inetto ignorante, rozzo, superficiale, stupido, analfabeta… Ottimo pretesto per dileggiarlo e farsi due risate, cosa che sicuramente gratifica l'ego e accresce il senso della superiorità di gruppo. Un gioco cinico a cui “tutti” giochiamo, ma che sia chiaro che si tratta di “dialettica propagandistica”: bisogna rimanere abbastanza lucidi da capire quando si sta guardando fuori dal cespuglio di rovi e soprattutto, per quanto mi riguarda, abbastanza razionali da poter sempre dare degli argomenti che non crollino di fronte la più banale delle “analisi”.

Non credo che esista quel tipo di stupidità che si vuole attribuire, magari usando altre parole, a Renzi (o allo stereotipo del “grillino” medio); non credo nemmeno che Renzi sia ignorante in generale. Inoltre, se stabilissimo che Renzi non sapesse i colori della bandiera italiana — informazione semplice quanto inutile — cosa cambierebbe per l'azione di governo e i rapporti politici tra Renzi e PD, e tra PD e gli altri partiti?

Nulla. La questione non ha rilevanza politica, né ha un impatto significativo sull'opinione pubblica, nemmeno se ci si impegnasse a montare il caso: funzionerebbe solo come rinforzo per chi ha già tratto le sue conclusioni negative.

Nonostante l'irrilevanza politica e l'inutilità propagandistica del tema, ci si difende da ogni ragionevole osservazione (seppur a volte, a quanto pare, incompresa) scattando sull'attenti, alzando barriere, tentando controargomentazioni vaghe e sospese che non fanno altro che evidenziare scarsezza di elementari rudimenti tanto del pensiero, obnubilato dall'appassionata dedizione a qualche preconcetto da custodire come una preziosa roccaforte, quanto della conoscenza — o meglio, di come si “verifica” la conoscenza, e di come ci si prende cura delle opinioni.

Piccole cose, irrilevanti ma preoccupanti. E poi la prendo sul personale — da cui qualche innocente e innocua canzonatura — quando leggo i soliti ad hominem sconfusionati e immotivati, o peggio, quando vedo le classiche dinamiche di gruppo (scuole medie o giù di lì) che si addensano intorno al necessario perno…

L'ipotesi di partenza è questa: non potrebbe essere daltonismo? Dove con daltonismo, come è consuetudine, intendevo un qualunque difetto nella visione dei colori. Personalmente non conosco dettagli tanto “interessanti” di Renzi, né mi interessa saperli; a qualcuno non risulta, ma ciò non toglie che l'ipotesi resta plausibile.

Nonostante ciò, viene bruciata da quella che si svelerà poi essere l'auctoritas: un medical doctor che ha studiato le odiose cellule cono sul Kandel — che, attenzione, se scrivi Kendal allora non sa che cosa sia.

Senza scomodare libri universitari e camici bianchi, le basi necessarie per sostenere una conversazione del genere si trovano e si studiano sui libri di biologia del liceo (almeno quello scientifico); ai fini pratici della conversazione non serve chissà quale approfondita conoscenza della fisiologia dell'occhio: basta ricordarsi anche vagamente tali basi (e si possono rinfrescare al volo) e poter recuperare informazioni enciclopediche sui difetti noti della vista, che è quello che interessa.

Ed è anche quello di cui si sta parlando: non serve essere medici per “capire” i difetti della visione. Magari se qualcuno sente citare il secondo principio della dinamica pensa che debba essere in corso una conversazione tra eminenti astrofisici quantonucleari2 — se uno dei due non lo è, allora di che si sta parlando? È ovvio chi ha ragione! In realtà emerge solo l'incapacità di valutare da sé un ragionamento e le asserzioni su cui si poggia per sé (eventualmente in relazione a conoscenze condivise o enunciate nel flusso), svincolandole dai ruoli (tu auctoritas, tu spettatore, tu manichino, ecc.)

A proposito di asserzioni, la Stark, il medico-legale, ha affermato che «non esiste il daltonismo blu-verde». A me pare strano3.

Appena posso, cerco e in effetti trovo la tritanopia, cioè l'assenza di uno dei tre tipi di cellula cono, quello sensibile alle lunghezze d'onda minori. In tutte le fonti trovate, nonostante nella letteratura inglese venga comunemente chiamata «cecità cromatica blu-giallo» (blue yellow color blindness), si specifica che una nomenclatura più corretta sarebbe «cecità cromatica al blu-verde» (cioè proprio il tipo di “daltonismo” che di cui si negava l'esistenza):

Le persone affette da tritanopia confondono il blu con il verde e il giallo con il violetto.

Similmente su wikipedia:

I blu appaiono verdastri, i gialli e le tonalità arancio appaiono rosate e le tonalità porpora appaiono come rosso intenso.

La spiegazione del medical doctor è questa (i numeri tra parentesi sono aggiunti per linkare ai relativi tweet): «(1) il tritanope (rarissimo tra l'altro) è cieco al blu, ergo in pratica confonde (2) molto più di verde e blu. Così avrebbe potuto firmare tutte (3) le bandiere della lista e per la cronaca la tritanopia è piuttosto invalidante».

Risposta insufficiente e non convincente — la formulazione gira intorno alla volontà di liquidare l'ipotesi rapidamente insinuando l'idea che un tritanope non potrebbe passare inosservato4.

Ci sono diversi elementi su cui lavorare. Che il tritanope confonda molto più di blu e verde5 ci interessa molto poco: ci basta che confonda quei due colori, almeno in qualcuna delle loro “sfumature“ (cioè in qualche regione dello spettro), per poter dire che l'ipotesi regge.

La pretesa che, se affetto da tritanopia, avrebbe potuto firmare tutte le bandiere della lista è suggestiva per un lettore casuale, ma è superficiale.

Per poter fare un'affermazione del genere bisogna dare uno sguardo a come sono fatte le bandiere. Ci sono 15 bandiere a tre bande verticali di larghezza uguale e con 3 colori diversi; ne possiamo scartare 6, perché hanno al centro un disegno che le rende distinguibili. Restano 9 bandiere; di queste, solo 4 hanno il bianco al centro: Costa d'Avorio, Francia, Italia, Irlanda. Pertanto, è ragionevole affermare che una persona affetta da un qualunque disturbo visivo “cromatico” (che non comprometta il bianco) possa avere difficoltà a distinguere tra coppie di queste bandiere, e non altre.

Per completare tale ragionamento è servito senza dubbio l'ausilio di alcune risorse in rete; ma a intuito, affermazioni “generali” come quella fatta sulle bandiere, sono sempre sospette e dunque punti in cui scavare e sui quali riflettere attentamente. Di solito, a meno che non ci si sia ragionato già su, conviene evitarle, o smorzarle in qualche modo sottolineandone l'intenzionale eccesso — che però lascia comunque l'odore del tentativo persuasivo.

Ma il nodo che al volo lascia più perplessi è quello in cui si afferma che, per la cronaca, la tritanopia «è piuttosto invalidante». Insieme alle precedenti affermazioni (confonde molto più di blu e verde…) conferma il messaggio che, se Renzi ne fosse affetto, si noterebbe subito. (E visto che non esibisce comportamenti che palesino l'invalidità conseguente alla tritanopia, allora non può essere tritanope…)

L'argomento «piuttosto invalidante» non è convincente anche per un altro motivo. È vero che il nostro mondo — costruito e pensato da vedenti normali per vedenti normali — può contenere codici basati sui colori che sono più facilmente interpretati da chi ha un difetto visivo piuttosto che un altro; ma raramente, nel vivere quotidiano come nelle manifestazioni pubbliche di un personaggio politico, sono fondamentali al punto da poter pensare di essere in grado, tramite osservazioni occasionali, di scoprire chi ha qualcuno di questi difetti.

La Stark ribadisce e conferma più volte che la tritanopia è «piuttosto invalidante», mentre io cerco di dare un senso a quell'espressione chiedendo quanto sono invalidanti, in paragone, i simili difetti visivi che derivano dall'assenza di uno degli altri due tipi di coni — protanopia e deuteranopia.

Difficile non imbattersi in questi termini dopo aver “studiato” la tritanopia, eppure il medical doctor si chiede se li abbia googlati oppure se ne parlo con «cognizione di causa». Altra espressione vaga. Che vuol dire? Mi stava chiedendo se li ho studiati sul Kendal-Kandel? Certo che no, ma non è che “googlare” escluda parlarne con cognizione di causa. Infatti sono citati pertinentemente.

Ma su questa affermazione l'auctoritas ha da ridire: «(1) […] il punto è che googlare termini giusti non implica (2) sapere di cosa si parli. Vedi la gara nonsense a chi è più invalidante…».

C'è qualcosa che fa pensare che abbia fatto affermazioni «senza cognizione di causa» (!) o dando l'impressione di non sapere di cosa stia parlando? “Googlare” (e leggere) non può dare, a questi (e altri) livelli del discorso, cognizione di causa sufficiente? Piuttosto, se tanto mi dà tanto, direi che aver studiato sul Kendal-Kandel non dà garanzie di sorta. I termini giusti sono usati in una domanda, che è stata fatta in seguito ad una affermazione sospetta, cioè che la tritanopia è «piuttosto invalidante» — se c'è un nonsenso, è in questa affermazione e il resto ne è conseguenza.

Ma…

La tritanopia va a braccetto con i difetti affini (assenza di un tipo di cellule cono); in generale si può parlare di dicromatismo: protanopia, deuteranopia, tritanopia. Dire che qualcosa è «piuttosto invalidante» fa pensare a una variabile continua. Prendiamo come esempio “morto”. Dire «è piuttosto morto», fuor di metafore e altre figure retoriche, è senza senso come dire «è molto morto»: uno o è morto, o non lo è. Se l'«invalidità» avesse la stessa proprietà della morte, non avrebbe senso dire «è piuttosto invalidante», oppure «è molto invalidante», o «non è troppo invalidante».

Quindi è possibile ordinare diversi difetti, disturbi o malattie in base all'impatto che hanno sulla nostra vita quotidiana. Una affermazione come «è piuttosto invalidante» ha la pretesa di dire, nel contesto, che il disturbo di cui si sta parlando lo è al punto da non passare inosservato. Questo è il mio sospetto; per fugarlo sarebbe bastato rispondere alla domanda riguardo a quanto sono invalidanti gli altri due difetti e spiegarne i motivi, senza sviarla costruendo il nonsense che, se c'è — ripeto — ha origine tutto e solo da quella affermazione.

Se «la tritanopia è piuttosto invalidante» è un'osservazione di “carattere medico” (fatta da un medical doctor) allora devono esistere osservazioni equivalenti per gli altri due dicromatismi. Questo è ovvio: non c'è nessun gioco nel chiedere informazioni a riguardo — tranne smascherare 1) il fatto che la precisazione è stata fatta per rafforzare l'idea che l'ipotesi va scartata perché altrimenti Renzi oltre a firmare vicino a una bandiera, avrebbe, nella vita quotidiana, parecchie altre difficoltà, e 2) che nello stesso tempo non si ha nessuna intenzione di fare un percorso per mettere alla prova questa pretesa6.

Stark, come detto, è un medical doctor e gli astanti l'hanno già omaggiata della loro fiducia — vuoi perché ha detto cose che la eleggono come auctoritas; vuoi perché non sono in grado di valutare da soli se degli argomenti hanno un loro senso o no (si affidano al giudizio di chi ritengono valevole — e che in questo caso ha stabilito che il gioco è nonsense)7; vuoi perché hanno già deciso qual è la conclusione che li soddisfa di più e non hanno perciò nessuna necessità (e voglia) di dubitarne; vuoi perché si sentono parte di uno stesso gruppo (coalizzato in maniera improvvisata).

Si può arrivare in modo semplice a concludere che l'affermazione che la tritanopia «è piuttosto invalidante», ribadita e riconfermata nel suo significato, è pretenziosa e che bisogna appunto dubitarne8. Ma visto che di fronte ad una auctoritas ragionamenti (e altro) crollano e affogano nel nonsense, sarà il caso di lasciare la parola ad altri — che, per carità, potrebbero aver scritto una fandonia: il Kendal-Kandel e Stark sicuramente la sanno più lunga… ma, se permettete, mi permetto di dubitare, come al solito, della capacità delle persone di fare prezioso uso delle nozioni apprese, dei ricordi, delle ricerche, del pensiero logico-deduttivo, e magari di altro… Non lo traduco, ma il target sicuramente non ne ha bisogno (enfasi aggiunte).

Tritan defects affect the ability to discriminate colors in the short- and middle-wave regions of spectrum. They often go undetected because of their incomplete manifestation (incomplete tritanopia) and because of the nature of the color vision loss involved. From a practical standpoint, even complete tritanopes are not as disanvantaged as many protanomalous and deteuranomalous trichromats because they can distinguish between the environmentally and culturally important red, yellow, and green colors.

Stranamente, è esattamente l'opposto di quanto afferma, con cognizione di causa, il medical doctor.

Dunque, siamo arrivati al punto di dire che la tritanopia non è «piuttosto invalidante» — se Renzi ne fosse affetto, ce ne potremmo anche non accorgere… Ora non si può fare nemmeno più la gara delle gravità, ma spero che sia chiaro che il “passaggio”, abortito da non-risposte per le quali trovo difficile scegliere un adeguato aggettivo, non può essere, in fin dei conti, così tanto «nonsense».

Tutto ciò non è stato un inutile disquisire sui termini: è stato un percorso interessante che ci ha portato a degli indizi. Su cosa? Prendete fiato e leggete di Buzzerio: forse si intuisce meglio perché è importante disquisire sui termini.

Forse c'è pure la risposta a questa domanda: tu hai capito dove vuole arrivare? Forse voglio arrivare al punto di sfiorare un barlume di comprensione sul modo di interpretare, di descrivere, di modellare il mondo; di ragionare; di difendere e di argomentare tesi e ipotesi… e così via. Ma anche — perché no — evitare di ridurre tutto sempre e solo, persino quando è irrilevante per gli elevati scopi della politica, all'adolescenziale bullismo “addita lo stolto” o lo “sfigato” di turno.

Proseguiamo per altri due o tre passetti…

Uno scienziato dovrebbe sapere che, se qualcosa è raro nella popolazione, non vuol dire che, puntando una persona specifica, si possa rispondere con certezza che quella persona non è affetto da quella rara malattia.

Inoltre, come già accennato, ci sono altri motivi che potrebbero aver reso difficile distinguere tra loro quel verde e quel blu9. La scienza la scomodiamo lo stesso facendo notare che le condizioni di luce ambientale possono rendere difficile distinguere i colori anche a persone che “normalmente” ci vedono bene.

Che dire dell'ipotesi che Hollande abbia firmato per primo (e che abbia magari spagliato perché il pirla o il tritanope è lui…)? La fonte, unica letta evidentemente, lascia intendere, nella formulazione, che sia stato Renzi a firmare per primo. Altri però lasciano intendere che si tratta di una informazione non nota: su una pagina si aprono le scommesse su chi abbia firmato per primo

L'Huffington Post, che a sua volta linka un articolo di “Il Giornale”, suggerisce che l'errore potrebbe essere dovuto proprio alla scarsa definizione dei colori. Inoltre, non si dice esplicitamente chi sia stato il primo ad apporre la firma: se si prende la cronologia dall'ordine di apparizione nella frase, si potrebbe sostenere che secondo Il Giornale il primo a firmare è stato proprio Renzi; ma sarebbe una indebita deduzione che lascia aperta la porta al dubbio e all'alternativa.

Conclusioni

La conclusione interessante, come in quasi tutte le ornitoteche che propongo, non è avere Il Giudizio Finale sull'apparente tema centrale — che in questo caso è se Renzi è tritanope (o altro) piuttosto che un pirla; la conclusione interessante non è solo che non è necessario né desiderabile ricorrere ad una facile e strumentale “pirlità” per spiegare l'errore, se è stato lui a commeterlo (per primo). La conclusione è…

Altro

Il tema della visione umana (e non solo umana) è interessantissimo e vasto. Ho collezionato un po' di link interessanti che volevo lasciare a futura memoria. Diciamo che più che altro servono per farsi un'idea.


  1. Anche senza difetti visivi di sorta, come già notato di passaggio, se la luce intorno è “bassa” è più difficile distinguere i colori e in effetti, se i colori sono molto vicini a quelli della foto, come supposto, anche una persona senza difetti visivi avrebbe potuto sbagliare, non avendo modo di soffermarsi troppo a valutare con attenzione i colori. Nella peggiore delle ipotesi è stata una disattenzione insignificante (tranne per il gossip politico), del tipo che possono capitare a tutti… e a nessuno piacerebbe essere qualificati in base a gaffe simili.

  2. Naturalmente non esistono…

  3. Diciamo a intuito; e forse proprio perché ricordavo grossomodo quanto appreso al liceo. Recuperato or ora, alcuni stralci: il primo strato [della retina] è costituito dalle cellule recettrici sensibili alla luce: i coni e i bastoncelli. […] Coni e bastoncelli presentano una diversa sensibilità alla luce […] I bastoncelli risultano così 4000 volte più sensibili alla luce rispetto i coni. […] I coni sono dunque utili nella visione diurna a luce viva. Per la visione crepuscolare, invece, quando la luce è debole vengono usati i bastoncelli […] In condizioni di scarsa intensità luminosa i coni cedono il posto ai bastoncelli; meno accurati ma più sensibili, essi forniscono quel mondo di immagini sfumate e indistinte che popolano la penombra. Oltre che indistinto, il mondo crepuscolare si fa anche monocromatico […] ecc. § Questo, più qualche altra cosa, è già sufficiente per parlare dell'argomento, senza scomodare Kandel-Kendal, Jekyll-Hyde. L'osservazione della scarsa luminosità ambientale che si evince dalla foto è proprio fatto tenendo conto che in quelle condizioni i coni lavorano poco, o per nulla, e quindi i colori sono sempre meno distinguibili.

  4. L'«ergo» è accettabile solo se usato al posto di «quindi» per risparmiare caratteri e non nel caso in cui sia stato usato per dare l'impressione di aver raggiunto una conclusione a partire da un ragionamento “stringente” — visto che ci sono solo asserzioni, senza spiegazioni di sorta. Per esempio, a questo stadio, non c'è niente che ci dica perché uno «cieco al blu» debba confondere molto più di «verde e blu», mentre uno “cieco al verde“ (per dire), che confonde tra «rosso e verde», non confonderebbe altro che «rosso e verde», o comunque non “troppo“ di più di «rosso e verde»…

  5. Infatti, confonde più di blu e verde. Come altri difetti visivi, tutto lo spettro è alterato in un modo o nell'altro e perciò possono rendere difficilmente distinguibili più di una coppia di colori. In realtà poi a noi non interessa sapere quanto alterato è il mondo dei colori di un tritanope. Anche se fosse il più alterato tra tutti i difetti visivi, quello che conta di più è quali colori riesce percepire come diversi tra loro e come questi colori vengono usati nei “codici” della società. Questa affermazione sarà più chiara, spero, dopo.

  6. Una auctoritas non ha mai bisogno di dubitare delle proprie convinzioni, che sono in realtà conoscenze che gli altri devono assorbire e accettare per buone, anche se fossero in grado di sentirle un po' stonate — ma in genere non hanno questa capacità.

  7. Questo ci porta agli ad hominem: il centro è chi sono io rispetto a lei e non cosa si sta dicendo. Non c'è curiosità, non c'è riflessione, non c'è attenzione ma soprattutto si ammette di non avere la capacità di giudicare ciò che si sta dicendo; eppure, si esprime un giudizio, che in realtà riflette quello dell'auctoritas ed è quindi solo un meccanismo di amplificazione.

  8. Tutti i difetti cromatici della vista possono essere considerati in qualche senso “invalidanti” e lo sono soprattutto quando rendono difficile distinguere tra loro colori che compaiono in codici “importanti”. Se un difetto si limitasse ad alterare lo spettro, senza “mescolare” certi colori, il soggetto affetto vedrebbe il mondo in modo diverso ma non avrebbe alcuna difficoltà: imparerebbe che una sua certa sensazione visiva si chiama “rosso”, anche se a lui appare come a noi appare il “verde”, per dire. Avrebbe gusti diversi nell'abbinare i colori, ma non appaierebbe male i calzini, perché comunque distingue colori. Diventerebbe perciò un problema di etichettatura. Invece ciò che accade è che chi ha certi difetti percepisce di fatto meno colori (sfumature). Da questo nascono le difficoltà maggiori del dicromismo dei protanopi, deuteranopi, tritanopi e di tutte le anomalie “intermedie”. Ora… sappiamo che ci sono tre tipi di cellule cono, ciascuno con un picco di sensibilità in un certo punto dello spettro. Anche errando nell'immaginare come il segnale di questi coni si combini per essere poi interpretato come colore, si può dire con ragionevolezza che averne solo due tipi porta a problemi le cui maggiori differenze sono in quali colori vengono confusi: si immagina che ci sia sempre una diminuzione del numero di “sfumature” percepite, con conseguente “collasso” di certi colori, e si immagina che la differenza principale siano proprio quali colori “collassano”. Quanto lontano dalla verità ci porta questa “immaginazione”? Con un po' di letture si vede che non siamo molto lontani da quanto viene detto riguardo questi difetti. Lo scopo di questo sforzo di “immaginazione” però non è raggiungere la “verità”, che è altrove, ma la consapevolezza del fatto che la “verità” non può essere ridotta a quel «è piuttosto invalidante». Da cui urge sapere qualcosa riguardo l'invalidità causata dalle altre e anche in cosa di preciso consisterebbe questa invalidità. Prima di sentire le risposte (che non arriveranno mai), si può formulare una specie di canovaccio di ipotesi. Il mio era il seguente. Protanopia e deuteranopia non possono essere meno invalidanti della tritanopia: tutto sta nei colori non distinguibili e — a leggere quali “sfumature” confondono i vari tritanopi, deuteranopi e protanopi — direi che un tritanope non dovrebbe avere maggiori difficoltà degli altri due. Ho conosciuto persone affette da anomalie simili (non tritanopi) e in pochissime occasioni si è “svelato” il loro difetto: nel mio canovaccio c'è forte l'idea che in rare occasioni un osservatore è in grado di accorgersi di tali difetti (mentre senza dubbio essi sono onnipresenti nella vita delle persone affette, è ovvio). È improbabile che un osservatore casuale (o una osservazione casuale) rendano manifesta la presenza del problema al punto da poter parlare di difetto «piuttosto invalidante».

  9. A parte anomalie varie (non necessariamente puro dicromatismo) che potrebbero aver reso difficile distinguere blu e verde, vanno poi sempre ricordate le condizioni dell'illuminazione ambientale, visto che la penombra diminuisce la nostra capacità di percepire i colori e potrebbe mettere in difficoltà anche qualcuno con la vista normale.

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