domenica 13 ottobre 2013

Dove lo seppelliamo?

Siamo una società che dà molta importanza ai simboli, tanto più quanto questi hanno origine nel passato, ma che presta poca attenzione al presente, tranne quando è un buon argomento per creare un bel pacchetto utenti-spettatori-consumatori di pseudo-informazione.


Priebke è morto. Prima di morire «non si è mai pentito» e ora il massimo dell'odio nei confronti di questo personaggio si manifesta tramite la negazione dei funerali religiosi e della sepoltura in un luogo specifico (Roma).

Due atti simbolici di “rifiuto” di tutto ciò che Priebke rappresenta e di condanna per il suo ruolo nell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Una sorta di seconda punizione postuma. Due prese di posizione tanto pregne emotivamente e simbolicamente quanto inutili sotto ogni punto di vista. Sputare sul suo cadavere è stupido, oltre che inutile (e patetico: i deboli che si sentono forti su un cadavere?). Fa sentire meglio qualcuno, come si sentono meglio quelli che assistono alle esecuzioni capitali nei paesi civili che le tollerano, con manifestazioni a cavallo tra la gioia e il dolore isterico? Quale tipo di sollievo si prova? Prima della sua morte, voi che non siete nemmeno tra i discendenti delle 335 vittime, vi svegliavate di soprassalto nottetempo, sudati, per balbettare nel buio “Mio Dio Priebke è ancora vivo” e ora invece dormirete sonni tranquilli solo se un cadavere non verrà seppellito a Roma? Quante volte avete pensato al criminale, o alle Fosse Ardeatine, in un anno? Senza la pubblicità della ricorrenza dell'eccidio, ve ne sareste mai ricordati? E il perdono e la pietà cristiane dove sono? Hanno delle eccezioni? E chi le ha decise: Dio in persona, o i suoi portavoce e discepoli qui in terra?

Questo sdegno è una moda ipocrita  (e alimentata artificialmente). Questo dispendio di energie e tempo dedicato per poter fare delle scelte simboliche e vuote è un oltraggio a tutti coloro nel mondo (e non sono pochi) che sono vittime di violenze di cui siamo, indirettamente ma talvolta anche e persino direttamente, promotori noi stessi —attraverso la macchina che rende possibile le nostre agiate e tranquille vite così come siamo abituati a pensarle, immaginarle e desiderarle.

Ora svegliatevi: ricordare la Storia per piangere sulla storia non serve a nulla, non evita che altri crimini vengano commessi. L'unica funzione pratica della Storia è quella di servire per interpretare e capire il presente, e ciò può essere utile per migliorare il futuro. Non si esaurisce tutto nel ricordare errori compiuti per evitare il loro ripetersi, perché mentre ci cimentiamo in questo sterile esercizio (sterile perché la Storia, a dispetto del noto adagio, non si ripete uguale a se stessa), si stanno consumando altri crimini, diversi o simili ma in forme nuove e tali che il passato, preso come calco rigido, non è in grado di evidenziare o prevenire.
Quell'eccidio lì, quella guerra lì, quegli orrori lì, proprio quelli, con quelle motivazioni, con quelle modalità, con quel linguaggio, con quegli esiti ecc., nella forma in cui la Storia li ha consegnati all'immortalità della memoria collettiva, non si ripeteranno: invece dobbiamo estrarre una chiave interpretativa che ci consenta di vedere cosa sta succedendo ora nel mondo, e perché, nella speranza di trovare anche gli strumenti per cambiare il futuro, in meglio, non solo per un drappello di fortunati appartenenti all'élite, ma per tutti gli esseri umani che popolano e popoleranno questo pianeta.

Ho capito che non ve ne frega un cazzo se ennemila bambini muoiono ogni giorno, se miserabili patiscono la fame mentre noi combattiamo l'obesità e gli sprechi nelle mense con solerte impegno quotidiano (è ironia), se gente più o meno adulta si uccide usando armi prodotte da “noi”, se siamo complici di bombardamenti contro terroristi (sono i cattivi, chissene), di azioni militari con ciniche e crudeli finalità geostrategiche mascherate affogandole nella retorica delle missioni di pace, e di embargos contro intere nazioni (se hanno governi malvagi che altro possiamo fare?)… non ve ne frega un cazzo nemmeno che i vostri diritti conquistati a fatica vengano piano piano erosi, assorbiti digeriti e trasformati in letame nei nuovi apparati del Potere (dalle nostre parti ben rappresentati dalla così detta Unione Europea),… mica è colpa nostra e comunque che ci possiamo fare? Quasi qualunque azione è inutile. Quindi mi pare logico perdere tempo a dibattere se sia giusto o no seppellire un ammasso di carne e ossa qui invece che altrove, perdere tempo per decidere di non fargli una stupida cerimonia religiosa, seguendo i canoni della superstizione.

Fate pure, per carità, ma non rompetemi i coglioni scandalizzandovi quando su Priebke ho da dire che non me ne frega niente di dove verrà sepolto, che penso sia irrilevante, e che preferisco tentare di riconoscere i “mostri” del presente piuttosto che accanirmi su quelli del passato, oltretutto ormai impotenti.

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