lunedì 13 maggio 2013

I programmi elettorali

Uno dei cliché degli indipendenti pensatori antigrillini è che il programma del M5S è utopico, privo di dettagli, vago. Ogni volta che leggo critiche simili mi viene in mente la Costituzione. Benigni ne ha fatto una bella lettura (che si può trovare su YouTube, p.es. art. 9, art. 11).



Poiché un programma elettorale è un elemento della propaganda di un partito/movimento (da ora in poi userò principalmente il termine partito come sinonimo di parte politica o soggetto/gruppo politico), i suoi contenuti concreti sono “soggettivi” e specifici.

Un programma elettorale, pur essendo ovviamente molto “meno” di una costituzione, può avere una forma simile; cioè può essere una dichiarazione di intenti e obiettivi, una massima aspirazione. Può utilizzare frasi generiche e vaghe.

Non è necessario che contenga dettagli: non è un DdL. Deve specificare necessariamente come gli obiettivi verranno realizzati? Cioè deve per forza su ogni tema avere una soluzione pronta all'uso? Non credo. Tornerò su questo punto in breve in seguito.

Non è possibile che sia completo, cioè che contenga tutti gli argomenti per i quali un qualunque italiano voglia una risposta. Avrà necessariamente una selezione di temi ritenuti di maggior rilevanza nazionale o solo per un target elettorale limitato.

Non è necessario che tutte le idee e proposte presentate rappresentino soluzioni immediate di problemi attuali: può essere un discorso organico, lungimirante, da svilupparsi pienamente in corso d'opera anche in più di una legislatura.

Immaginiamo ora che nel programma di un certo partito X manchi un certo tema, che indicherò con A. Ci si pone la domanda: qualora il partito X vinca le elezioni, quali saranno le sue posizioni sul tema A quando si troverà a doverlo trattare?

Il partito X potrebbe procedere in uno dei seguenti modi:
  • potrebbe sviluppare un punto programmatico nuovo esattamente con le stesse modalità con cui ha sviluppato i precedenti. Il problema di questo approccio è che la soluzione potrebbe scontentare degli elettori che, conosciuta al momento delle elezioni la posizione che sarebbe stata assunta sul tema A, avrebbero potuto decidere di non votare X. Questo in realtà alla luce della Costituzione non è affatto un problema: una volta eletti non c'è niente che li tenga legati legalmente ad alcuna promessa elettorale! Sarebbe però un problema per gli antagonisti politici del partito X, che non mancherebbero di osservare che l'assenza del tema A era intenzionale con lo scopo di poter poi agire a piacere senza perdere voti nella fase elettorale (affermazione che presenta delle complicazioni interessanti, che però non analizzerò qui).
  • Potrebbero prendere spunto da un altro partito Y, il secondo partito in termini di voti/seggi che abbia già sviluppato il tema A e ricevuto parte dei suoi voti proprio grazie a questo (presumibilmente). Questo sarebbe possibile solo se la soluzione proposta da Y per il problema risulti compatibile con altri temi e soluzioni del partito X. La soluzione del partito Y comunque potrebbe essere adattata consensualmente nel caso contenga solo alcuni elementi “spigolosi” per X. Sarebbe un vantaggio per entrambe i partiti (anche se è impossibile evitare elettori scontenti di una o dell'altra parte).
Tutte e due le soluzioni sono valide e politicamente corrette (anche se la logica dei partiti di coalizioni avverse è di antitesi a priori, quando conviene almeno per ottenere un vantaggio politico, e ciò limita in teoria lo scambio di idee).

La conclusione a cui volevo giungere è che l'assenza del tema A dal programma di X non è un vuoto politicamente significativoproblematico.

C'è un'altra importante osservazione da fare: quando si vota un partito, è difficile concordare completamente con tutti i temi presenti nel programma e sul come sono stati sviluppati da tale partito. Un punto programmatico che non ci convince troppo, da solo, non è sufficiente per togliere un partito dalla rosa di quelli che potremmo votare.

Normalmente siamo d'accordo (e forse nemmeno completamente) con quasi-tutti i punti del programma di un partito. Ma non con tutti. Di solito abbiamo noi stessi alcuni temi che ci interessano di più e sui quali siamo stati più attenti  quando si è trattato di valutare il programma politico di un partito.

Se il tema B è un tema che non ci ha convinto troppo, o è un tema che non ci interessa ma abbiamo votato comunque X, è evidentemente perché ci sono altri temi/punti che abbiamo ritenuto di maggior valore ed importanza.

Ora torniamo alla domanda “un programma politico deve per forza su ogni tema avere una soluzione dettagliata e pronta all'uso?

Supponiamo che la risposta sia sì. Per non incorrere nell'accusa di incompletezza e vaghezza si deve pretendere di più: un DdL, che è una bozza, non basta. Il programma dovrebbe contenere già le leggi che verranno sottoposte al parlamento, nella loro forma completa e finale. Cioè dovrebbe contenere già il risultato di una legislatura di lavoro, fatta in anticipo prima delle elezioni, e senza l'interazione con le altre forze politiche in campo.

Nota: per alcune proposte elettorali del PD (ma sicuramente vale anche per altri partiti “storici”) i dettagli sono in realtà frutto dell'elaborazione fatta nel corso della legislatura precedente. È ovvio che un partito che in diverse incarnazioni vanta decenni di attività dentro il parlamento ha anche una grande eredità di materiali “non usati” (o già presentati ma sempre attuali) che può persino riproporre ad ogni tornata elettorale senza lavoro extra. Mi sembra anche ovvio che man mano che i partiti “crescono” in parlamento e lavorano collezionino del materiale che possono benissimo capitalizzare per la successiva legislatura. In pratica la profondità del “programma” è frutto di un lavoro parlamentare precedente. Il M5S entra per la prima volta in parlamento per cui non dovrebbe stupire che non abbia nessun capitale del genere da presentare.

Cosa accadrebbe se questa supposta forma finale dovesse essere modificata al fine di farla passare in parlamento? A cosa sarebbe servito tanto dettaglio? Solo a rassicurare elettori con scarsa immaginazione sulla effettiva possibilità di poter scrivere e presentare una legge del genere come soluzione di un certo tema?

Per molti non sarà sufficiente ma per me lo è per concludere che la genericità di un programma politico è addirittura una necessità.

Rimane la questione dell'utopia; anche qui per me è sufficiente pensare alla Costituzione e all'imperfezione delle leggi che dovrebbero attuarla per liquidare come critica vuota questa descrizione.

Ritenere qualcosa un'utopia vuol dire in sostanza averne valutato la realizzabilità e aver deciso che è irrealizzabile; cioè che non esiste nemmeno un modo per realizzarla anche avendo una quantità di tempo “elevatissima” e tutte le migliori, genuine intenzioni.

È facile verificare che alcuni punti del programma del M5S non sono troppo dissimili dai punti del programma di altri partiti, ma l'“accusa” di utopia non mi risulta sia stata lanciata anche ad altri né mi risulta che sia stata la motivazione determinante per non votare SEL, PD, PSI ecc.

Naturalmente è possibile che abbia cercato nei posti sbagliati ed è anche vero che su 40 milioni di persone qualcuno che l'abbia detto si troverà pure, ma sicuramente non è uno dei leit motiv di chi va più orgoglioso di ciò che non ha votato che non di ciò che ha votato.

In seguito cercherò di fare (forse) una analisi punto-punto del programma del M5S e di un altro partito, forse in forma sinottica, soprattutto in relazione alla realizzabilità (ovvero alla questione dell'utopia).

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