domenica 11 agosto 2013

Ancora lui...

È ancora lui il re della politica italiana. Tra un ddl e l'altro, una mozione e l'altra, continua a dominare con la sua figura la scena del teatro politico. Figura ingombrante, scomoda, inopportuna da tempo per quasi qualunque politico… non italiano. In altre realtà si sarebbe dimesso o sarebbe stato costretto a dimettersi da tempo; in Italia, persino dopo la sentenza, continua ad essere un soggetto con cui la politica interloquisce e ci si interroga sulla sua agibilità politica. Persino i suoi detrattori sono costretti a dilungarsi sul tema, contribuendo loro malgrado a all'idea che sia un tema dibattibile, mentre non dovrebbe essere considerato tale e basta.

Purtroppo l'attuale formazione di governo, per avere i numeri e mettere da parte altri gruppi politici potenzialmente pericolosi per certi interessi (mascherandosi poi dietro lo spauracchio dell'emergenza, dell'urgenza, dell'instabilità politica e di riflesso economica), si tiene in piedi anche con i partiti fedeli a Berlusconi. Il che vuol dire che il governo è ricattabile e sappiamo già che i berluscones non si fanno certi scrupoli a costo di salvare l'uomo che dà “sostanza” alla destra italiana da 20 anni —e grazie al quale la sinistra ha potuto sopravvivere nonostante la crisi di valori di sinistra, ormai troppo incompatibili con la svalutazione della democrazia necessaria per i meccanismi economici che foraggiano le vere élite al Potere.

Per non cedere al ricatto bisognerebbe tornare alle urne e qui sarebbe interessante vedere cosa succederebbe. Però la legge elettorale non è stata cambiata (sarebbe stato un bene anche solo rimettere quella precedente, il mattarellum), l'opera di demonizzazione del M5S è ancora incompleta e i suoi effetti piuttosto incerti, Berlusconi è riuscito a presentarsi vittima e rischia la santificazione per martirio. In questa situazione delle elezioni nazionale potrebbero portare a tutto e al contrario di tutto, ma il risultato che ritengo meno probabile è quello che vede il PD (di Letta o di chi altro) e il loro carrozzone rafforzati. In pratica loro sono gli unici a cui non conviene di sicuro, mentre gli altri possono ancora fare delle valutazioni ora positive ora negative, e agire di conseguenza.

Quindi per l'attuale governo l'opportunità maggiore è data dalla sopravvivenza degli attuali equilibri, il che vuol dire mostrarsi morbidi con Berlusconi, senza però nello stesso tempo scoprirsi agli attacchi degli stessi loro elettori contrariati, rischiando di perdere troppo consenso e voti. In questo i politici di sinistra hanno grande e lunga esperienza per cui dovrebbero riuscire a giostrarsi bene, complici anche gli spauracchi già accennati sopra. A meno che non ci siano imprevisti, gli equilibri dovrebbero tenere e questo governo si trascinerà quel tanto che basta per fare delle riforme, quelle “necessarie” (non tanto al Paese Italia e alla sua popolazione normale, che si accontenterà di briciole). Tale comportamento sarà ovviamente venduto come responsabile, equilibrato, benefico per il paese (ci sono cose più importanti dell'agibilità politica di Berlusconi); insomma sarà vera, autentica, politica.

A settembre-ottobre si tornerà a discutere delle modifiche alla Costituzione e sarà ancora più facile deviare dalle questioni politico-giudiziarie del Berluska. I fastidiosi che tenteranno di far tornare il tema a centro campo verranno guardati male, eventualmente accusati di essere faziosi e di usare le vicende in modo strumentale quando il paese ha bisogno di ben altro, perché ci sono questioni ben più importanti (quelle economiche dovrebbero diventare sempre più rilevanti, insieme alla generale crisi dell'Unione Europea).

Da tutto ciò il Berlusconi personaggio ne uscirà rafforzato: il mito dell'imprenditore che si è fatto da sé, sceso in campo per il bene dell'Italia, persiste. Ora che si è persino immolato per essa, come Cristo, quando avrebbe potuto rinunciare a tutto causando la cessazione delle persecuzioni —perché egli è un perseguitato, non un evasore fiscale— la sua santità ha finalmente raggiunto l'apice. Ma l'uomo Berlusconi ha bisogno di riconoscimenti più concreti e utili: candidarlo a presidente della Repubblica, sostituendo l'ormai stanco Napolitano, sarebbe l'ideale per consentirgli di sfruttare l'immunità, ultimo scoglio a cui aggrapparsi (dopo prescrizioni, depenalizzazioni e amnistie).

Se il processo di santificazione secolare non avrà il successo sperato, cosa farà e cosa accadrà dipenderà da quanto ancora riesce a tornare utile ad interessi che lo trascendono e che in passato già si sono serviti di lui con profitto. Se il suo appeal dovesse essere giudicato insufficiente, sarà lasciato al suo destino e starà a lui annaspare quanto basta per non affogare. La destra potrebbe (o forse dovrebbe!) approfittarne per disfarsene con un calcio gentile e colmare il vuoto lasciato, anche se è probabile che lo riempia del solito noto olio rancido. Nel frattempo tutti non possono far altro che tentare di salvarlo, perché purtroppo è intorno a Berlusconi che si è formata l'identità politica italiana degli ultimi 20 anni.

1 commento:

  1. «A settembre-ottobre si tornerà a discutere delle modifiche alla Costituzione e sarà ancora più facile deviare dalle questioni politico-giudiziarie del Berluska»
    In realtà forse sta accadendo il contrario: la questione B. (e altre) hanno messo un po' da parte la storia della modifica alla Costituzione, almeno mi pare da una prima pensata.

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