sabato 24 agosto 2013

Propaganda di guerra @fravia+ (2006)

Questo articolo, scritto il 15/11/2006, come specificato è la traduzione di frammenti di una pagina di Fravia (R.I.P.), se non ricordo male era nella "sezione" reality cracking. Ho cercato di preservare la formattazione mia originale e per farlo è aggiunto uno style scoped, roba HTML5, che nella pratica probabilmente peggiora la conformità dei contenuti di questo blog agli standard W3C... Il titolo originale a cui si fa riferimento è Propaganda di guerra @fravia+.

Quanto qui esposto è in parte frammenti di traduzione di quanto riportato in un articolo che potete trovare su un sito specifico attraverso il link dato nel titolo. Se non vi porta in qualche dove, analizzate il link e vedete un po' cosa ne ricavate. Paragrafi in verdino (e sans-serif) non sono parte della traduzione. La traduzione può non essere precisa; invito a leggere l'articolo in originale.

[...] Ma il fatto che il regime iracheno sia facile da demonizzare non giustifica gli effetti ondina che già stanno viaggiando per il mondo, dell'infondata pretesa degli USA sul fatto di avere il diritto di colpire per primi e di sospendere la difesa dei diritti fondamentali dell'uomo. Le conseguenze di questa barbarica involuzione, che richiama quanto avvenuto in Germania negli anni Trenta dell'ultimo secolo, saranno devastanti per il genere umano.

Analisi della semiosfera e del bugiarama

Più di 70 anni fa, il diplomatico britannico Lord Arthur Ponsonby (1871-1946) scrisse, nel suo libro Falsehood in Wartime (Falsità in tempo di guerra), sulle perenni pretese dei leader in tempo di guerra. Esaminiamoli di nuovo, sulla falsa riga del bel libro di Anne Morelli Principes élémentaires de propagande de guerre. In questo saggio ci concentreremo sulla semiosfera e sul bugiarama che circondano l'Iraq, ma occasionali rimandi alla Seconda Guerra Mondiale, alla guerra del Vietnam o alle guerre arabo-israeliche dovrebbero mantenere il lettore consapevole del fatto che la propaganda di guerra isterica non è limitata geograficamente, politicamente, razzialmente o temporalmente. Come puoi ben verificare nei giornali che leggi, nell'informazione che ricevi dalla TV, negli articoli di Goebbels, nelle pubblicazioni [press release] di Reuter e nel Vecchio testamento.

Il termine semiosfera è costruito ovviamente intorno a parole come atmosfera, eliosfera, stratosfera e simili, ma con prefisso semio-, che è lo stesso palesemente che compare in semiotica per esempio. Il termine bugiarama, traduzione di lie-scape, è la fusione di bugie (o bugia, se preferite) e panorama, che è una traduzione di scape. Spero che intuitivamente i termini siano comprensibili e conservino la loro forza.

Noi non vogliamo la guerra

Il primo comun denominatore di tutti i propagandisti e dei loro maestri venditori di guerra è la continua, rancorosa affermazione che loro non vogliono la guerra. La guerra è una scelta molto impopolare e il vecchio incantesimo latino si vis pacem para bellum è sempre stato usato per assicurare agli schiavi della propaganda che tutte le preparazioni alla guerra sono in realtà solo passi fatti per evitare la guerra, naturalmente: noi non vogliamo una guerra, noi possiamo essere costretti ad andare in guerra, ma solo per difendere noi stessi, mai e poi mai perché vogliamo una guerra.

Noi siamo per la pace, non vogliamo la guerra ha detto il generale Musharraf a una cena nel palazzo presidenziale. Non inizieremo mai una guerra a meno che non ci sia un attacco contro di noi. Noi vogliamo la pace, non la guerra. Comprendiamo tutti i rischi che seguiranno.

Avendo scelta, non vogliamo la guerra, ma se è imposta su noi, noi combatteremo ha detto Saddam alla televisione irachena.

A una conferenza la scorsa settimana Blair ha detto di essere desideroso di evitare la guerre in Iraq e determinato a lavorare attraverso le Nazioni Unite. Lasciatemi chiarire un punto, ha detto. Noi non vogliamo la guerra. Nessuno vuole la guerra.

SEGRETARIO POWELL: Ora non stiamo parlando di guerra. Stiamo parlando sul come trovare una pacifica soluzione a ciò. Nessuno vuole la guerra. Il presidente Bush non vuole la guerra. Io non voglio la guerra.

Noi non vogliamo la guerra contro la Francia! Non vogliamo nulla dalla Francia! Nulla di nulla! (Adolf Hitler, 27 settembre 1938)

Il presidente Bush ha parlato con forza, ma in modo calmo, martedì. Il suo messaggio alla nazione e al mondo intero —e anche a Saddam Hussein— è stato che gli USA non vogliono la guerra, ma non si sottrarranno ad essa se il pericolo posto dal delittuoso dittatore iracheno non cadrà.

Avete letto estratti di giornali, agenzie, telegiornali. Per una siffatta analisi in generale, ricordo l'intramontabile Manufacturing consent (La Fabbrica del Consenso), di Chomsky ed Herman. Di cui suggerisco a tutti gli interessati la lettura.

Altre formule:

  • Gli Stati Uniti non vogliono la guerra, ma...
    • ...l'intransigenza irachena ha causato che...
    • ...solamente per disarmare un tiranno...
    • ...è stata ficcata nelle nostre gole...
    • ...guideranno le forze alleate per assicurare un'autentica pace...
    • ...dobbiamo rimanere a combattere una guerra che il resto del mondo sceglie di ignorare...
  • L'America non vuole la guerra. L'America non comincia le guerre. L'America non opprime i popoli. L'America non è la causa dei problemi del mondo. E l'America non ha aspirazioni imperiali.

Non scappate, siamo vostri amici! (Mars Attack)

E ancora, certe volte, veri sempliciotti dicono a chiare lettere la verità...

Qualche volta ciò significa che devi disturbare la pace per creare pace. Significa talvolta che devi ingaggiare guerra per porre fine alla tirannia e al terrore. Talvolta devi mandare giù l'inferno sulle persone per far sì che facciano ciò che vuoi [to bomb the hell out of people to get them to do what you want]. L'America non vuole la guerra. L'America vuole la pace. È il cattivo dittatore iracheno che vuole la guerra. Questo è chiaro. Il rifiuto dell'assassino Saddam Hussein di disarmarsi, i suoi continui inganni e giochi a nascondino rendono chiaro che Saddam vuole la guerra (Bush, marzo 2003)

Non ci stiamo rovinando per una battaglia. Non desideriamo mettere a rischio i nostri uomini e donne combattenti. Non vogliamo metterci sulle spalle fardelli e assumerci costi che altri, per diritto, dovrebbero condividere. Ma non permetteremo che lo scorpione che ci ha morsi una volta ci morda ancora. Non abbiamo scartato alcuna opzione. Se Saddam provoca una battaglia, ne avrà una, e perderà (Martin S. Indyk, Assistente Segretario dello Stato per gli Affari del Vicino Oriente)

Noi vogliamo la pace, il nemico vuole la guerra!

Il secondo comun denominatore è conseguenza del primo.

Il nemico è sempre l'aggressore, molto spesso un folle, e un tiranno, un dittatore, un demonio, capace di quasi tutte le più infami azioni. Non ha cuore, non ha cervello, non ha logica. Non rispetta mai i trattati; è, —per definizione— un traditore. Nota anche che i trattati sono sempre sacri e divini per coloro ai quali piacerebbe che fossero rispettati, e carta straccia o obsoleti o non più attuali per coloro che li vogliono ignorare, rompere, violare.

A proposito di trattati. Che differenza c'è tra non rispettare un trattato e non volerne firmare uno firmato da quasi tutte le nazioni del mondo? E cosa c'è sotto il fatto di non volere che certe specifiche parole, certe frasi, certe accuse (come la condanna contro l'attacco israeliano al Libano) finiscano nei verbali delle assemblee? Probabilmente, è un modo per pilotare la futura memoria storica ufficiale alla quale la maggior parte delle generazioni future potrà fare riferimento.

Saddam vuole che la guerra si diffonda. Ecco perché sta sviluppando missili. Vuole attaccare Israele, far loro rendere la pariglia, la qual cosa porterebbe all'Armageddon. Se noi lo fermiamo prima che possa fare ciò...

È il cattivo dittatore iracheno che vuole la guerra...

Saddam vuole la guerra, perché conosce il biasimo che prenderà per l'uso di armi chimiche e per aver messo donne e bambini su bersagli USA, tra le altre cose...

Se Saddam provoca un'invasione capeggiata dall'America, noi la supporteremo, non a causa del consenso internazionale, ma perché è la cosa giusta da fare.

Al regime iracheno è stato dato un chiaro avvertimento dalle Nazioni Unite e c'è una sola conclusione che si può ricavare da tutto ciò: Saddam vuole la guerra.

Saddam ha creato il caso per una guerra contro il suo pericoloso e corrotto regime più di dieci volte, per sua stessa mano... (Senatore Arlen Specter)

Un tiranno crudele verso la sua stessa gente, il quale attacca i suoi vicini: Saddam è responsabili di centinaia di migliaia di morti in guerre che sono state provocate da lui, nella repressione dei suoi compatrioti e nelle purghe contro gli avversari e anche membri della sua stessa famiglia... (Primo Ministro spagnolo Aznar)

Effettivamente la Polonia non è mai stata una democrazia. Un'infinitesima, degenerata classe superiore comanda non solo su nazionalità straniere, ma anche su quanto loro hanno chiamato la loro stessa gente. Era uno Stato comandato dalla forza bruta, dalla polizia e, come ultima speranza, anche dall'esercito. La sorte dei tedeschi in questo paese era terribile... La Polonia ha seminato guerra e raccolto guerra... (Adolf Hitler, discorso al Langer Market, martedì, 19 settembre 1939)

I veri venditori di guerra affermano sempre di essere agnelli in un mondo di lupi, che sono naturalmente responsabili dei danni collaterali.

Il nemico è il diavolo travestito!

Il terzo comun denominatore, la demonizzazione dei nemici, è di importanza capitale.

Per la maggior parte degli esseri umani, "porta male" permettere di uccidere un altro essere umano. L'unico modo per convincerli a uccidere è rendere il nemico più simile a bestia e il più cattivo possibile.

La demonizzazione è anche spesso accompagnata da una personificazione in un leader dei nemici, e ciò perché non si può seriamente odiare una intera popolazione senza essere ridicoli (e pericolosi) quanto i nazisti con gli ebrei; non è più "bon ton" odiare un'intera popolazione in questi tempi di correttezza politica (politically correct)... così la propaganda va concentrata usando il nome del o dei leader dei "nostri" supposti nemici.

Per questo, è Milosevic, Hitler, Saddam, Stalin, Napoleone, il Kaiser o chicchessia e di sicuro non (ancora) "i serbi", "i tedeschi", "gli iracheni", "i russi", "i francesi". Dal momento che, ahimé, la guerra non può essere evitate se stiamo di fronte a diavolacci al 100%, serpenti sibilanti, ragni sputa-veleno, mostri mangia-bambini e scimmie stupra-donne. Il leader dei nemici deve essere pericoloso, sadico, un tiranno criminale e indifendibile. Zombie senza cervello con una capacità d'attenzione di tre secondi, il bersaglio di tutti i tipi di propaganda, hanno bisogno di una chiara distinzione tra tipi buoni con il cappello bianco, gli occhi blu e i capelli biondi e ragazzacci cattivi con il cappello nero, con maniere rudi e con un perfido e codardo atteggiamento.

La prima volta che potremo essere completamente certi che abbia armi nucleari è quando, Dio non voglia, ne userà una. Lo dobbiamo a tutti i nostri cittadini il fare qualunque cosa sia in nostro potere per evitare che tale giorno arrivi. (Bush)

Criminali eccezionalmente pericolosi come Saddam dovrebbero essere rimossi dal potere con la forza, in disprezzo delle norme di non interferenza negli stati sovrani (The Jerusalem post)

Bush dice alla folla in giubilio che su ordine di Saddam, gli avversari sono stati decapitati, mogli e madri degli avversari politici sono state violentate sistematicamente come metodi di intimidazione, e i prigionieri politici sono stati costretti a guardare i loro stessi figlio mentre venivano torturati

Bush: Il pericolo è che al-Qaeda diventi un'estensione della follia di Saddam e del suo odio e della sua capacità di dispiegare le armi di distruzione di massa in tutto il mondo.

[...]

Powell descrive lo sforzo continuo e connivente di Saddam per prendere in giro gli ispettori ONU e il resto del mondo come genio malvagio.

[...]

Il segretario di stato [USA] ha convenuto che la guerra non è piacevole. Ma ha detto che i tedeschi devono capire che talvolta la guerra non può essere evitate quando si ha di fronte una forma di male come quella che Saddam incarna.

Il presidente USA Bush ha fatto riferimento a Saddam in vari punti [di una conferenza mandanta in televisione su tutti i principali network dall'ala est della Casa Bianca, il 6 marzo 2003] come un cancro, un assassino, un maestro di malvagità e in genere come un demonio inumano che deve essere distrutto o esiliato.

Dall'altra parte, il quotidiano Al-Iraq denunciava le forze del male e dell'aggressione, capeggiate dal grande Satana —gli Stati Uniti— e il loro arrogante ed idiota presidente Bush

In America, noi diciamo che ognuno è prezioso, ognuno conta, ognuno è uguale agli occhi dell'Onnipotente. Questo non è quello che pensa il nemico. Quelli non danno valore alla vita di innocenti. Non sono altro che una manica di assassini a sangue freddo, e questo è il modo in cui li tratteremo (Bush alle truppe americane a Fort Hood, gennaio 2003)

Ma non va dimenticato che può accadere anche il contrario: qui c'è un esempio di un tentativo di "de-leaderizzare" la questione dell'accusato... e attaccare invece una intera popolazione/razza a causa degli sbagli di uno specifico leader. Questo sembra accadere maggiormente (effettivamente: quasi solo) con gli ebrei, e è un classico segno di pesanti atteggiamenti razzisti.

Il fatto che Sharon è stato un uomo di stato al vertice in Israele per così tanto ed è ora il suo primo ministro, rivela molto sulla natura di Israele. Che tipo di stato sceglierebbe un mostro così brutale e sinistro come suo massimo leader?

Qui voglio aggiungere che oltre alla tecnica della leaderizzazione c'è anche quella, simile, della statalizzazione: usare il nome di una nazione per indicare ogni singolo membro di una popolazione. Nel caso della leaderizzazione comunque si vuole distogliere l'attenzione dal fatto che dietro ci sono persone che non c'entrano nulla; con la statalizzazione, del resto, si spersonalizzano i singoli che diventano responsabili in solido con l'entourage politico. Sicché l'uso propagandistico, come mostrato nell'esempio di fravia, è opposto.

Onde evitare le due trappole, si ragiona in modo molto semplice. Se Saddam Hussein è stato colpevole di indicibili crimini, si prendeva lui e chi gli andava dietro, senza dichiarare guerra ad una intera nazione per poi occuparla. (L'occasione c'è stata eccome, nel 1991). Del resto, quando si parla di una nazione chiamandola per nome, e di cosa questa fa, va sempre ricordato che, che si sia in dittatura o in democrazia, a decidere sono sempre un manipolo ristretto di persone per cui non si può addossare alcuna colpa a ogni singolo membro della popolazione.

Difendiamo una causa nobile (e/o santa)

Il quarto comune denominatore è che, ovviamente, non ci sono specifici interessi politici o economici da difendere. Per niente. Gli obiettivi della "nostra" guerra sono di quelli dei più nobili ai quali si possa pensare: libertà, democrazia, sviluppo, diritti umani, difesa delle minoranze oppresse spietatamente, progresso dell'umanità, liberazione delle masse...

Il fatto che il debito nazionale USA abbia raggiunto i 6,5 triliardi e che l'uso di successo dell'euro (introdotto un anno fa) come moneta di riserva e moneta petrolifera potrebbe sgonfiare il caldo palloncino è talvolta menzionato per spiegare l'affare iracheno. L'altro semplice fatto: l'import di petrolio negli USA ammonta a 11.2 milioni di barili al giorno, il 63% dall'Arabia Saudita, e il suo monopolio vecchio di 60 anni sull'affitto dei campi di petrolio sauditi finirà nel 2005; questo fatto non è quasi mai discusso.

Comunque in generale la nostra causa può essere santa, e cause sante (Gott mit uns [oppure God, bless America]) devono essere difese contro i pagani e i miscredenti. La guerra è una crociata. Vedi il vecchio testamento, Osama bin Laden, i conquistadores, i crociati.

Questo è semplice da capire: alla gente in genere, anche agli zombie condizionati dalla propaganda, non piace l'idea di dover morire o di dover uccidere per specifici obiettivi geopolitici o per i guadagni economici di qualcun altro. Ma la gente può accettare di morire per la democrazia1, per la religione, ideologia e naturalmente per difendere se stessi. Questo spiega il curioso e quasi assoluto silenzio che circonda sempre gli obiettivi geografici, politici ed economici di ogni conflitto.

Le citazioni sono interessanti ma non posso tradurvele tutte. I curiosi, sullo stile di libri come Le mille balle blu o Regime (nonché il già citato Manufacturing consent, in senso diverso), possono cercarsi l'originale di questo testo, come da link nel titolo.

Osservazioni di Bush alla West Point Academy, giugno 2002: Siamo in un conflitto tra bene e male, e l'America chiamerà il male con il suo nome. Confrontando regimi malvagi e senza leggi, non creaiamo un problema, noi riveliamo un problema. E condurremo il mondo ad affrontarlo. Nel momento in cui difendiamo la pace, abbiamo anche un'opportunità storica di preservare la pace.

Ecco, a proposito della differenza tra capi di una nazione e popolo... sono riportati nella citazione un paio di punti di applauso. Se c'è gente che applaude a 'sta roba, siamo messi proprio male.

In questa guerra non difendiamo solo l'America o l'Europa. Stiamo anche difendendo la stessa civilizzazione Bush ha detto al parlamento tedesco Ci opponiamo a un nemico che prospera sulla violenza e la sofferenza degli innocenti. I terroristi sono definiti dai loro asti. Odiano la democrazia e la tolleranza e la libertà di parola e le donne e gli Ebrei e i Cristiani, e chiunque che sia in disaccordo con loro

Noi combattiamo per la libertà, sosteniamo la libertà, e non ci inteneriremo finché non avremo difeso la libertà fino al suo nucleo. Ed è per questo che nel budget presentato c'è stato un significativo incremento nella spesa per la difesa, perché lo dobbiamo ai difensori della libertà per dar loro il miglior equipaggiamento, i migliori rifugi, il miglior addestramento e un altro aumento di paga. (Febbraio 2002, osservazioni di Bush al "republican retreat luncheon")

La Germania sarà una patria orgogliosa e libera per tutti noi. Vogliamo ringraziare il Führer per questo. Lui può dipendere dalla sua gente al fronte, a casa, e in tutto il mondo. Lui ci guida, e noi lo seguiamo. Senza un'ombra di dubbio, noi lo seguiamo portando la bandiera e il Reich... Prima abbiamo cantato di pace sulla terra nelle nostre canzoni. Ora è giunto il momento di combattere per essa. Pace attraverso la vittoria! (Goebbels, natale 1941)

Il "nemico" commette atrocità, noi al massimo commettiamo errori

Il quinto comun denominatore è che il nemico è intento in atti criminosi e malvagi, e commette atrocità con intenzione, mentre noi sempre facciamo qualche inevitabile e condannabile errore.

I nostri eserciti sono composti da santi paladini in servizio. Questi ci credono profondamente, con professionalità, nel modo più civile, e sono ovviamente sempre "al servizio" della popolazione civile, anche di quella "nemica", sempre intenti ad evitare danni collaterali.
Poiché stiamo combattendo per una "giusta guerra" (e contro un nemico criminale) le nostre truppe saranno sempre benvenute e amate da tutti, e ricevere ovazioni entusiaste dai nemici invasi una volta che avremo vinto —naturalmente.
Gli eserciti nemici, al contrario, tenuti insieme dal terrore e dall'intimidazione, sono composti quasi esclusivamente da criminali torturatori, terroristi senz'anima, banditi che ignorano qualunque convenzioni "civile", stupratori di donne e uccisori di bambini, codardi viscidi che di norma si nascondono in chiese, scuole e ospedali e usano la popolazione civile come "scudo umano" (queste tecniche malvagie possono anche servire per aiutare a spiegare qualche nostro sbaglio, dove necessario)

Saddam permise che i bambini in un ospedale in Kuwait venissero presi dalle incubatrici e gettati come legna da ardere sul pavimento [disse Bush padre; è stato dimostrato che la storia fosse falsa, confezionata dalla figlia di un diplomatico kuwaitiano]

L'abbondanza di eufemismi

Il sesto comun denominatore è basato sul fatto che gli eufemismi suonano meglio delle verità a cui fanno riferimento. E che gli schiavi amano guardare (e credere) ad anchorman pagati, canali TV, "esperti" e giornali che appartengono ai loro padroni.

Le ditte di pubbliche relazioni, di cui molte persone non hanno mai sentito —come Burson-Marsteller, Hill&Knowlton e Ketchum— stanno lavorando duro, e guadagnando parecchio, come fabbriche di bugie, per servire gli interessi dei marionettisti. Come al solito, lo scopo è uno soltanto: gli zombie, correndo per sempre dentro le loro ruote per scoiattoli televisivi, dovrebbero credere qualunque cosa loro abbiano detto, votare per i loro faraoni, obbedire, consumare, pagare ed eventualmente combattere e morire.

Riassumo brevemente alcuni squallidi eufemismi

  • Operazione Libertà Irachena (Iraqi Freedom)
  • colpi chirurgici (surgical strikes) al posto di bombardamenti
  • danni collaterali in riferimento all'omicidio di civili
  • entrare in Iraq per implementare il nostro piano di pace invece di invadere (per evitare l'idea di invasione)
  • mantenitori di pace (peacekeaper) per truppe d'occupazione.

...e molti altri eufemismi e circonlocuzioni che definiscono il confine entro il quale è lecito interpretare tutti questi fatti... per altri esempi rimando all'originale; ma ne possiamo trovare ogni giorni in giornali e TV, anche da noi...

Il nemico usa malvagie armi "non autorizzate"

Il settimo comun denominatore è che noi siamo cavalieri, eleganti, nobili, rispettiamo tutti i codici, tentiamo di risparmiare la vita umana, sempre, mentre il serpente, il nemico sputaveleno usa ogni astuzia per tradire. Sfortunatamente questo non è mai stato vero storicamente.

Fa alcuni esempi di armi e/o "situazioni" tipicamente occidentali (ovvero, USA); anche in riferimento a un trattato non rispettato...

  • bombe daisy cutter
  • trattato sul bando delle mine
  • proiettili all'uranio impoverito
  • l'agente Arancione (Agent Orange): contiene uno dei più virulenti veleni noti all'uomo, un tipo di diossina chiamato TCCD; 80 cc di questo, se rilasciati nelle forniture d'acqua di una città come New York, ucciderebbe l'intera popolazione. Gli USA diffusero 170 kg di TCCD sul Vietnam durante l'operazione Ranch Hand

Io aggiungo: le piccole bombette nucleari antibunker; l'ingegnerizzazione di un batterio con il 100% di mortalità —ovviamente non per usi bellici, ma solo per studio...

Noi non abbiamo (quasi) alcun soldato mancante, mentre il nemico soffre incredibili (sic) perdite

L'ottavo comun denominatore è basato sul fatto che la maggior parte degli essere umani vuole stare dalla parte vincente. Le nostre perdite vengono minimizzate, quelle del nemico esagerate.

Questo vale per tutto il periodo in cui c'è la guerra ovviamente. Questa tecnica è stata usata anche dal governo iracheno, esattamente in modo inverso di quanto è stato fatto dalla "nostra" parte. Ma riportando i loro comunicati, nel contesto della "nostra" vittoria —che non c'è stata ma questo lo scopriremo poi— si è in pratica voluto ridicolizzarlo. La particolarità è l'incapacità di quelli che fravia chiama zombie di ribaltare la situazione... Ovvio: questi trucchetti li usano solo i cattivi...

Durante la campagna in Kossovo, la NATO affermò di aver distrutto 120 carri armati servi. Dopo divenne chiaro che distrussero solo 14 carri armati e un mucchio di trattori, camion civili e bus. Secondo il generale Clarck, il 60% delle bombe mancarono i loro bersagli.

Tutti sono d'accordo con "noi"!

Il nono comun denominatore è basato sul fatto che anchorman, celebrità, muovitori di opinioni, giornalisti e "carri pensanti" [think tanks], tutti concordano con la nostra parte. Non c'è alcuna obiezione che valga la pena considerare: persino i nemici saranno d'accordo con noi!

Fondamentalmente si suppone che gli iracheni si rotolino e giochino a fare i morti facendo spazio per i Grandi Liberatori, ogni tentativo che farebbero per combattere o almeno per ritardare l'inevitabile, sarebbe suggetto a un criticismo orchestrato a una dura condanna.

Aggiungo, se combattono non sono assolutamente difensori della propria patria, né si può parlare di resistenza contro gli invasori, giacché "noi" non siamo invasori... e quei pochi terroristi cattivi vogliono difendere solo la loro possibilità di tornare a stuprare, uccidere bambini, squarciare opponenti politici e così via.

Invero io credo che saremo salutati come liberatori [Cheney, 16 marzo]

Credo che Saddam Hussein sia molto debole. Non penso ci sia un soldato iracheno pronto a morire per Saddam. [senatore repubblicano John McCain, autunno 2002]

Chiunque metta in dubbio la "nostra" propaganda è solo un traditore che pugnala alle spalle

Il decimo comun denominatore è basato sul fatto che hai bisogno di neutralizzare chiunque non sarebbe d'accordo con la tuo propaganda.

Il classico esempio è il "cordone" di vergogna mista a riprovazione intorno a quei personaggi pubblici che hanno osato dissentire dalla condonna del governo USA. Un altro interessante esempio, per quanto riguarda l'Afghanistan, è quello di un generale che dice chi non è d'accordo, stia zitto, alla faccia della democrazia e della libertà di parola.

Nella nostra società l'equivalente del silenzio forzato è la privazione (per altro facilissima) dell'accesso ai mezzi di comunicazione di massa.

[...]

Note

1 Nota che il trucco "noi difendiamo la democrazia" è a volte difficile da vendere: nel caso della precedente guerra per il controllo dei campi di petrolio del Kuwait, un paese notoriamente repressivo, feudale, antidemocratico e oligarchico quanto l'Arabia Saudita, sarebbe stato impossibile presentare la guerra come difesa della "democrazia", neanche in paragone all'Iraq. Per cui il refrain propagandistico fu, invece, la santa necessità di difendere "un piccolo paese" contro "il grande bullo", e "pace nella regione" contro il "cattivo aggressore".

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