domenica 4 maggio 2014

Citazioni fuori contesto

In questo post faccio due esempi reali (cioè, ué, vita vissuta) di quella fallacia che in italiano chiameremmo “della citazione fuori contesto” e che in inglese è anche detta contextomy. La fallacia è ben spiegata e mostrata anche su questo interessante sito, Fallacy Files.

Gli esempi sono tratti da eventi politici e discussioni o conclusioni da essi tratte. Prendendo questo post come un pretesto per un discorso sociopolitico più ampio, si tratta di un'ulteriore analisi dell'elevato (sono ironico) acume su cui poggia troppo spesso gran parte delle prese di posizione contro il M5S — la tecnica, comunque, vizia molte altre discussioni e ambiti1.

Uno dei due esempi è di origine giornalistica (anche se io ne sono arrivato a conoscenza non direttamente2), l'altro di origine popolare, nel senso che proviene da discussioni avvenute (in commenti a un post) tra persone “non addette ai lavori”, cioè in quelli che normalmente sono spettatori, ascoltatori, pubblico, fruitori passivi dell'informazione.

Beppe Grillo appoggia i secessionisti

Ho già trattato questo esempio in un precedente post. Qui cerco di riassumerlo.

Repubblica titola «Grillo sta con i secessionisti» e inizia il pezzo con: «Omaggio di Beppe Grillo ai secessionisti veneti», riportando poi le parole di Grillo così:

“'No ghe volemo stare piu' in 'sto Stato de mona, va ben!” ha gridato Grillo. “C'è un diritto alla secessione - ha aggiunto - se fate un referendum sono con voi. E' un'autodifesa”

La citazione viene ripresa e ulteriormente impoverita fino al punto di ridursi a questa constatazione:

le parole pronunciate da Grillo "diritto alla secessione" sono inequivocabili

Dunque è proprio una delle due forme schematizzate dalla wikipedia inglese:

Consiste nel citare l'avversario fuori dal contesto al fine di travisare la loro posizione (tipicamente per renderla più semplicistica o più estrema), cosicché sia più facile rigettarla

Reinserito nel contesto assume sfumature diverse:

In 'sto stato de mona no ghe stamo più! Va ben?

Fantastico: ma me l'hanno costruito in 10 minuti! Ma siete pazzi completamente in questo posto meraviglioso dove succede tutto! […]

Allora, un momento, io non è che vengo qua a prendervi per il culo per i carri armati. Io vengo qua a sottolineare un concetto, perché il diritto di secessione, di autodeterminazione, … assolutamente, se fate un referendum, se lo fate io sono con voi perfettamente, perché è un'autodifesa.

Ma allora, la secessione la combatti solo facendo una cosa, non arrestando la gente per queste cazzate qua. La combatti facendo credere i veneti a uno stato italiano. Che non c'è più, perché nel momento… [interrotto da applausi] Italiani! […]

Perché nello stesso momento in cui arrestavano i veneti, […] il nostro presidente della repubblica riceveva al Quirinale un condannato in via definitiva; sono questi gli esempi! E crescerà sempre di più questo stato di cose. […]

Allora capisci perché i veneti se ne vogliono andare, non vogliono appartenere a questo paese, […] siamo un paese capovolto, siamo un paese dove lo psiconano […] è stato condannato a fare mezza giornata […] la settimana per fare un lavoro sociale, ai servizi sociali, mezza giornata la settimana, per un'evasione di 350 milioni di euro, cazzo è un affare! […] Ma lo dobbiamo fare tutti! […] 3

Insomma è un atto di accusa a un paese che non funziona (o funziona alla rovescia), perché lo Stato non c'è più, è disfunzionale… e in queste condizioni, come si pretende che i veneti credano a uno Stato italiano?

Il discorso è diverso dalla semplificazione offerta da Repubblica e riproposta, senza sforzo di analisi e approfondimento del messaggio (cioè senza rimetterlo nel contesto più ampio), dalla fonte da cui ho preso l'esempio, che estremizzandola presenta Grillo come promotore di istanze secessioniste.

La Cassazione dà ragione al M5S

Il profilo Google Plus di Beppe Grillo pubblica un post con questa didascalia:

Il Parlamento e Napolitano sono anti costituzionali. La Cassazione dà ragione al M5S sull'incostituzionalità del Parlamento: “La Cassazione: il Parlamento è incostituzionale”

La notizia della sentenza della Cassazione e relativa interpretazione è riportata anche da Affari italiani

Si tratta di una ovvia interpretazione, tanto più che la sentenza si è conclusa in favore dei ricorrenti.

Tuttavia molti commentatori, senza alcun appiglio plausibile, si ostinano a dire che si tratta di una menzogna. Finalmente trovano un commento (al post nel blog) che supporta la loro tesi. Dicono infatti che a pagina 14 della sentenza della Cassazione si legge chiaramente che la sentenza della Cassazione ribadisce quanto espresso dalla Corte Costituzionale. Un commentatore4 infatti scrive:

Anche la sentenza della Cassazione ribadisce quanto espresso dalla Corte Costituzionale, ovvero la legittimità del Parlamento attuale: "la decisione di annullamento delle norme censurate non tocca in alcun modo gli atti posti in essere (...) compresi gli esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal parlamento eletto" e ancora "del pari, non saranno riguardati gli atti che le camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali"

L'interpretazione viene ripresa da altri, anche da un tale5 che a sua volta cita un «adepto certificato» (come se ciò desse più peso alle sue parole):

[…] Andate a controllare con i vostri occhi. Qui la sentenza della cassazione

A pag. 14 vi si legge abbastanza chiaramente:

"la decisione di annullamento delle norme censurate non tocca in alcun modo gli atti posti in essere (...) compresi gli esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal parlamento eletto" e ancora "del pari, non saranno riguardati gli atti che le camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali"

Si evince che la fonte dei due commenti trovati è la stessa, e nessuno realmente ha fatto il lavoro di “esegesi” necessario. Infatti, se andiamo a p.14, ci accorgiamo che non si sta citando quanto dice la Cassazione, ma si sta citando la citazione, contenuta nella sentenza della Cassazione, del pronunciamento della Corte Costituzionale… In pratica, non si sta dicendo quanto dice la Cassazione (e quanto è oggetto del post), bensì si sta ripetendo quel che ha scritto la Corte Costituzionale.

A p.14 leggiamo:

4.- A un siffatto accertamento non è di ostacolo quanto precisato dalla Corte costituzionale nella citata sentenza (al p. 7) secondo cui la decisione di annullamento delle norme censurate “non tocca in alcun modo gli atti posti in essere in conseguenza di quanto stabilito durante il vigore delle norme annullate, compresi gli esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal Parlamento eletto”, con la conseguenza che “le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in definitiva, e con ogni evidenza, un fatto concluso […] Del pari, non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali”. Infatti tale precisazione, che si giustifica per il fondamentale principio di continuità dello Stato […] riguarda gli effetti della sentenza costituzionale sull'operatività degli organi costituzionali e sui relativi provvedimenti, ma non attenua la incostituzionalità che è stata accertata e dichiarata dalla Corte senza altre limitazioni (del resto non risultanti dal dispositivo della sentenza).

Dunque quanto riportato dal post è vero: nonostante quanto stabilito dalla Corte costituzionale6, l'incostituzionalità accertata e dichiarata rimane; inoltre, non essendoci altre limitazioni, la richiesta di nuove elezioni trova fondamento in tale sentenza, che infatti si risolve a favore dei ricorrenti con queste parole (dopo il P.Q.M.):

La Corte cassa la sentenza impugnata e, decidendo la causa nel merito, dichiara che i ricorrenti non hanno potuto esercitare il diritto di voto nelle elezioni elezioni per la Cemera dei Deputati e il Senato della Repubblica […] secondo le modalità, previste dalla Costituzione, del voto personale, eguale, libero e diretto;

In conclusione, avendo riportato frasi della sentenza della Corte Costituzionale, citate all'interno della sentenza della Corte di Cassazione, si è ripetuto quanto affermato dalla Consulta, senza “entrare nel merito” delle possibilità aperte dalla sentenza della Cassazione — a cui il post di Grillo si “aggrappa”.7

  1. In due modi distinti: a) consapevolmente, cioè quando è usata con intenzione, per trarre in inganno pubblico e astanti e sottrarre consensi all'avversario; b) inconsapevolmente, cioè quando è usata senza intenzione — e in tal caso è sintomo di mancanza di capacità logico-deduttive, argomentative e analitiche, limitatamente alla circostanza in esame. Quest'ultimo caso è molto più frequente di quel che si crede, anche nei dibattiti politici: il fatto che a usare questa fallacia sia un politico, o un giornalista politicamente schierato, o qualcuno comunque interessato a gettare discredito sull'avversario, non implica automaticamente che egli lo faccia intenzionalmente: potrebbe benissimo essere che, metaforicamente, si tratti del “fortino” in cui difende le sue proprie convinzioni in modo del tutto “onesto”, dal suo punto di vista, cioè non in malafede. Tuttavia, qualora sia recalcitrante a comprendere le spiegazioni e a riconoscere l'errore, abbiamo a quel punto poche possibilità di giudizio: una è che egli fosse realmente in malafede. (Altre possibilità sarebbero poco lusinghiere e le lascio alla fantasia del lettore).

  2. E questo mi ha potuto far osservare come l'intepretazione giornalistica sia filtrata nel sottosuolo di persone già preconcettualmente inclini ad attribuire qualità e discorsi negativi a Grillo — sto parlando quindi della supina accettazione dell'interpretazione suggerita dal media perché conforme alle aspettative dell'interpretante.

  3. La trascrizione proviene da questo video. Interessanti (politicamente, non per la fallacia) anche le due altre parti, parte 2 e parte 3.

  4. Guardando i suoi post pubblici su Google+ si evince che il tizio è un detrattore seriale del M5S abbastanza convinto, al punto da avere già ridotto le sue doti critiche a un mero esercizio di ripetizione di interpretazioni eterodirette.

  5. Un vero e proprio spammatore seriale di robe anti-M5S, tanto che l'immagine del suo profilo è una presa in giro dello slogan «l'onestà tornerà di moda» del M5S. Risponde persino così a un commentatore: «Ma porch... dopo la dimostrazione che quella di grillo è una menzogna, ma con quale testa, dico io, tiri in ballo la qualità dell'informazione degli altri? hai seguito il link postato addirittura da uno dei vostri certificati direttamente nel blog? ma dico io... la dignita?». La «dimostrazione» sarebbe la contextomy che sto spiegando. Gli fa eco un altro pensatore anti-M5S seriale, riprendendo grossomodo gli stessi temi in modo simile.

  6. La quale Corte costituzionale ha dovuto evitare che, dichiarando incostituzionale la legge elettorale (ovvero parti di essa), si ritenesse che tutto quanto deliberato dai Parlamenti eletti con quella legge potesse essere considerato da rifare e che tutte le istituzioni dovessero essere “bloccate” e riportate all'istante precedente la prima votazione con quella legge (urtando il principio di continuità): «la precisazione riguarda gli effetti della sentenza costituzionale sull'operatività degli organi costituzionali e sui relativi provvedimenti

  7. E di nuovo ribadito in un post più recente, dal titolo Parlamento illegittimo, Napolitano illegittimo dove, oltre all'interpretazione più immediata — cioè che c'è stata una lesione di un diritto —, se ne fa un'analisi politica in chiave strategica.

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