venerdì 20 giugno 2014

Ornitoteca: in principio era il verbo

Ho avuto già modo di osservare che i cinguettii, con la loro sinteticità, difficilmente possono essere altro che strumenti di propaganda, autopromozione (o promozione), diffusione di slogan e memi, aforismi… Quasi impossibile usarli per dialogare o veicolare informazioni complesse se non per riferimento, quindi tramite un link esterno — anche se non mancano delle eccezioni, con peculiarità che andrebbero studiate a parte; né mancano dei modi per “completare” e “potenziare” il mezzo, come storify, fatti tramite il servizio apposito o a mano come faccio io, usando la possibilità di incorporare in una “pagina web” un tweet e opzionalmente un po' di contesto.

Penso che il successo di twitter sia proprio nei suoi limiti e nella possibilità di “integrarlo” con altri servizi; ma anche e forse soprattutto nel fatto che quei limiti soddisfano un “bisogno” (artificiale) di ritmi rapidi tanto nel produrre quanto nel consumare informazione — il tempo è prezioso ed è, in fondo, poco. Il che si sposa benissimo con un modello di comunicazione frammentata in particelle, in mini-informazioni, una comunicazione sempre più isterica, iper-reattiva, irriflessiva; specchio di una società similmente sempre più isterica, iper-reattiva, irriflessiva, che “brucia” il presente tanto rapidamente da non riuscire a far altro che descriverlo tramite categorie schematiche e superficiali, con simboli leggeri; lo brucia tanto rapidamente da non riuscire nemmeno più a fissarlo nella memoria: il passato non esiste1, se non nel senso di effetto inevitabile del trascorrere del tempo. La “memoria storica” non può generarsi (né preservarsi), se non come simulacro2. Ciò che rimane è un gomitolo di collegamenti improbabili (irrazionali) tra questi simboli leggeri, di impressioni, emozioni grezze, memi disseminati in scomparti senza tempo della nostra mente.

Ok, basta filosofia (qualcuno si premurerà sicuramente di farmi notare che è filosofia da quattro soldi, una supercazzola, senza senso, che non si capisce un cazzo e così via).

Una nota sullo stile: la compressione dello spazio della parola è anche e soprattutto fisica; infatti abbiamo solo 140 caratteri a disposizione — come detto il limite può essere aggirato, in qualche modo, ma le soluzioni non sono sempre pratiche o praticabili. Quando questi limiti non vengono “superati” tramite un'ulteriore frammentazione in tanti pezzi, cioè con vari tweet, o con servizi di terzi, abbiamo la necessità di ricorrere frequentemente a scritture tachigrafiche, ad “omissioni giornalistiche” (come quella dell'articolo, «uomo uccide moglie»), ad abbreviazioni al limite della leggibilità3, a semplificazioni estreme delle forme verbali, ad espressioni dialettali4… e tutto quanto ci consente di far entrare in quei 140 caratteri quello che vogliamo.


Ciò che più mi interessa di twitter, a parte la possibilità di autopromozione e diffusione o scoperta di aforismi o brevi pensieri o link, è la sua capacità (inesauribile) di essere una miniera di esempi di errori logici (fallacia abundat…) e altre cosucce che probabilmente dovrebbero, dopo apposita classificazione, portare a qualche riflessione sulla società e sulla cultura odierne. Qualcosa ho già avuto modo di sfruttare in post precedenti.

In post successivi5 racconterò il risultato di alcune incursioni e “analizzerò” (parolone senza dubbio eccessivo) alcuni elementi logici e ragionamenti emersi nei tweet.6

Costruirò (futuro futuro, se non muoio prima insomma) una sorta di ornitoteca, con guida alla consultazione e interpretazione, invito allo studio e all'analisi e non so che altro. Progetto ambizioso, in cui avevo messo persino la costruzione di apposite ontologie (web), ma qui sto andando su di fantasia: non avrei il tempo, nemmeno se ne avessi la capacità e nemmeno se avessi una ferrea volontà di portare avanti un progetto che è per svago e diletto della mente (mi diverto così) e non una vera risorsa accademica — ma non si sa mai, magari mettendo in ordine e classificando opportunamente — stop anche con il flusso di coscienza…

Per ora, è tutto: ho un sacco di materiali, una quantità immonda, e ancora nessuno strumento digitalmeccanico di estrazione e classificazione, e voglia anche di presentare prematuramente qualche “tweets stream” notevole — secondo il mio immodesto giudizio.


  1. Poi magari un giorno sarò tanto ispirato da leggermi qualcosa di Ricœur (senza naturalmente capirci un'acca)?

  2. Quello a cui assistiamo oggi, secondo me, è l'estrazione, dalla storia, di esperienze aneddotiche con le quali proviamo a descrivere il presente, tramite analogie facili che portano altrettanto facilmente a fallacie, sempre più frequenti non solo nella propaganda ma anche nei discorsi “popolari” sulla politica (e sulla propaganda medesima).

  3. Magari è il contesto che le rende comprensibili, o il fatto che la parola intera sia apparsa in un tweet precedente, che bisogna avere a mente…

  4. Possibile grazie alla “nazionalizzazione” di alcuni dialetti avvenuta tramite la televisione, per esempio.

  5. Senza alcuna promessa per i miei 3 lettori (che poi sembra che siano diventati 2, mannaggia).

  6. Era mia intenzione, sulla carta, di fare qualcosa di più sistematico e organico. In realtà ho già iniziato male… Ma vabbè. … Forse farò qualche timido tentativo iniziale, prima di capire che non ho tempo o le capacità o la pazienza necessaria per la più blanda e inutile analisi statistica, figuriamoci per altro. L'impegno maggiore comunque comparirà su uno dei miei blog in inglese, quindi; qui mi divertirò più con haterz (si dice così) e le loro piccole tragedie.

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