giovedì 15 agosto 2013

Scene d'ordinaria prostituzione

In attesa dell'autobus sulla Salaria. Poco più in là un paio di signorine gentili. Volti (e non solo) noti, persi nell'indifferenza della routine quotidiana. Arriva un cliente, si ferma, inizia probabilmente una contrattazione. Ma sopraggiunge un'auto della polizia, che subito si dispone obliquamente davanti l'auto del cliente (non tanto per bloccarla quanto per non ritrovarsi in tripla fila). Le signorine si ritraggono, guardano altrove, mentre un poliziotto esce e si avvicina allo sportello dell'auto del povero sfigato di turno.

Fa caldo. L'autobus ancora non passa. Insieme a me ad osservare la scena c'è una famigliola di zingaretti (una madre, un'altra tizia, un figlio nel passeggino, una bimba alta una gamba circa) —delle due donne la più curiosa è quella che non “cura” il passeggino e la bimba.

Mentre i poliziotti discutono con lo sfigato —sfigato perché a questo giro è toccato a lui, dopo chissà quanti clienti soddisfatti— le signorine si sono sedute sul marciapiede, in attesa di poter rimettere in mostra la loro merce. Sono state totalmente ignorate dalle forze dell'ordine. Quasi certamente sono note, sanno nome e cognome, e sanno di non poter contestare loro alcunché —forse adescamento? Forse, ma è più facile bastonare il cliente.

Quindi si concentrano sullo sfigato, mentre altri potenziali clienti passano oltre quando vedono l'auto della polizia e non vedono nemmeno le signorine perché da sedute sono nascoste dalle auto parcheggiate.

Così funzionano le cose: a uno sfigato cittadino vengono fatti passare brutti minuti, con il rischio che diventino giorni e che lo scherzetto gli venga a costare parecchio, in termini non solo economici. Invece alle signorine non viene contestato nulla (si tratta poi di cittadine europee, per cui...). Inutile chiedere loro le generalità visto che sono note e sanno perfettamente che mestiere fanno; sanno perfettamente che non pagano le tasse… guai però a far notare che il miglior modo per combattere il lato marcio della prostituzione sarebbe proprio legalizzarla.

In un paese dove la prostituzione viene (ipocritamente) condannata, si preferisce colpire i clienti. Perché è più facile, penso io. Perché magari sono padri di famiglia (“porci! ben gli sta”, dirà qualcuno) che per paura si sottomettono alla sentenza del poliziotto senza dire "ah"; perché in fondo sono spesso persone "normali", che è più facile multare essendo integrati nel tessuto sociale, è più facile spaventarli, … insomma si attaccano loro perché è più facile.

Ben più difficile invece sarebbe combattere veramente il sistema marcio che c'è dietro la prostituzione, quando c'è.

Credo che siano due le situazioni da condannare e combattere:

  1. quando la donna viene costretta a prostituirsi contro la sua volontà (e dunque tutti i soldi gli vegono sottratti ovvero vengono amministrati da altri);
  2. quando altri esigono un pagamento per poter concedere alla donna di prostituirsi (una specie di tassa simile al pizzo dei negozi).

Poiché è molto diffusa l'idea che una donna non si prostituirebbe mai, il problema della prostituzione si pensa origini sempre da una coercizione attuata da maschi mostruosi o simili. Quando si trova una donna che ha deciso di prostituirsi, si può correggere il tiro affermando che una vera donna non si prostituirebbe mai —una fallacia nota.

Invece i possibili scenari sono proprio i seguenti: una donna costretta a prostituirsi (e implicitamente i soldi ricavati le vengono sottratti e amministrati da altri), o una donna che si prostituisce, per sua scelta1, ma a cui viene richiesto il pagamento di una quota —in analogia con il pizzo, in cui l'attività commerciale a cui viene richiesto è volontariamente avviata e tenuta. Quest'ultimo scenario può presentare diverse sfumature, persino accettabili quando la situazione diventa del tutto analoga a quella di un lavoratore a cui lo Stato (una struttura organizzata) richiede il pagamento di una tassa.

Nessuno dei due scenari si combatte realmente punendo a campione i clienti; impedire a tutti i potenziali clienti di usufruire del servizio è impossibile, e qualora ci si provasse sarebbe molto controproducente. Anche attaccare le singole prostitute, cacciarle da un posto, o rimpatriandole quando non sono della comunità europea, non è una strategia che può portare da qualche parte.

Il motivo per "combattere" la prostituzione e sentirla come "problema" non può discendere dalla condanna morale dell'atto di vendere il proprio corpo in accordo con la propria volontà.

L'unico modo per arginare i veri problemi di certa prostituzione (coercizione e sfruttamento) e mettere in difficoltà chi ci specula su, qualunque sia il suo modello di business, è legalizzarla.

Note

1 Nel senso che non c'è nessuno a minacciarla e costringerla. Nello stesso senso in cui nessuno ci costringe, pistola alla mano, a fare qualunque lavoro che noi riteniamo moralmente rispettabile, cioè a prestare il nostro corpo e/o il nostro intelletto e il nostro tempo per fare qualcosa che ci permette di avere dei soldi in tasca, parte dei quali siamo costretti a dare allo “Stato” per contribuire al suo funzionamento, che ovviamente è importante per il nostro vivere sia come singoli che come società. ^Torna su^

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