giovedì 4 luglio 2013

Egemonia americana e stati fuori legge

Anni fa (una decina) non avevo un blog ma solo una e-mail e tramite questa ero solito scrivere degli articoli ai miei contatti “interessati”, che si sono sempre dimostrati in media indulgenti — immaginate di ricevere nella vostra casella e-mail l'equivalente di un post di un blog!)…

Poi questa attività di spammer terminò più che altro per mancanza di retroazione e per via di poche lamentele espresse sotto forma di battute. E accadde che l'harddisk, di cui non avevo un backup, mi abbandonò. Chiesi allora ai contatti a cui le avevo inviate se ne avevano una copia. Solo uno si era presa la briga di conservarle (o di rispondermi). E così alla fine riuscii a riproporne una parte sul sito che era ospitato dall'Associazione Capo Nord. Oggi il sito non è più online e sebbene stia pagando per un dominio e dello spazio web personali, non mi sono ancora prodigato per usarlo come alternativa.

Oggi propongo una di queste e-mail.


Porto alla vostra attenzione alcuni stralci presi dal primo capitolo del libro "Egemonia Americana e «stati fuorilegge»" di Noam Chomsky (titolo orig."Rogue States. The Rule of Force in World Affairs") Per chi è interessato il libro si trova per esempio in una qualche biblioteca - io l'ho trovato lì...

Dedico questa mia fatica trascrizionale a chiunque pensa che gli USA, la sua "democrazia", il suo modello comportamentale, il suo successo ecc., siano modelli da seguire. E a chi ammira la loro forza e in Italia, in Europa, essendo italiano, essendo europeo, ha "sostenuto" il loro diritto alla "difesa" e la loro idea di "esportare democrazia".

Dedico questa fatica anche a chi pensa che viviamo in un mondo pacifico e civile, che cerca pace e civiltà, e che la guerra è un retaggio del passato per noi e un segno di arretratezza per quei paesi "lontani" che ancora si cimentano in questa barbara attività.

Chi semina vento raccoglie...

Vi trascrivo qui anche frammenti presi qua e là... (prima di leggerli, magari date una stampata all'allegato e leggetelo come lettura serale...)

[...]in modo anzi più inquietante, gli stati fuorilegge si proclamano giudici ed esecutori del pianeta

La concezione di base è che [...] gli USA hanno ancora la responsabilità di proteggere il mondo -- ma da che cosa? Non può essere apertamente dalla minaccia del «nazionalismo estremo» -- cioè la mancata volontà di sottomettersi alla volontà della superpotenza. Tali idee sono adatte soltanto ai documenti di programmazione interna, non all'opinione pubblica

In patria, la paura della criminalità [...] era suscitata da «un insieme di fattori che avevano poco o nulla a che fare con la criminalità stessa», [...], incluse le pratiche dei media e il «ruolo del governo e dell'industria privata che seminano paura tra i cittadini», «che usano tensioni razziali latenti per scopi politici» a fini razzisti, con incarcerazioni e sentenze tese a distruggere la comunità nera, [...]; infatti gli afroamericani costituiscono oggi [...] la maggioranza dei detenuti, imprigionati in proporzione ben sette volte più dei bianchi [...]

La Libia venne eletta lo «stato fuorilegge» prediletto[...] Vulnerabile e senza difese, era un perfetto sacco da colpire quando occorreva: ad esempio nel 1986, quando il primo bombardamento della storia in diretta tv fu usato dai consulenti ai testi del Grande Comunicatore per ottenere consensi all'attacco terroristico di Washington al Nicaragua[...]

[...]nel 1986, «il presidente Reagan ordinò alla flotta e all'aviazione americane di puntare sulla Libia», per colpire bersagli civili nelle città, spinto dall'obiettivo di «contribuire alle condizioni di pace internazionali[...]»

Quando Washington si ritirò in parte da Panama, dopo aver insediato il suo governo fantoccio, suscitò l'ira del pianeta[...], che la costrinse [costrinse Washington] a porre il veto a due risoluzioni del Consiglio di sicurezza e a votare contro la risoluzione dell'assemblea generale che condannava la «evidente violazione di Washington delle leggi internazionali, dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale degli stati»[...]

[..]l'Iraq ha preso il posto dell'Iran e della Libia come principale «stato fuorilegge». Altri non sono mai entrati nel gruppo. Forse il caso più rilevante è costituito dall'Indonesia che da stato nemico è passato ad amico quando il generale Suharto prese il potere nel 1965, rendendosi responsabile di un'enorme carneficina (stile Ruanda) [...] [Suharto] perpetuava aggressioni omicide e atrocità senza fine contro la sua gente, uccidendo 10.000 indonesiani solo negli anni '80 [...]

Nel dicembre 1975 il Consiglio di sicurezza dell'ONU all'unanimità ordinò all'Indonesia di ritirare[...] le truppe che avevano invaso Timor est[..] Gli USA risposero incrementando (in segreto) le spedizioni di armi agli aggressori[...]

[..]per citare solo le [differenze] più ovvie, le atrocità a Timor Est appoggiate dagli Stati Uniti andarono ampiamente oltre qualunque azione attribuita a Saddam Hussein in Kuwait

[p. 49... prendete il libro e leggete il paragrafo centrale...]

I due tutori dell'ordine mondiale [USA e UK] aiutarono Saddam anche riguardo altri crimini -- quali l'uso della cianite [...] -- tramite i servizi segreti, tecnologia, rifornimenti e altro ancora. Nel 1994 la Commissione per le attività bancarie del Senato [statunitense] riportò che il Ministero per il commercio statunitense aveva scoperto forniture di «materiali biologici» identici a quelli in seguito trovati e distrutti dagli ispettori dell'ONU [...]

[...]Bush autorizzò nuovi prestiti al suo amico Saddam per raggiungere «l'obiettivo di incrementare le esportazioni statunitensi e [per] garantirci una posizione migliore nelle negoziazioni con l'Iraq in merito alla questione dei diritti umani»[...]

La posizione inglese fu esposta, almeno in parte, in una inchiesta ufficiale (inchiesta Scott). Anche dopo la sua pubblicazione, e almeno fino al dicembre 1996, il governo britannico aveva da poco deliberato di mantenere la concessione di autorizzazione alle ditte inglesi per esportare materiale adatto alle armi biologiche

[...] gli Stati Uiti e la Gran Bretagna adesso si stanno impegnando in una forma mortale di guerra biologica in Iraq. La distruzione delle infrastrutture e l'embargo alle importazioni per ripararle hanno causato malattie, malnutrizione e morte precoce su vasta scala, compresi oltre 500.000 bambini, secondo le ricerche dell'Unicef[...] Il 20 gennaio 1998, 54 vescovi cattolici hanno rilanciato le parole dell'arcivescovo di una regione a sud dell'Iraq, secondo il quale «la furia delle epidemia sta uccidendo bambini e causando malattie a migliaia di loro»[...] La dichiarazione dei vescovi riportata per intero dalla rivista di S.Heller, «The Struggle», ricevette poco rilievo dalla stampa. Gli USA e la GB ordinarono di bloccare i programmi di soccorso -- ad esempio ritardando l'autorizzazione alle ambulanze perché potevano essere usate per il trasporto di truppe, vietando insetticidi per prevenire la diffusione delle malattie e nuovi ricambi per la struttura sanitaria.
Nel frattempo fonti diplomatiche occidentali hanno rilevato come «gli Stati UNiti abbiano direttamente beneficiato delle operazioni [umanitarie] tanto quanto, se non di più, i Russi e i Francesi», ad esempio acquistando petrolio dall'Iraq per un valore di 600 milioni di dollari (secondi solo alla Russia) e con la vendita da parte di imprese americane di beni umanitari all'Iraq per un valore di 200 milioni di dollari. Inolte hanno rivelato che la maggior parte del petrolio acquistato dalle imprese russe finì negli Stati Uniti.

Il sostegno di Washington a Saddam Hussein raggiunse un livello tale che si sorvolò anche su un attacco aereo iracheno alla nave da guerra americana Stark, che uccise 37 uomini dell'equipaggio, privilegio altrimenti goduto solo da Israele (nel caso della Liberty)

[p. 57... leggete... ]...Che Saddam sia un criminale è senza dubbio vero...

Nel 1998 il loro [di USA e GB] progetto di usare la forza fu giustificato dal fatto che Saddam minacciava la regione, ma non si poteva in nessun modo ignorare che gli abitanti di quella regione si opponevano così strenuamente alla propria salvezza che i governi erano costretti ad unirsi contro di loro

ECCETTERA (leggete il libro...)


(Allegato)

Come molti altri termini del linguaggio politico, il  termine
"stato fuorilegge" ha due usi: uno propagandistico, applicato
ai nemici in genere, e uno letterale applicato agli stati che
non  si  considerano vincolati alle regole internazionali. La
logica  suggerisce  che  gli  stati  più  potenti   rientrino
nell'ultima  categoria  a  meno  che  non abbiano costrizioni
interne [...]

[...]esiste un certo grado di intenti sui  principi  generali
[delle  norme internazionali]. [...] tali norme sono in parte
codificate nella Carta dell'ONU, nelle sentenze  della  Corte
Internazionale  di  Giustizia  e  in molteplici convenzioni e
trattati. Gli Stati Uniti si considerano esonerati da  queste
condizioni [...]

Il principio operativo fu elaborato da Dean Acheson nel  1963
quando  comunicò  all'ASIL [American Society of International
Law] che la "pertinenza" della replica a una «sfida... [al]..
potere, alla posizione, al prestigio degli Stati Uniti, non è
una  questione  legale».  Il  diritto  internazionale,  aveva
osservato  [Acheson] in precedenza, è utile «per abbellire la
nostra posizione con un ethos  derivato  da  principi  morali
generali  [...]»,  ma  alle  quali  [dottrine giuridiche] gli
Stati Uniti non sono vincolati.

Acheson  si  stava  riferendo  specificatamente   all'embargo
contro  Cuba.  Cuba è stato uno dei principali bersagli della
guerra del terrore ed economica degli Stati Uniti per 40 anni
[...]

La minaccia cubana fu identificata da Arthur Schleisinger che
stese  un rapporto conclusivo [...]: «La diffusione dell'idea
di Castro di prendere in mano  i  propri  affari»;  idea  che
avrebbe  potuto  stimolare  dovunque «le popolazioni povere e
indigenti» che «in questo momento chiedono possibilità di una
vita decente» [a seguire la stessa strada][...]

[...]

Non  sorprende  che  l'attacco  statunitense  sia   diventato
notevolmente  più  duro  dopo  che  l'URSS  uscì di scena. Le
misure sono  state  quasi  unanimatamente  condannate:  dalle
Nazioni  Unite,  dall'  Unione  Europea,  dall'Organizzazione
degli Stati Americani (OSA) e dal suo organo giudiziario,  il
comitato   giuridico   interamericano,   che   ha   decretato
all'unanimità che esse [le misure contro Cuba]  violavano  il
diritto internazionale [...]

[...]l'Indonesia invase Timor Est nel 1975, il  Consiglio  di
Sicurezza   delle   Nazioni  Unite  le  ordinò  di  ritirarsi
immediatamente, ma inutilmente. Le  ragioni  furono  spiegate
dall'ambasciatore  alle  Nazioni Unite D.P.Moynihan nelle sue
memorie del 1978:

«[...] Il Dipartimento di stato [USA] si augurava  che  l'ONU
si dimostrasse totalmente inefficace qualunque fosse stato il
provvedimento adottato. Mi fu affidato questo  compito  e  io
l'ho assolto con pieno successo.»

Moynihan prosegue riferendo che  in  due  mesi  circa  60.000
persone  erano  state uccise. La cifra giunse a circa 200.000
in pochi anni grazie  all'incremento  del  sostegno  militare
statunitense,  insieme  a  quello  britannico  [...]  Il loro
appoggio continuò per tutto il 1999, quando le forze speciali
del   Kopassus,   armate   e   addestrate  dagli  USA,  hanno
organizzato [...] l'operazione Clean Sweep,  uccidendo  dalle
3.000  alle  5.000  persone,  [...] cacciando inoltre 750.000
persone[...]

[...]l'amministrazione  Clinton  ha  mantenuto  la   seguente
posizione: «la responsabilità è del governo indonesiano e non
è nostra intenzione sottrargliela»[...]

[...]

[...]Il sanguinario e corrotto generale Suharto  è  stato  il
«nostro  bravo  ragazzo»,  secondo l'amministrazione Clinton,
quando nel 1965 fu l'artefice di un massacro simile a  quello
del Ruanda, che suscitò [...] euforia negli Stati Uniti. Così
rimase al suo posto [...] cadendo tuttavia in  disgrazia  nel
1997 [...] Il modello è familiare: un altro grande assassino,
Saddam  Hussein,  è  stato  pure  sostenuto  durante  le  sue
atrocità,  mentre  il suo stato mutò solo quando disobbedì (o
fraintese) agli ordini. La serie di simili  esempi  è  lunga:
Trujillo,  Mobutu,  Marcos, Duvalier, Noriega[...]. I crimini
non hanno grandi ripercussioni; la disobbedienza sì.

[Riporto come spiegazione anche quanto è  detto  nel  Secondo
Capitolo a proposito di Saddam: "Saddam Hussein era allora un
amico fedele e un buon partner commerciale. Il suo stato mutò
[...] quando interpretò erroneamente il consenso degli USA di
permettergli di modificare i confini con il Kuwait usando  la
forza come una autorizzazione a conquistare il paese[...]" ]

[...]

Rendere le Nazioni Unite «totalmente inefficaci» è stato  una
procedura di routine da quando l'organizzazione è sfuggita al
controllo con il processo di decolonizzazione. Indice di  ciò
sono  i veti nel Consiglio di sicurezza [...]: dagli anni '60
in poi gli USA sono di gran lunga i primi, la  Gran  Bretagna
seconda, la Francia terza a lunga distanza.[...] Il principio
più generale è che se  un'organizzazione  internazionale  non
serve  agli interessi che governano la politica statunitense,
allora vi sono poche ragioni per permetterle di sopravvivere.

[...] Il consigliere giuridico  del  Dipartimento  di  stato,
Abraham  Sofaer,  mise  in  chiaro  di  non aspettarsi che la
maggior parte del mondo  «condividesse  il  nostro  punto  di
vista»[...]  Perciò  dobbiamo «riservare per noi il potere di
decidere»   come   agire   e   quali   questioni    rientrano
«[...]all'interno  della  giurisdizione  propria  degli Stati
Uniti, determinata dagli Stati Uniti»[...]

[...]

La Corte [mondiale] chiese a Washington  di  desistere  e  di
pagare  i risarcimenti essenziali, decretando anche che tutti
gli aiuti alle forze  mercenarie  che  attaccarono  Nicarague
furono di tipo militare, non umanitario. In seguito a ciò, la
Corte fu ritenuta «un tribunale  ostile»  [...]  che  si  era
screditato  condannando  gli Stati Uniti [... gli Stati Uniti
rifiutarono] la richiesta di risarcimenti. Gli USA poi posero
il  veto  alla  risoluzione  del Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite che esigeva da tutti gli stati il rispetto  del
diritto internazionale,[...]

[...]Tutto ciò fu ritenuto così  insignificante  che  a  mala
pena fu riportato dalla stampa[...]

[...] Nel 1993 il presidente  Clinton  informava  le  Nazioni
Unite  che  gli  USA  avrebbero  agito «multilateralmente ove
possibile, unilateralmente se necessario», posizione  ripresa
[...]  dall'ambasciatore  alle Nazioni Unite M.Albright e nel
1999 dal Segretario alla difesa W.Cohen, secondo il quale gli
USA  si  sarebbero  affidati «all'uso unilaterale della forza
militare» per difendere gli interessi vitali, che includevano
«la  garanzia  di  accessi illimitati ai mercati chiave, alle
forniture energetiche e alle risorse strategiche»[...]

L'unica novità di queste posizioni è che sono pubbliche.[...]
Il primo memorandum del neo costituito Consiglio di sicurezza
nazionale  [...]  richiedeva  il   sostegno   militare   alle
operazioni  segrete  in Italia, unitamente alla mobilitazione
nazionale degli USA, «nel caso in cui  i  comunisti  avessero
ottenuto il potere del governo italiano con mezzi legali». Il
sovvertimento della democrazia in Italia rimase il principale
obiettivo almeno fino agli anni '70.

[...] [la  documentazione]  comprende  non  solo  aggressioni
dirette,  sovversione e terrore ma anche sostegno alle stesse
pratiche da parte degli stati clienti: ad esempio i  regolari
attacchi  di  Israele  al  Libano[...];  la pulizia etnica di
massa,  e  altre  atrocità  su  larga  scala  condotte  dalla
Turchia,  in  ambito  NATO,  sono state favorite da un enorme
flusso di armi dall'amministrazione Clinton[...]

La lista comprende anche incitamento alle  atrocità.  [...]la
Colombia  ha  fatto  registare  la  peggiore  violazione  dei
diritti umani dell'emisfero degli anni '90, e secondo una ben
fondata   regolarità,   l'aiuto  e  l'addestramento  militari
statunitensi stanno ora nettamente aumentando  [il  libro  ha
copyright anno 2000, NdTrascrittore]

[...]

La stessa situazione [della Colombia] si  verifica  in  altre
parti  del  «Sud».  Nel  1958  il presidente Eisenhower fu il
supervisore  di  una  delle   maggiori   operazioni   segrete
americane,   con   l'intento   di   distruggere  l'Indonesia,
smantellando  al  contempo   le   istituzioni   parlamentari,
gettando le basi del terrore di massa dei 40 anni successivi.
Nello stesso tempo Washington sovvertì le  prime  (e  uniche)
elezioni   in   Laos,  appoggiò  un  attacco  alla  Cambogia,
destabilizzò il governo birmano e intensificò la politica del
terrore del suo stato cliente nel sud del Vietnam[...]

Per  assicurarsi  che  i  suoi  ordini   siano   leggi,   una
superpotenza fuorilegge [si riferisce agli USA, come è chiaro
dalle prime righe del capitolo] deve mantenere «credibilità»:
non  rispettare il suo potere comporta pene severe. Si invoca
regolarmente questa teoria  per  giustificare  uno  stato  di
violenza.  Il  consueto  appello  alla  credibilità  è  stata
l'unica  argomentazione  plausibile  per  aver  preferito  la
guerra rispetto ad altri mezzi in Kosovo all'inizio del 1999;
il titolo standard  era:  «la  credibilità  della  NATO»,  ma
nessuno  ha  creduto  che  fosse  la credibilità del Belgio o
dell'Italia  che  doveva  essere  inculcata  nella  mente  di
elementi  potenzialmente disubbidienti, «fuorilegge» nell'uso
tecnico propagandistico[...]

[...]si sottolinea in uno studio del 1995  sulla  «deterrenza
post  guerra  fredda»  del  Comando  strategico  statunitense
(STRATCOM),  che  «una  dichiarazione   di   deterrenza»   di
Washington  deve  essere  «convincente»[...]  Gli Stati Uniti
dovrebbero  avere  a  disposizione  «un   ampio   raggio   di
risposte»,  innanzitutto  armi nucleari, perché «diversamente
dalle armi chimiche o  biologiche,  la  distruzione  completa
dopo  un'esplosione  nucleare è immediata, con poca o nessuna
possibilità di ridurre i suoi effetti». Il bioterrorismo  può
essere  una arma dei deboli, ma un potente stato «fuorilegge»
preferisce strumenti di terrore, intimidazioni e devastazioni
più efficaci.

[...]«coloro che pianificano  non  dovrebbero  essere  troppo
razionali  nello  stabilire...  che  cosa  il nemico tiene in
maggiore  considerazione»,  tutto   deve   rappresentare   un
bersaglio.[...]   «Che  gli  Stati  Uniti  possano  diventare
irrazionali e vendicativi se sono colpiti nei loro  interessi
vitali,  dovrebbe  essere  parte dell'immagine di nazione che
proiettiamo» [questo è spiegato  nel  secondo  capitolo  come
tecnica per incutere timore e quindi subordinazione]

[...oltre le grandi distruzioni provocate da armi  nucleari],
non si dovrebbero tascurare le opzioni a bassa tecnologia. Lo
STRATCOM suggerisce anche una «deterrenza creativa»[...]

Questo modo di ragionare dovrebbe risuonare familiare a  ogni
esponente  mafioso.[...]  [Segue  affermazione  che  in  ogni
sistema di potere e di dominio si installa  questa  linea  di
pensiero][...] Questo è un modo razionale per andare oltre la
linea tracciata da W.Churchill[...]:

"Il  governo  del  mondo  deve  essere  affidato  a   nazioni
prospere,  che  non  auspichino  per  sé  più  di  quanto non
abbiano. Se il  governo  del  pianeta  fosse  nelle  mani  di
nazioni  affamate,  ci sarebbe un costante pericolo. [...] La
pace dovrebbe essere mantenuta da popoli che vivono a proprio
modo  e senza ambizioni. Il nostro potere ci pone al di sopra
degli altri. Saremmo come uomini ricchi che restano  in  pace
nelle loro case"

[...]Le  armi  nucleari,  conclude  lo  STRATCOM,   «sembrano
destinate   a  essere  il  punto  centrale  della  deterrenza
strategica americana[...]» Gli Stati Uniti  dovrebbero  [...]
rendere  chiaro  ai  propri  nemici  che  la  loro «reazione»
potrebbe essere «sia di risposta, sia preventiva». Dovrebbero
inoltre  respingere  gli  obiettivi stabiliti dal trattato di
non  proliferazione  e  non  condividere  «le   garanzie   di
sicurezza negativa» che vietano l'uso di armi nucleari contro
stati non nucleari che aderiscono al trattato.[...]

E` forse degno di  nota  che  niente  di  tutto  ciò  susciti
interesse o almeno commento.[...]

Durante gli anni della guerra fredda il pretesto  usuale  del
terrore  e  delle  aggressioni  era  il  «comunismo»[...]  la
preoccupazione    principale    [..]    era    la    minaccia
all'indipendenza   e   il   «potenziale   di  infezione».  In
Indonesia, come in Italia, la prima preoccupazione era che il
governo  fosse  troppo  democratico  permettendo  perfino  la
partecipazione di un partito di sinistra, il PKI,[...] «[che]
difende  gli  interessi  della  povera  gente all'interno del
sistema esistente»[...]

[...] quando il Dipartimento di stato decise di appoggiare  i
tentativi   francesi  di  riconquistare  la  sua  ex  colonia
[Indonesia], i servizi segreti statunitensi furono incaricati
di  «dimostrare» che Ho Chi Minh era un agente del Cremlino o
«di Pechino»; cercarono a lungo, e quando si seppe che  nulla
era  stato  trovato,  ciò  fu  preso come prova che il nemico
individuato non era altro che  un  semplice  servo  dei  suoi
padroni  stranieri  ---  uno degli episodi più ridicoli della
storia dei servizi segreti.

[...]

I pretesti della guerra fredda  erano  sempre  a  portata  di
mano,  e  qualche volta erano in parte plausibili[...] Ma uno
sguardo attento solitamente rivela che altri sono  i  fattori
operativi,   come   nel   caso   dell'Indocina,   di  Cuba  e
dell'Indonesia[...]  Così  nella  sua  prima   richiesta   di
finanziamenti  per  il  Pentagono  nel  periodo  post  guerra
fredda, nel marzo 1990,  l'amministrazione  Bush  pretese  il
mantenimento    delle    principali   forze   di   intervento
statunitensi, stanziate nel medio oriente, dove  «le  minacce
ai  nostri  interessi  non potevano arrestarsi alle porte del
Cremlino»[...]

Allo stesso  modo,  quando  gli  USA  posero  fine  al  breve
esperimento   democratico   in   Guatemala  con  un'invasione
militare, [...] la preoccupazione espressa  internamente  (ma
non  pubblicamente) era che «i programmi sociali ed economici
del governo eletto venivano incontro  alle  aspettative»  dei
lavoratori   e  dei  contadini  «invogliando  alla  lealtà  e
uniformando gli interessi  nazionali  dei  guatemaltechi  con
maggiore coscienza politica». Ancora più pericolosa,

"la riforma agraria in Guatemala è un  potente  strumento  di
propaganda;  il  suo  ampio  programma  sociale  di  aiuti ai
lavoratori e ai contadini per una lotta vittoriosa contro  le
classi più agiate e le imprese straniere rappresenta un forte
richiamo per le vicine popolazioni del centro America in  cui
sono presenti condizioni simili."

[...]

Quando la guerra fredda non  poté  più  essere  invocata,  la
politica  è  proseguita con semplici modifiche tattiche, come
nel 1991, quando Washington prima si mosse per rovesciare  il
felice   esperimento   democratico  di  Haiti,  poi  indebolì
l'embargo dell'OSA mentre la  giunta  militare  torturava  ed
uccideva,   e   infine   reintegrò  il  presidente  eletto  a
condizione  che  adottasse  la  politica  del  candidato   di
Washington  sconfitto  alle  elezioni  del  1990,  dove aveva
ricevuto il 14%  dei  voti.  [Naturalmente  si  riferisce  al
candidato  che gli USA avrebbero voluto ad Haiti; come a dire
che quello eletto doveva  comportarsi  come  quello  da  loro
proposto e non eletto.]

Il  dibattito  seguente  si  incentrò  sull'interrogativo  se
questo  «intervento  umanitario»  in  difesa della democrazia
fosse stato saggio.

[...]A fronte delle aggressioni e del terrore su larga scala,
le  azioni  che  sarebbero considerate i crimini pià gravi se
perpretati da altri, sono invece note  marginali[...]  Oppure
[come  esempio  di  "nota marginale"...] la distruzione della
metà  delle  forniture  farmaceutiche  di  un  paese   povero
dell'Africa  (il  Sudan)  nel  1998,  con  un numero di morti
tuttora sconosciuto e non  indagato:  infatti  Washington  ha
bloccato l'indagine dell'ONU. Il bombardamento era legittimo,
ha spiegato il direttore del  «New  York  Times»  perché  gli
Stati  Uniti  «hanno  il  diritto  di usare la forza militare
contro industrie e campi di addestramento in cui si preparano
{o   forse   no}   attacchi   terroristici   contro  bersagli
americani». [Ho messo parentesi  graffe  laddove  l'originale
porta  le quadre, per non fare confusione con i miei commenti
e le mie ellissi]

La risposta  sarebbe  presumibilmente  diverse  se,  diciamo,
terroristi  islamici  distruggessero  la metà delle forniture
farmaceutiche degli Stati Uniti, di Israele, o di altri stati
alleati.

Questi e altri  esempi  di  terrore  al  «dettaglio»  possono
essere inclusi nella categoria di «detterenza creativa».

Le  perdite  umane  sono  troppo  ingenti  per   cercare   di
quantificarle,  ma  per gli stati fuorilegge con un terribile
potere i crimini non hanno importanza. Sono cancellati  dalla
storia  o  trasformati in benevole intenzioni che a volte non
hanno buon esito. Così [...] la guerra contro il Vietnam  del
Sud,  poi  contro  tutta  l'Indocina,  cominciò  con  «sforzi
grossolani per operare bene»[...]

L'apologia della guerra [del Vietnam] da  parte  di  McNamara
era  indirizzata  agli  americani  e  fu  sia condannata come
perfida (dai falchi) sia considerata meritoria  e  coraggiosa
(dalle  colombe):  se  milioni  di  morti erano sparsi tra le
rovine del paese devastato dagli attacchi e ancora morivano a
causa  di  ordigni  inesplosi o degli effetti ritardati della
guerra chimica, questo non ci [noi cittadini USA;  Chomsky  è
statunitense]  riguardava, e non richiedeva nessuna apologia,
per non parlare dei risarcimenti o dei processi  per  crimini
di guerra.

Piuttosto avvenne il contrario. Gli USA furono salutati  come
il  leader degli «stati illuminati» che avevano il diritto di
ricorrere alla violenza quando lo ritenevano opportuno. [...]

Gli stati fuorilegge che sono liberi internamente  --  e  gli
Stati  Uniti  lo  sono  oltre  ogni  limite  --  devono  fare
affidamento sulla buona volontà delle classi colte a produrre
consenso e a tollerare o a negare i terribili atti criminali.
Anche su questo argomento c'è una gran mole di documenti, che
saranno  ripresi  ampiamente altrove. Ciò non dovrebbe essere
motivo di orgoglio.

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