domenica 21 luglio 2013

Ammalarsi di elitismo nel 2013

Prima di tutto definiamo che malattia sia l'elitismo nel contesto di questo post: l'elitismo è quella malattia per cui si è convinti che esista una elite (più correttamente dovremmo scrivere élite, ma sarò incoerente lungo il testo e sceglierò arbitrariamente una delle due grafie), elite di persone eccezionali per intelletto, morale e cultura, persone che sono le uniche in grado di governare correttamente una nazione, le sole a riuscire a capire veramente cosa vuole il popolo o, meglio, cosa è giusto che voglia. L'inelitato, cioè il malato (cronico) di elitismo, di solito non crede di esser parte di questa elite, ma pensa di essere tra gli eletti che hanno le qualità necessarie per capire che questa elite esiste; è inoltre in grado di capire che è assolutamente necessario che tale elite governi la nazione senza interferenze del volgo perché il popolo, la gente, combinerebbe solo pasticci che trascinerebbero lui e dunque la nazione intera nell'abisso del caos politico ed economico.

Una variante della malattia fa in modo che l'inelitato creda che la necessità di una elite sia una pecularità della nazione in cui vive perché ritiene i suoi concittadini antropologicamente inferiori agli abitanti di altre nazioni. Chiamiamo questa forma della malattia elitismo nazionalspecifico. Naturalmente l'ammalato di elitismo nazionalspecifico non parla di inferiorità antropologica, anche perché razionalmente si rende conto che sarebbe scorretto: piuttosto riporta il discorso a un problema culturale specifico della sua nazione e a supporto di questa convinzione è in grado di fornire esempi aneddotici che, secondo lui, chiudono ogni possibilità di ulteriore discussione. (La parola cultura è usata come parola vuota, come libertà, uguaglianza e altre; non sempre è chiaro se intendono in realtà erudizione o invece qualche altra cosa). L'elitismo comune può diventare nazionalspecifico quando il soggetto ammalato viene esposto, direttamente o indirettamente, a realtà culturali diverse da quelle a cui è abituato a pensare e in cui è solito vivere.

Gli inelitati sono potenzialmente infettivi: l'infezione si può propagare per effetto valanga causato dalla conferma del gruppo, ma di solito è limitata ai soli soggetti già affetti da elitite. L'elitite è una semplice infiammazione che causa un vago senso di disagio in un soggetto che, per via della mancanza di strumenti e dati necessari per l'identificazione delle vere origini di tale disagio e per via del contatto con uno o più inelitati che gli forniscono i loro dati distorti e i loro strumenti deformanti, assorbe comportamenti e pensieri tipici dell'inelitato vero e proprio. Per un certo periodo rimarrà semplicemente affetto da elitite ma alla lunga potrebbe sviluppare realmente la malattia nella forma completa. Possono esserci casi in cui lo sviluppo della malattia è invece repentino.

L'elitismo implica una propensione per forme di governo non democratiche o comunque contenenti germi pericolosamente non democratici: noocrazia, aristocrazia, oligarchia, timocrazia, monarchia, autocrazia e simili. Tuttavia l'inelitato non sempre è in grado di cogliere le implicazioni antidemocratiche della sua malattia e spesso si rifugia nel placebo della difesa della democrazia rappresentativa, che secondo lui non solo è la forma di governo attuata, ma è anche la forma di governo che ha le qualità necessarie per essere da lui considerata buona, poiché infatti non consente al popolo, alla gente, di giocare realmente nell'arena politica. Perciò l'élite coincide proprio con i rappresentanti scelti dal popolo secondo le regole della democrazia corrente, anche se in alcuni casi l'inelitato oscilla verso posizioni più estreme nel momento in cui riconosce l'inadeguatezza della classe politica corrente la cui identificazione con l'élite è, dunque, parziale nella migliore delle ipotesi, e nulla nella peggiore.

La classe politica eletta in libere elezioni democratiche quindi non è necessariamente l'élite. Tuttavia è pur sempre una classe politica, cioè formata da professionisti superiori alla media della popolazione, se non altro per cultura e conoscenza delle materie di competenza politica. L'inelitato acuto, cioè quello ammalato di una forma acuta di elitismo, ritiene che gli attuali eletti, facendo parte della classe politica, siano di fatto una élite adatta all'esercizio del potere politico; cioè che, per quanto pessimi, siano pur sempre migliori nel governare di tutti gli altri e pertanto, essendo senza dubbio migliori, non c'è alcuna necessità di fargli subire meccanismi retroattivi sottoponendoli a verifiche, interrogazioni, giudizi ed eventuali bocciature: ciò renderebbe impossibile il loro lavoro, li declasserebbe rendendoli inefficienti; al limite, causerebbe il collasso dell'élite, eventualità disastrosa perché qualunque altro gruppo di persone non potrà esserle pari. Quindi, di fatto, per ogni fine pratico, l'inelitato acuto pensa che al governo della sua democrazia rappresentativa ci sia l'élite per eccellenza.

L'inelitato lieve riconosce invece che la classe politica correntemente al potere non è l'élite di cui vaneggia, ma solo una sua forma corrotta; ammette quindi la necessità di sostituirla, con i mezzi consentiti dalla democrazia, ma naturalmente con un'altra vera elite, che sarà comunque estratta dalla classe politica, l'unica che ha il buon diritto di esercitare il potere, essendo anche l'unica a possedere le necessarie doti culturali (non è chiaro quali dovrebbero essere queste doti; in questo caso si intende proprio erudizione).

Uno dei sintomi dell'elitismo, comune tanto alla forma lieve quanto a quella acuta, è proprio la certezza che esista tale classe politica e che sia in seno a questa che vengono allevati i rampolli dell'elite che potrà governare rettamente.

Concetto chiave della malattia elitismo è che il popolo debba stare il più lontano possibile dalla politica e non debba influire più di tanto sull'andamento della res publica né debba avere un peso rilevante nei processi decisionali del potere, tranne eventualmente per poche, selezionate concessioni dell'élite; gli ammalati di elitismo decidono quali di queste concessioni sono ragionevoli e quali no, a seconda dei casi, e non è detto che siano sempre d'accordo con le concessioni effettivamente fatte dall'elite.

Si possono paragonare i sintomi dell'elitismo acuto con quelli della sindrome di Stoccolma in cui gli aguzzini vengono idealizzati e amati. Forse ritornerò su questo punto in un altro articolo.

Nessuna forma di elitismo permette all'inelitato di avere percezione delle pericolose conseguenze antidemocratiche della sua malattia; quando queste vengono viste, sono addirittura ritenute necessarie: un male minore.

L'elitismo è considerata da alcuni una malattia dell'intelletto politico. Seguendo il ragionamento di Guiro da Panama possiamo giungere alla conclusione che

  • La classe politica è formata da cittadini.
  • Un'élite è un sottoinsieme della classe politica.
  • I membri della classe politica si sanno riconoscere tra loro.
  • La classe politica è una piccola minoranza (di cittadini).
  • Qualunque cittadino può candidarsi per essere eletto dai suoi simili e governare un paese democratico: in particolare può candidarsi anche un cittadino che non faccia parte della classe politica.
  • Il volgo (il popolo senza la classe politica) non è in grado di prendere decisioni corrette: prende solo decisioni di pancia, irrazionali, affrettate ecc.
  • Il volgo non è in grado di scegliere correttamente la classe politica né ovviamente l'élite.
  • Affinché al governo ci vadano tutti e soli membri della classe politica, è necessario che a candidarsi siano tutti e soli membri della classe politica.
  • Affinché al governo ci vadano tutti e soli i migliori membri della classe politica (élite), è necessario o che si autoselezionino e quindi si candidino solo i migliori, o che i cittadini siano in grado di riconoscere i migliori (tra i migliori) e votino solo loro.
  • In uno stata democratico, è il popolo a votare chi formerà il Parlamento e dunque il Governo.

A questo punto, prosegue Guiro da Panama, è chiaro che non c'è alcun processo democratico che coinvolga il popolo e che sia in grado di portare al potere l'elite.

La maggior parte dei voti del popolo è costituita da voti del volgo, pertanto l'élite sarà sempre una minoranza che non riuscirà a far prevalere le proprie scelte elettorali (per autoeleggersi) se non tramite l'inganno ovvero attuando alcune tattiche

  • per far in modo che a presentarsi alle elezioni siano soltanto membri dell'élite, per ridurre la scelta elettorale in modo che, comunque il volgo voti, gli eletti saranno parte dell'élite;
  • per spingere il volgo a votare per determinate persone (quelle dell'élite) e ignorare le altre, quelle che non fanno parte dell'élite (totalitarismo elitico).

In sostanza, conclude Guiro da Panama, l'élite si deve imporre come farebbe una dittatura, o il peggiore dei demagoghi e truffatori. E una volta al potere, l'élite dovrà continuare a ridurre lo spazio di azione democratica per impedire ad altri gruppi che si fingono élite di sostituirli; dovrà cioè continuare a comportarsi in modo antidemocratico. Purtroppo, osserva Guiro, non c'è nessuna garanzia che sia proprio la classe politica “vera” ad aver conquistato il potere e non invece un sottogruppo qualunque del volgo, poiché le “tattiche” che l'élite dovrebbe usare per assicurarsi l'ascesa al potere sono accessibili a tutti (non servono le qualità superiori della classe politica per poterle applicare).

Uno stato così detto democratico che utilizzi il popolo solo come strumento di legittimazione una tantum —per così dire— non può essere in realtà democratico, e l'elitismo pretende proprio che non ci sia quasi nessun altro rapporto tra il volgo e la classe politica se non quello stabilito al momento del voto, quando l'élite riceve la legittimazione popolare (democratica), che a questo punto diveta soltanto formale: si sa già chi deve stare al potere.

Abbiamo già accennato al fatto che gli inelitati guardano con simpatia forme di governo non troppo vicine alla democrazia. Questo, suggerisce Guiro da Panama, può essere proprio l'effetto della propaganda dell'elite per instaurare un totalitarismo elitico (ma, specifica, si tratta di una speculazione).

Per concludere Guiro da Panama nega proprio che una classe politica con le qualità di eccellenza immaginate da un inelitato possa esistere e che pertanto il germe dell'elitismo sia diffuso dalla presunta élite per diminuire la probabilità di un capovolgimento della piramide che riporti al suo posto il tanto temuto demos, quello da cui la la “democrazia” prende il nome.

Ciò che stupisce è che nel 2013 non si siano ancora formati gli anticorpi necessari a debellare la malattia indotta e capire che l'élite (nel senso in cui crede l'inelitato) non solo non esiste, ma non può proprio esistere e che l'unico modo di garantire che l'“elite” non faccia danni che condannino il popolo all'abisso dell'imposto ordine politico ed economico è la rinascita della democrazia. In futuro, chiarirò meglio, con l'aiuto di Guiro da Panama, quale potrebbe essere una delle strade percorribili e approfondirò anche alcune aspetti non pienamente sviluppati in questo articolo. (Sempre tempo e voglia permettendo)

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