venerdì 13 giugno 2014

Barbara Spinelli ci ripensa

Barbara Spinelli ci ripensa.

Secondo legge, nessuno le può dire nulla: il seggio è suo, le spetta di diritto. Ma c'era un accordo; un patto, tra due parti, tra persone responsabili, rispettose (in teoria), consapevoli del significato e delle conseguenze dell'accordo stesso; un patto basato sulla fiducia del fatto che la parola data sarebbe stata rispettata.

Il fatto che sulla carta sia la Spinelli ad aver vinto il seggio e che dunque ella non faccia altro che esercitare un suo diritto in base al risultato elettorale ottenuto, non vuol dire che non stia facendo qualcosa di deplorevole.

Rispettare patti simili è molto importante e lo è tanto più dal momento che non c'è niente a tutela della parte debole (cioè la parte che non ha possibilità di avanzare pretese in base alla legge) se non il suddetto accordo.

L'asimmetria tra le parti, cioè il fatto che l'onere del rispetto dei termini del patto fosse del tutto a carico di una parte sola, rende ancora più importante la necessità di rispettarlo: la robustezza del patto si reggeva fin dall'inizio sul presupposto di correttezza, cioè solo e soltanto sulla fiducia accordata dalla parte debole alla parte forte, in virtù della parola data.

Non c'è scusa o giustificazione che la Spinelli possa ragionevolmente accampare. Nemmeno quelle di uno Scanzi, che sta con la Spinelli, sono sufficienti o convincenti1: se si fosse riconosciuto insieme un errore, ci sarebbe stato un altro accordo e nessuna polemica2. Invece la Spinelli ha deciso “unilateralmente” di stracciare il patto, senza discuterne.

Se fosse stato interpellato, Marco Furfaro sarebbe potuto essere ragionevole, come nelle sue lecite considerazioni; avrebbe potuto considerare le motivazioni della Spinelli buone e decidere di cedere il passo. Avrebbe potuto invece non trovarle sufficienti o adeguate e dunque la Spinelli, a questo punto, avrebbe dovuto accettare la scelta e farsi comunque da parte, senza batter ciglio.

Cosa diceva prima di essere eletta? Cose come questa

[…] Abbiamo solo voluto dar più forza alla Lista, e a candidati che l'elettore conosce poco. Abbiamo voluto dar voce, con la nostra presenza attiva in campagna, ai tanti «invisibili» e alle tante competenze della lista Altra Europa con Tsipras […] al posto dei 2 capilista che non andranno in Parlamento saranno eletti i candidati più votati con le preferenze. […] Ci si domanderà a questo punto perché votare capilista come Moni Ovadia o Barbara Spinelli. Rispondo che vale la pena votarli, perché l'impegno di tutti e due noi continuerà anche dopo l'elezione. Sia Moni che io vigileremo su quel che faranno i candidati della lista per cui ci siamo battuti, nella legislatura che comincerà dopo il 25 maggio.

Evidentemente alla Spinelli3 non basta più vigilare ma occorre agire sostituendosi a uno di quelli su cui avrebbe dovuto vigilare. Evidentemente, per la Spinelli, gli invisibili in fin dei conti è meglio che restino tali, insieme alle loro competenze.

Luca Sofri, nel pezzo Oltre aggiunge qualche altra osservazione che in fondo ha la sua validità (enfasi mie):

[…] L'argomento principale che i responsabili della lista […] avevano opposto a me e agli altri critici del meccanismo delle candidature finte, era che “è vero, è un trucco, ma serve per darci visibilità ed è del tutto trasparente, gli elettori ne sono informati e quindi non li inganneremo”. Ora invece quello che hanno scelto di fare è di ingannare gli elettori esattamente su ciò su cui avevano annunciato essi stessi onestà e trasparenza: e di contraddire lo stesso argomento sostenuto contro i critici. L'imbroglio era uno, sono diventati due.

(Con l'incredibile testo di Spinelli che smentisce la tesi precedente: ora va in parlamento proprio perché gli elettori l’avrebbero votata non sapendo che era una candidatura finta: quello che avevamo sostenuto noialtri). […]

p.s. una lunga ulteriore spiegazione di Spinelli mi pare peggiori ulteriormente le cose. Di fatto, ammette lacune ed errori nella sua scelta, “deficit democratico”, e via discorrendo: ma con la sua scelta – attribuita in gran parte ad altri, per giunta – non assume su di sé nessuna conseguenza di questi errori, lacune e deficit. Come se non ne fosse parte e rappresentante e proprio per questo non dovesse dare l’esempio migliore e rattopparli, invece che aggravarli. […]

C'è pure quest'altra bella frase, tratta da un articolo del Fatto Quotidiano:

Spinelli, Ovadia e Prosperi annunciano comunque che se eletti, pur non considerandosi candidati di bandiera, lasceranno il posto “a candidati che più di noi hanno le energie e le competenze per portare a Bruxelles e Strasburgo la nostra voce e i nostri valori in un lavoro quotidiano che sarebbe al di sopra delle nostre forze”.

Volendo inebriarsi di un po' di maliziosa fantapolitica, direi che si può persino suggerire che l'intenzione della Spinelli fosse da subito questa, ma che abbia preferito occultarsi dietro altri candidati, sviare, depistare… sfruttando lei (e non viceversa) la simpatia degli elettori di SEL (e altri) per candidati come Furfaro4.

La mia conclusione è che è una pessima presentazione per la Spinelli e un pessimo inizio per la lista Tsipras, che finisce per assomigliare a un bluff invece che a un progetto sincero e limpido (che comunque, per la cronaca, nonostante i “grossi” nomi, non mi ha mai accattivato nemmeno per un istante).


  1. Da “Ce lo chiede l'Europa” si passa a “Ce lo chiede Tsipras in persona”? Perché magari la Spinelli ha più esperienza e quindi essendo merce più pregiata di Furfaro fa fare più bella figura già solo con la sua illustre presenza?

  2. Le polemiche si possono anche interpretare come lotta tra vestigia o incarnazioni di Rifondazione Comunista, rimasugli di Scelta Civica, presenze di Sinistra Ecologia e Libertà. Ma è irrilevante: il comportamento della Spinelli merita biasimo qualunque siano gli attori in gioco e le loro personali motivazioni.

  3. Pare che la Spinelli sia anche quella che ha demansionato la Bacchiddu dopo che questa aveva messo una sua foto in bikini con l'intento di “dare visibilità” a una lista un po' emarginata dall'informazione. Pure bacchettona. Magari quella trovata ha dato quello 0.04% (minimo) con il quale hanno superato lo sbarramento.

  4. Spinelli si vanta di un sorprendente numero di preferenze, maggiore di quelle per Furfaro e per gli altri. Le preferenze sono 14.033 (terzo posto, nella circoscrizione insulare), 37.056 (primo posto, circoscrizione centro) e 28.099 (primo posto, circoscrizione meridionale). Naturalmente la Spinelli le somma (ottenendo poco più di 79000) e le considera assieme per paragonarle alle 23.826 di Furfaro, senza specificare che questo si è candidato solo in una circoscrizione — ma se sommiamo le preferenze dei candidati che vengono subito dopo Spinelli (tra cui anche Furfaro), abbiamo 61984… Sempre di meno, ma non c'è una differenza tanto grande da usare i numeri come giustificazione lampante di un “plebiscito” popolare; e poi, volendo essere precisi, andrebbero paragonate le preferenze per circoscrizione, cioè 37056 vs 23826 (centro), 28099 vs 22719 (meridione); dove è arrivata terza (insulare) ha preso 14033 preferenze contro le 15439 di Mario Cicero (dati da Repubblica). Ho stimato (in base a quei dati, sommando rapidamente le preferenze) che non più del 70% degli elettori Tsipras abbia espresso una preferenza, dunque ci sono circa 330000 elettori (su 1.103.203 in totale) che non hanno espresso preferenza e perciò hanno votato la lista per il suo appeal, dato tanto da Furfaro e dagli altri quanto dai candidati simbolici; quanti di loro si aspettavano la Spinelli? Se consideriamo poi, oltre a quelli che non hanno espresso preferenze, quelli che hanno espresso altre preferenze (93% circa), quanti di questi si aspettavano che la Spinelli scavalcasse Furfaro? E se l'avessero saputo, avrebbero votato diversamente? Quante di quelle 330000 non-preferenze sarebbero finite alla Spinelli e quante a Furfaro? E quante delle preferenze per altri “minori” sarebbero state dirottate come “preferenze strategiche”?

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