sabato 10 agosto 2013

L'intellettuale e il buffone, il buffone e il comico

Trascrizione.

Ferrara: «A volte i politici si comportano da buffoni; a volte i buffoni si mettono a fare politica. È il caso di Beppe Grillo, il saltimbanco genovese che ha fatto un comizio [4 maggio 2011], oggi, in piazza Duomo, a Milano, per la sua lista elettorale Cinque Stelle. Sentiamo cosa ha detto.»

Grillo: «Questa città ha già deciso chi deve essere il sindaco: il sindaco lo farà una signora che ha un marito petroliere che gli dà 20 milioni di euro. Chiunque può diventare sindaco con 20 milioni di euro! Ci mettono già un perdente, sanno già che vince lei. Quale dibattito, quale ago della bilancia? Ha già vinto! Perché la sinistra gli ha messo lì un signore di 60 anni, Pisapia, che non ce la fa, che non riesce —è una buona persona— ma lì ha già perso.1»

Ferrara: «Beh a Milano la sfida è interessante: la Moratti è il sindaco di Milano e ha governato quella città. Pisapia è una persona di grande levatura, un garantista, … insomma sono due persone per bene ma Grillo vuole sputtanarle tutte e due2: una è troppo ricca, l'altro ha 60 anni. Il buffone che fa politica, che si presenta alle elezioni, che sta magari un passo indietro, tra le quinte, ma cerca di agitare il mercato della politica3 —naturalmente una nuova politica, una politica dell'avvenire, una politica di grandi riforme, che spazza via tutto il marciume… Beh, bisogna vederlo in azione per capire veramente chi è. Guardiamolo ancora in azione per un sedici diciassette secondi.»

Grillo: «E la legge dice che la regione non ha recepito la legge nazionale. La regione non ha recepito la legge. Ma che cazzo vuol dire che la regione non recepisce? Allora anche io non recepisco, anche tu, non recepiamo più un cazzo nessuno. Ti arriva una multa? Non recepisco: vai fuori dai coglioni! Ma che cazzo [è?]»

Ferrara: «Ecco, siamo alla ricerca del consenso attraverso l'odio per le multe4. Grillo dice "abbiamo fatto causa, abbiamo detto che non si possono fare più di due mandati, ma il giudice ci ha detto: e come facciamo, la regione ha diritto di non recepire la legge nazionale che impone i due mandati". Eh, non siamo un paese centralista, siamo un paese con le regioni, che stanno nella costituzione, che sono state istituite e che sono dotate di certi poteri5. È facile fare il buffone in politica: io sfido Grillo a venire qui a fare dei ragionamenti tutte le sere, ci provi. Vediamo come va a finire. È facile mettersi lì, senza la cravatta, così in piedi, levandosi la camicia, con la camicia così. E allora uno dice: Grillo, sei una leggera, sei un truffaldo, hai preso per dei rimbecilliti, tutti quelli che vengono lì in piazza Duomo a farti la corte, il pubblico. Vuoi solo cercare un mercato con la Ferrari in garage e con, come si chiama lì, il motoscafo con il quale spargi olio, benzina —tu ecologista!— in tutti i mari del golfo di Genova. Ma vergognati, saltimbanco buffone. E giù con i vaffanculo, con la parola cazzo che sembrerebbe una specie di paspartout6. Ecco, tutto questo non ha molto senso. Cioè, ha senso sì: ha senso in teatro, ha senso per, come dire, per divertire le persone. Ci si può costruire sopra una repubblica? Ci si può costruire sopra una politica? Ci si può costruire sopra una credibilità? Io penso proprio di no. La verità è che se uno ha un minimo di fiducia nel pubblico, negli italiani, negli elettori… uno deve dare loro il meglio che ha, non il peggio7. Il peggio è lo spirito selvaggio, la capacità di insultare chiunque, questa specie di grande spinta demagogica e qualunquista che ti mette in condizioni di dir male di tutti e quindi di non dir male di nessuno poi alla fine. E ragionare è una cosa un pochino più complicata, un pochino più difficile, richiede una certa pazienza e una certa… non intelligenza, ma propensione morale a usare l'intelligenza nel posto in cui l'intelligenza è più importante: la politica, cioè l'arte di vivere insieme e di convivere in una sola repubblica8. Ripeto, quando i politici fanno i buffoni beh insomma tutti ci rammarichiamo; ma anche quando i buffoni si mettono a fare politica, c'è qualche problema. A domani.»

Buffoni

Quando i politici fanno i buffoni ci rammarichiamo. Quando i buffoni fanno politica c'è qualche problema. Quando i giornalisti-politici come Ferrara fanno i buffoni e prendono per rimbecilliti gli ascoltatori, invece, non ci rammarichiamo né pensiamo che ci sia qualche problema.

Note

1 Il fatto di avere sessantanni è marginale, anche se si può legare al fatto che "non ce la fa", che comunque non è una accusa o un'aggressione alla persona perché ritenuta incapace. Infatti non ci sono segni di disistima nei confronti di Pisapia: Grillo ritiene che sia un candidato "invendibile", in confronto alla Moratti, vuoi per energia vuoi per questioni di forza economica. ^Torna su^

2 È assolutamente falso: Grillo ne sputtana solamente una. Dell'altra dice solo che, pur essendo una brava persona, non è adatta a fronteggiare un candidato come la Moratti e sostiene che ciò è evidente, pure per chi ha "portato" Pisapia, e che dunque sa che non vincerà. Ferrara comincia a deformare leggermente quanto espresso da Grillo, a sostegno della tesi del qualunquista che insulta chiunque. ^Torna su^

3 Grillo non sta proprio dietro le quinte, ma davanti, e ci tiene molto a tenerle aperte. Agita la politica, se l'espressione piace, non più di un politico o di un giornalista del calibro dello stesso Ferrara. Ferrara tra l'altro a cui piace molto più di Grillo "agitare la politica" e chissà che altro stando un passo dietro le quinte: ghostwriter di Berlusconi, Ferrara nel 2003 (come da lui ammesso) è stato pagato dalla CIA come "confidente". E come Grillo ha i suoi palchi dove mettere su i suoi spettacoli, come questa trasmissione, che non è certo l'unica, mostra brillantemente. Poiché dubito che Ferrara disprezzi se stesso per questi motivi, non vedo come possa disprezzare Grillo per motivi in qualche modo simili. Naturalmente quella di Ferrara è retorica demonizzatrice e niente più, che lo qualifica non come giornalista in vena di analisi critica del discorso e della retorica grillina, ma come attore disonesto che sta curando gli interessi politici dei suoi simili/pari/padroni. ^Torna su^

4 Questo è il corollario a quanto detto nella nota precedente: Ferrara è un disonesto che sta alterando il senso delle parole di un avversario politico allo scopo di renderlo poco attraente. Ma evidentemente non è riuscito a trovare spezzoni che corroborassero senza dubbio la sua tesi: nel pezzo scelto, è ovvio che Grillo ha fatto un esempio per assurdo, mostrando a cosa porta la discrezionalità delle regioni nel recepire una legge nazionale qualora si applicasse lo stesso identico principio a un comune cittadino. Poteva essere l'esempio delle multe come l'esempio delle tasse, o qualunque altro esempio —è ovvio che affinché l'assurdo funzioni, si deve prendere qualcosa che un cittadino farebbe volentieri a meno di fare. Quindi Grillo non sta sfruttando l'odio delle multe, ma il fatto che le multe, come le tasse, vanno pagate per legge e che il cittadino è tenuto a rispettare questa legge: non può dire pertanto che non recepisce. Qui sto assumendo che sia vero che nel caso specifico una regione abbia questo tipo di potere di ignorare una legge nazionale —una cosa che mi sembra strana, specie per le regioni non a statuto speciale, ma se la prendiamo per buona il discorso di Grillo è una critica a questa possibilità, per una logica semplice da afferrare: così come i cittadini sono tenuti al rispetto di una legge "unica" che vale per tutti ugualmente (il sale dell'uguaglianza democratica), così le regioni dovrebbero essere vincolate alle leggi nazionali, senza che possano "non recepirle". Che si sia d'accordo o meno conquesta posizione è irrilevante ai fini di notare la non validità dell'argomento di Ferrara. ^Torna su^

5 Vago. Quali sono questi poteri? Comprendono la possibilità, per una regione a statuto normale, di non recepire una legge nazionale? Nella nota precedente abbiamo supposto di sì. È interessante comunque notare che Ferrara si guarda bene dall'entrare nel dettaglio, pur lasciando nel lettore l'impressione che in effetti nel caso specifico le regioni hanno tale potere. Un giornalista serio dovrebbe prendere questo punto come fondamentale nella sua arringa antigrillina, perché è cultura costituzionale. Invece viene gettato lì, come argomento secondario e ovvio, quando invece le cose non sono affatto ovvie: sarebbe stato utile un approfondimento al posto del teatrino. Evidentemente non è obiettivo di Ferrara contrapporre all'ignoranza grillina della sana cultura (costituzionale e della giurisprudenza): lo scopo è solo far risultare odioso (e ignorante) Grillo. Il che mi mette in guardia: davvero le regioni hanno tali potere nel caso specifico oppure si tratta di interpretazioni controverse della legge e la vaghezza di Ferrara vuole celare in realtà questo brecciolino? Un giorno lo scoprirò. Per ora prendiamo per buona questa possibilità e leggiamo nelle parole di Grillo una critica a questo potere regionale centrifugo. ^Torna su^

6 Parole inutili. Gli attacchi personali non rendono gli argomenti di Ferrara validi. Semplice retorica demagogica. L'aspetto di Grillo, i suoi soldi, la sua Ferrari e la sua barca a motore (che lui stesso conferma di aver posseduto ma anche di aver venduto), non rendono meno o più validi i suoi argomenti, qualunque essi siano. Si tratta delle solite fallacie tanto in voga nella politica al giorno d'oggi. ^Torna su^

7 Un principio interessante che se Ferrara applicasse ci risparmierebbe la sua presenza in televisione. L'affermazione vuole naturalmente suggerire (per nulla in modo velato) che Grillo dà in questi spettacoli il peggio di sé perché non ha fiducia nel pubblico (che prende per dei rimbecilliti) e naturalmente perché non ha niente altro da dare. Cosa sia il peggio lo definisce dopo: lo spirito selvaggio, la capacità e possibilità di insultare chiunque grazie alla spinta qualunquista e demagogica. Di nuovo, nessuna vera riflessione sugli argomenti che Grillo porta, ma solo sul come li enuncia. ^Torna su^

8 Ragionare è più difficile, e non richiede intelligenza ma propensione morale ad usare l'intelligenza… Una affermazione circolare che non porta molto lontano: ragionare richiede la propensione ad usare l'intelligenza, ma se l'intelligenza non è richiesta, come la si può usare? Ferrara cerca di "spiegare" che Grillo non fa ragionamenti, gli dice contemporaneamente che non è intelligente e che non ha la "propensione morale" a usare l'intelligenza (che non ha, cioè ha scarsa) dove è importante, cioè la politica. Dunque Grillo non sta facendo politica, se ha l'intelligenza la usa in modo immorale dove non è importante, e non può essere un interlocutore politico. ^Torna su^

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