martedì 16 settembre 2014

Sull'Ebola

Molti anni or sono lessi Area di contagio, di R. Preston. Ciò che mi incuriosì di più del libro furono le considerazioni finali dell'autore. Sforzando la memoria e quindi forse tradendole un po', riesco a riassumerle così: la natura è inarrestabile e si può “ritorcere” contro l'uomo.

Il libro narra di epidemie1 di quella famiglia di virus (filovirus) di cui fa parte anche l'Ebola e perciò lo si può considerare un libro di interesse attuale.

Ovviamente il nebuloso ricordo di questa lettura è solo un espediente per introdurre l'argomento di questo post, che è, in generale, proprio l'Ebola (ma non solo, a voler esser precisi).

Constato che certi settori dell'“informazione” italiana fanno della questione un tema da arena politica. Timori e preoccupazioni, comunque espressi, magari anche un po' esagerando, nel migliore dei casi vengono bollati come allarmismo strumentale2; nel peggiore, si accusa di razzismo3, o di xenofobia4, o di solleticare sentimenti razzisti5, e si riconducono informazioni inesatte o imprecise ad obiettivi politici che hanno nulla o poco a che fare con il problema da affrontare. Contemporaneamente, con questi attacchi ad hoc6, i temi centrali passano in secondo piano e non vengono realmente affrontati7.

Parto dalla domanda più “interessante”: come si trasmette l'Ebola8?

Come si trasmette l'Ebola?

Sulle pagine del Fatto Quotidiano online, Antonino di Caro, «direttore del laboratorio di microbiologia dell'Istituto nazionale malattie infettive», è molto generico:

è sufficiente un contatto diretto con il malato o col cadavere per contrarla9

I CDC (Centers for Disease Control and Prevention) confermano con qualche dettaglio in più:

Il virus si diffonde per contatto diretto (attraverso mucose10 e pelle “rotta”11) con il sangue e fluidi corporei (urina, feci, saliva, vomito, sperma) di persone ammalate di Ebola, oppure con oggetti (come gli aghi) che sono stati contaminati dal virus

E ci ricorda pure che una persona che ha preso il virus non è contagiosa finché non appaiono i sintomi.

I sintomi sono febbre (maggiore di 38°C), mal di testa gravi, dolori muscolari, vomito, diarrea, dolori allo stomaco, lividi e sanguinamenti inspiegabili. Pochi dettagli sull'iter cronologico. Qualche informazioni in più viene data nella sezione Segni e sintomi della pagina Ebola virus disease della World Health Organization. (Enfasi aggiunte.)

La malattia da virus Ebola12 è una malattia virale acuta spesso caratterizzata dall'improvviso inizio di febbre, debolezza intensa, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola. Ciò è seguito da vomito, diarrea, eruzioni cutanee, danni alle funzioni del fegato e dei reni e, in certi casi, sanguinamenti sia interni che esterni.

È chiaro che nella fase iniziale i sintomi sono “generici” e possono essere confusi con i sintomi di altre malattie (che non sono da trascurare, comunque): malaria, febbre tifoide, colera, shighellosi, leptospirosi, peste, richeziosi, febbre ricorrente, meningite, epatite e altre febbri virali emorragiche13.

In sostanza, che un soggetto sia infettivo solo quando manifesta i sintomi non deve far illudere di poter identificare una persona infetta e infettiva a colpo d'occhio14, visto che i primi sintomi possono passare inosservati ed essere “sottostimati”, perché simili ai quelli di altre malattie che si ritengono (non tanto correttamente!) meno preoccupanti.

Qualche nota ulteriore sulle modalità di contagio indiretto:

Le persone si possono infettare anche tramite contatto indiretto, nel momento in cui pelle “rotta” e mucose vengono a contatto con materiali o utensili contaminati con sangue, secrezioni, o altri fluidi corporei di persone ammalate e cadaveri (per esempio guanti usati, mascherine, occhiali di protezione, altri rifiuti medici, vestiti sporchi, lenzuola, aghi usati e altri strumenti medici)15

Inoltre, nel sommario del documento Infection prevention and control (IPC) guidance — Ebola guidance package, si legge (enfasi aggiunte):

[L'Ebola] è altamente contagioso e rapidamente fatale […] Si diffonde tramite contatto diretto con fluidi corporei come sangue, saliva, urina, sperma, ecc. di una persona infetta e tramite contatto con superfici o equipaggiamenti contaminati, comprese le lenzuola macchiate di fluidi corporei di una persona infetta.

Un passaggio simile si trova nell'introduzione del documento Interim Infection Prevention and Control Guidance for Care of Patients with Suspected or Confirmed Filovirus Haemorrhagic Fever in Health-Care Settings, with Focus on Ebola.

In quello stesso testo di legge anche (enfasi — e note, come al solito — aggiunte):

[…] Comunque, per quanto riguarda le misure IPC16 da attuare durante i colloqui per il tracciamento dei contatti17 e la ricerca di casi nella comunità, i seguenti principi dovrebbero essere tenuti a mente: 1) strette di mano dovrebbero essere evitate; 2) una distanza di più di 3 metri dovrebbe essere mantenuta tra l'intervistatore e l'intervistato; 3) l'equipaggiamento di protezione personale18 non è necessario se questa distanza viene mantenuta e quando si intervistano individui asintomatici (per esempio senza febbre, senza diarrea, sanguinamento o vomito) e purché non ci sia contatto con l'ambiente, potenzialmente contaminato dal possibile/probabile caso; 4) è consigliabile fornire ai lavoratori che tracciano i contatti e ricercano casi di ammalati nella comunità, soluzioni a base di alcool per l'igiene delle mani e istruzioni sul come eseguirlo adeguatamente.

E ancora, a pagina 13:

Le persone con esposizione percutanea o mucocutanea al sangue, ai fluidi corporei, alle secrezioni o escrezioni di un paziente ammalato sospetto o accertato, dovrebbero immediatamente e in sicurezza cessare qualunque attività in corso, lasciare l'area di cura[…] lavare la superficie della pelle o la ferita percutanea interessata con sapone e acqua. Se è il caso19, sciacquare abbondantemente le mucose (p.es. la congiuntiva) con acqua o una soluzione per gli occhi[…]

L'esposizione percutanea è il caso in cui l'operatore si sia ferito accidentalmente con qualcosa che possa essere potenzialmente contaminato («un ago, una punta, una lama, un frammento di vetro»); l'esposizione mucocutanea «si verifica quando il materiale biologico potenzialmente infetto entra accidentalmente in contatto con le mucose degli occhi e/o della bocca e con la cute (integra o lesa20

Possiamo concludere tranquillamente che, trovandosi di fronte un caso sospetto di Ebola, è meglio stare lontani (3 metri almeno, diciamo); è meglio non stringergli la mano e non farsi dare bacetti sulle guance21; è assolutamente da evitare lo scambio di effusioni, farsi starnutire addosso, o qualunque altra attività che possa comportare il passaggio di saliva, sudore, sangue, ecc. da un corpo all'altro. Se ci troviamo in un ambiente dove è stato un sospetto malato di Ebola, è meglio stare molto attenti anche a ciò che tocchiamo; la corretta igiene delle mani22 può fare la differenza…

Su Der Spiegel si trova la seguente ricostruzione:

L'epidemia più recente è iniziata con un'incredibile negligenza[…] Un consulente del ministro delle finanze liberiano ha portato l'Ebola a Lagos e gli ufficiali rapidamente hanno identificato e messo in quarantena le persone con le quali era entrato in contatto. Ma uno di loro, il diplomatico Olu-Ibukun Koye, è scappato dall'isolamento quarantenario.

Agli inizi di agosto si è recato segretamente a Port Harcourt, dove ha trovato un medico che lo curasse, con discrezione, in un hotel. Koye è sopravvissuto ed è tornato a Lagos dopo un paio di giorni che si sentiva meglio. Ma il dottore che lo aveva avuto in cura, Iyke Enemuo, aveva contratto il virus.

Questo dottore ha continuato a prestare assistenza ai malati nella sua clinica privata e ha anche festeggiato la nascita di un nuovo figlio a casa, con amici e parenti. Alla fine è stato sempre più male, finché si è dovuto recare in ospedale, dove non ha detto al personale di aver prestato cure a un malato di Ebola. Ha anche permesso che i membri della sua chiesa lo toccassero secondo un rito di guarigione.

Enemuo è morto il 22 agosto, ma non prima di aver infettato la moglie, sua sorella e un paziente più vecchio nell'ospedale dove era stato curato. Anche questo paziente è, nel frattempo, morto.

Un altro articolo dell'agenzia Reuters descrive il “caso originale” che ha portato il virus dalla Guinea in Liberia:

una donna che era andata in un market in Guinea ed era tornata, ammalata, nel suo villaggio nella vicina Liberia del nord.

La sorella della donna si è occupata di lei e così facendo ha preso l'Ebola lei stessa prima che la donna morisse per la febbre emorragica.

Sentendosi male e temendo un simile destino, la sorella ha voluto vedere il marito — un lavoratore pendolare all'epoca impiegato dall'altra parte della Liberia nella piantagione di gomma della Firestone.

Ha preso un taxi comunale per arrigare a Monrovia, capitale della Liberia, esponendo al virus altre cinque persone che in seguito sono morte. A Monrovia, ha preso una moto, viaggiando sul sellino posteriore con un giovane uomo che aveva acconsentito a portarla alla piantagione e che di conseguenza le autorità sanitarie erano disperatamente interessate a rintracciare.

Ma specifica anche:

[…]anche se l'Ebola non si trasmette per via aerea e non è considerato superinfettivo, i viaggi di persone attraverso i confini possono facilmente diffonderlo[…]

Il rischio che l'Ebola raggiunga l'Europa, l'Asia o le Americhe è estremamente basso[…]

I pazienti sono più pericolosi quando sono alla stadio terminale, in cui ci sono emorragie interne ed esterne, abbondante vomito e diarrea con un'alta concetrazione di virus.

Chiunque sia in questo stadio è prossimo alla morte e probabilmente anche impossibilitato a viaggiare[…]

“È possibile, ovviamente, che una persona creda di avere solo un'influenza e quindi prenda dei mezzi prima di entrare nella fase critica della malattia. È una delle cose che ci preoccupano”

La diffusione del virus in Africa

Questo interessante link mostra come si è diffusa l'epidemia (in questo momento i dati si fermano all'11 settembre), giorno dopo giorno, con tanto di copertura mediatica.

Alla fine, i freddi numeri sono i seguenti (casi/morti):

  • Liberia 2046/1224
  • Sierra Leone 1361/509
  • Guinea 862/555
  • Repubblica Democratica del Congo 62/3523
  • Nigeria 21/8
  • Senegal 1/0

La prima data presente è il 14 marzo 2014.

Sul rischio di Ebola in Italia o in Europa

Non c'è ancora motivo di credere che ci sia un rischio concreto. In altre parole, il rischio è considerato in generale basso24.

Tuttavia il livello di attenzione è elevato e tale deve rimanere. Di fatto l'Europa (e non solo l'Europa, come ovvio) è in allarme, a dispetto dell'allarmismo contro l'“allarmismo”25

Nel documento “Travel and transport risk assessment: Interim guidance for public health authorities and the transport sector”, oltre a ribadire ancora una volta che «la trasmissione da persona a persona avviene per mezzo del contatto diretto con persone infette e sintomatiche o con i loro fluidi corporei e secrezioni»26, si afferma anche che:

Nell'epidemia in corso, viaggiatori infetti hanno superato i confini terrestri dei paesi limitrofi o hanno fatto viaggi internazionali27. Ulteriori casi di Ebola potrebbero essere esportati in paesi non ancora interessati [dall'epidemia]

[…]

L'epidemia di Ebola nell'Africa dell'ovest costituisce un “evento straordinario” e un rischio per la salute pubblica di altri Stati.

[…]

Le possibili conseguenze di un'ulteriore diffusione internazionale sono particolarmente gravi, considerata la virulenza del virus […]

[…]

Una risposta internazionale coordinata è essenziale per fermare e invertire la diffusione internazionale dell'Ebola.

[…]

Specificano che il rischio di infettarsi per viaggiatori di ritorno dalle aree interessate è estremamente basso28. «La trasmissione necessita il contatto diretto con sangue, secrezioni, altri fluidi corporei o tessuti di persone infette, o con cadaveri infetti di uomini e animali, tutte esposizioni improbabili per il viaggiatore medio. Ai viaggiatori si suggerisce fortemente di evitare questo tipo di contatti»29.

Inoltre,

È possibile che una persona che abbia contratto l'Ebola e sviluppato i sintomi possa salire a bordo di un volo commerciale o altri mezzi, senza informare la compagnia di trasporto della sua situazione. Pazienti simili dovrebbero cercare immediatamente cure mediche30 appena arrivati, e dunque essere isolati per evitare ulteriori contagi. Sebbene il rischio per i compagni di viaggio in tale situazione è molto basso, in queste circostanze si raccomanda il tracciamento dei contatti.

Ci sono poi le raccomandazioni per gli Stati interessati dall'epidemia31 e quelle per gli stati non interessanti:

Non ci dovrebbe essere alcun divieto generale per i viaggi e il commercio internazionale; dovrebbero essere attuate le restrizioni descritte in queste raccomandazioni riguardo i viaggi di casi di Ebola e dei contatti.

Gli stati dovrebbero fornire ai viaggiatori verso area interessate dall'Ebola o a rischio, informazioni rilevanti sui rischi, sulle misure per minimizzare questi rischi e consigli per gestire una potenziale esposizione.

Eccetera.32

Fintantoché non si prendono sottogamba situazioni potenzialmente rischiose e si applicano diligentemente tutte le norme prescritte, non ci dovrebbero essere ulteriori preoccupazioni, specialmente per la vita quotidiana di regolari cittadini che non hanno proprio la possibilità di essere esposti a certi rischi33.

Alcuni casi sospetti sono stati riportati dai media: un paio di casi in Austria, uno in Sveziaun articolo sul The Guardian riporta di un caso accertato di Ebola in Spagna, di 600 persone in quarantena in Germana per colpa di un caso sospetto e conseguente potenziale esposizione34, di un altro caso sospetto in Irlanda; svariati casi sospetti anche negli Stati Uniti35, come anche due casi accertati con lieto fine; infine, anche l'Italia ha i suoi due casi sospetti (che poi erano malaria)…

Attenzione a non cadere nell'errore di credere che quei casi sospetti siano “falsi allarmi” evitabili, cioè di credere che, essendo il rischio minimo, fossero inutili i controlli fatti e le misure attuate in quei casi poi rivelatisi negativi. È un'idea pericolosa. L'attitudine psicologica a considerare un “falso allarme” un prodotto dell'isteria, o dell'allarmismo (magari considerato irrazionale, «becero»…), o qualunque altra cosa, va messa da parte36. È normale che ora, dati certi sintomi e certe considerazioni sugli ultimi spostamenti del soggetto o sulla sua provenienza, ogni caso sospetto venga trattato come caso sospetto di Ebola.

Credo che parlare in tono d'accusa di “falsi allarmi”, con tutto il carico connotativo negativo che già l'espressione si porta dietro, sia rischioso: può spingere a non agire, magari per la paura di fare la figura degli scemi, ipocondriaci, o che. Parlare di “allarmismo” deve essere caldamente sconsigliato37. Molto più produttivo e utile è lavorare sulla corretta informazione38, dando suggerimenti pratici per la valutazione del rischio personale (e dei sintomi, naturalmente) — evitando, quando abbia senso, di presentare certe informazioni in modo assoluto, universale e atemporale, perché per esempio norme e protocolli e valutazioni validi oggi potrebbero non esserlo più domani, a seconda di come evolve la situazione, al contrario dei sintomi dell'Ebola, che sono sempre quelli, se con Ebola si intende esattamente quel virus.

Nelle nazioni avanzate la “capacità sanitaria” è sicuramente (o sperabilmente?) sufficiente ad arginare singoli casi che si dovessero presentare39 e ad evitare così un'epidemia. Tuttavia, di nuovo, questo non deve indurre a ritenere impossibile che il problema si presenti e agire con leggerezza perché “tanto è poco probabile”.

Concludo questo paragrafo con un altro link a un articolo (del 2 settembre) molto interessante:

E lo sbarco di immigrati?

I documenti su citati, quando parlano di viaggi, intendono via aereo (e nave), che sono sicuramente i due modi di trasporto ad alto traffico e che collegano “naturalmente”, con rapidità, due nazioni diverse tramite aeroporti e porti internazionali.

Le osservazioni fatte sopra valgono per forza di cose anche per i viaggi via aereo e nave che portano dalle nazioni africane interessate fino in Italia.

Il viaggiatore di cui si è parlato genericamente è una persona responsabile che non ha nessun motivo per diffidare dei controlli, o per non volersi sottoporre a qualunque accertamento ritenuto necessario. Sarà collaborativo, preoccupato prima di tutto della sua stessa salute; non avrà alcun timore di “denunciare” eventuali sintomi sospetti o i suoi trascorsi in questa o quella nazione, interessata o meno dall'epidemia. Sarà più facilmente portato ad accettare le restrizioni che gli verranno imposte41.

I “consigli” dei documenti linkati in questo testo danno per scontato il fatto che il soggetto possa avere un ruolo attivo positivo e collaborativo per arginare la potenziale diffusione del virus e tutelare la sua stessa salute (e quella degli altri): che non abbia nulla da temere dall'autorità. È un viaggiatore “regolare”, che magari entra in paranoia prima di tutto per paura del virus e non per quella di essere rimpatriato.

(Aggiunta: non meno importante il fatto che si dà per scontato che tale viaggiatore sia a conoscenza del rischio a cui eventualmente è stato esposto e che conosca i sintomi che dovrebbero metterlo in allarme…)

Nave e aereo consentono un controllo capillare e funzionano anche da regolatori dei flussi42: si sa quando un aereo decolla, si sa dove è diretto (dirottamenti permettendo), si sa quando arriva, dove atterra, si conoscono le generalità dei passeggeri e il loro numero… Un discorso simile vale per la nave (sono possibili clandestini — eventualità praticamente impossibile su un aereo transcontinentale — ma comunque i porti sono noti).

Nessuna delle nazioni africane interessate affaccia sul Mediterraneo.

Secondo l'ISTAT, nel 2012 il numero degli stranieri provenienti dalle nazioni africane che ci interessano erano:

  • Senegal: 80325
  • Nigeria: 56476
  • Guinea: 3896
  • Repubblica democratica del Congo: 2953
  • Liberia: 1661
  • Sierra Leone: 1188

Possiamo inferire che le immigrazioni più interessanti per noi siano solo quelle dal Senegal (dove risulta attualmente un solo caso e quindi ancora non si può dire che ci sia un'epidemia) e dalla Nigeria43.

In un'intervista al dottor Roberto Santorsa, l'intervistatore afferma, a mo' di domanda, che «ci sono preoccupazioni anche per la malattia da virus Ebola…»44. La risposta di Santorsa mi lascia perplesso45 (l'enfasi è nel testo originale):

Siamo quotidianamente in contatto con il Ministero della Salute, che ci informa sull'andamento della malattia in Africa. Per quanto riguarda l'emergenza migranti, è praticamente impossibile che la malattia venga importata in Italia in tal modo: il breve periodo di incubazione e la lunga durata della traversata non consentirebbero ai malati di giungere nel nostro Paese in fase infettante. Qualche preoccupazione in più possono destare, invece, i normali viaggi aerei transcontinentali46 anche se proprio in queste ore47 l'OMS sta valutando se mettere in atto misure di prevenzione più stringenti.

Se facciamo qualche conto e qualche considerazione accessoria vediamo che il “praticamente impossibile” può essere un po' eccessivo (posto che comunque “praticamente impossibile” non vuol dire “impossibile” e può essere considerato ancora “possibile quanto basta”).

Il periodo di incubazione è tra i due e i ventuno giorni (in seguito si presentano i sintomi e si diventa contagiosi, ma il decorso è piuttosto rapido per cui arrivati a quel punto si può dire che difficilmente lo sfortunato riuscirebbe a imbarcarsi e partire).

Secondo Google Maps, il viaggio da Lagos fino a Tripoli dura, in auto, 68h circa (in aereo, da meno di 10h fino a poco più di 48h, con scali). Il viaggio da Tripoli fino a Lampedusa può durare meno di due giorni.

Se lo sfortunato infetto prende l'aereo che fa scalo a Casablanca, arriva a Tripoli in meno di 10h. Da lì, ha tutto il tempo per imbarcarsi in fase asintomatica e arrivare a Lampedusa ancora asintomatico; o presentare i sintomi durante il viaggio (e infettare eventualmente i compagni di viaggio).

Per il viaggio in auto, consideriamo 2h di sosta ogni 5h di viaggio, più 8h di sonno ogni 16h: si arriva a quasi 143h, che sono circa 6 giorni. Ce ne possiamo mettere ancora un paio così, bonus, che possono tener conto di imprevisti o tempi di attesa a Tripoli. All'ottavo giorno, il paziente può essere ancora in fase asintomatica. Ha il tempo di imbarcarsi, partire e arrivare a Lampedusa nel decimo giorno di incubazione.

Potrebbe cominciare ad avere i sintomi prima e non riuscire ad imbarcarsi, ma nel frattempo potrebbe essere entrato in contatto con altri futuri compagni di viaggio in attesa di partire. Per questi contatti, il conteggio dei giorni di incubazione partirebbe da lì: avrebbero tutto il tempo di farsi il viaggio “sani” e magari pure di essere portati da Lampedusa in Sicilia.

Naturalmente, casi evidenti verrebbero identificati a Lampedusa e isolati. Tuttavia, alla luce delle precedenti considerazioni, il «praticamente impossibile» non mi sembra così tanto indubbio.


  1. Con l'ausilio della rete: si parla del filovirus Marburg, che deve il nome al fatto che una piccola epidemia di questo virus interessò la città tedesca Marburg (e Francoforte e Belgrado…), cinquanta anni fa o giù di lì. Si parla del Reston, «nuovo ceppo del virus Ebola» (stessa famiglia e genere, ma diversa specie), che deve il suo nome alla città di Reston (in Virginia, negli Stati Uniti) dove fu per la prima volta scoperto, nel 1989 — si tratta di un ceppo non patogeno per gli esseri umani. Si parla di un altro parente dell'Ebola, il virus Sudan; e poi naturalmente dell'Ebola comunemente detto, che è quello classificato con specie “Zaire” (e che dovrebbe essere quello delle cronache di questi giorni).

  2. O «becero»… Si dice così e così perché si vuole ottenere un certo risultato, che naturalmente è perverso: giammai credere che “spaventare” e aumentare la pressione dell'opinione pubblica possa portare effetti positivi, come per esempio intensificare i controlli, aumentare le risorse per tali controlli e per la profilassi, fare in modo che gli operatori siano più diligenti e accorti e che non prendano sottogamba i protocolli… Ovviamente, non ci può essere nulla di tutto questo, perché il cattivo di turno ha uno scopo malvagio, cioè, forse, il seguente: attivare tutti i razzisti/xenofobi latenti, guadagnare così la maggioranza e poi dominare l'Italia con un partito unico in odor di fascismo, infatti se vince quello lì poi ci tocca obbedire a uno solo. Pensate che sia fantapolitica, che abbia scritto qualcosa che nessuno ha immaginato? È ben oltre la fantapolitica, in verità: è una narrazione strumentale idiota; ma è un collage di pensieri diversi che effettivamente sono stati espressi, in un modo o nell'altro.

  3. È la forma insulsa di antirazzismo esibizionista e irrazionale: esprimendo timori di contagi ed epidemie non starai mica sostenendo che gli immigrati portano malattie? Ma questo è razzismo! È un fatto che le migrazioni possono porre dei rilevanti problemi sanitari, mentre è antirazzismo vuoto e inutile sbottare con affermazioni del tipo che ho avuto modo di leggere da persone come Giuliano Santoro, Domenico Buzzerio, o altri, che sostenevano (con parole simili) che è uno schifo linkare un articolo che «associa la diffusione di malattie infettive agli sbarchi dei clandestini» — non perché la circostanza ancora non si è realmente verificata (magari grazie alla profilassi che si fa sapendo che il rischio è concreto), ma proprio perché suona male dirlo, o pensarlo. (Naturalmente un punto è dove e come sono vissuti nella loro vita, non il colore della loro pelle o i loro tratti somatici). Qualcosa di non troppo diverso lo sottintende anche Massimo “Mazzetta” Mazza, uno che scrive per il sito Giornalettismo, preoccupatissimo del fatto che Grillo abbia osato parlare di quarantena in un post del blog (un tema parallelo sarà oggetto di una futura ornitoteca). Chi si deve occupare professionalmente di certe cose (in Italia, l'Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute) non teme certo di scrivere che «non è utile negare che i fenomeni migratori possono contribuire in parte alla diffusione di alcune malattie infettive»; né si preoccupa che degli xenofobi possano trovare supporto per le loro idee in affermazioni come questa: «Le relazioni tra migrazione e introduzione di malattie di proporzioni epidemiche sono ricorrenti nella storia umana»; né teme di apparire crudele lasciando intendere che potrà esserci la quarantena: «gli interventi sulle misure di isolamento di casi sospetti di malattie infettive e diffusive, ovvero le misure quarantenarie, saranno di competenza degli Uffici periferici territoriali di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (USMAF)», oppure: «Provvedimenti nei confronti del malato» (di Ebola) «Isolamento strettissimo […] utilizzazione, in tutte le fasi di assistenza del malato […] di indumenti e mezzi di protezione individuale (mascherine, guanti, occhiali)» o anche, per la tubercolosi, «isolamento respiratorio in stanze separate […]» (ibidem). Non è razzismo indossare una tuta, delle mascherine adeguate, dei guanti idonei. Questo lo sanno anche i detrattori più accaniti, anche se non danno segni di voler applicare lo stesso pattern in altre circostanze (alzo la guardia, anche se i controlli che faremo mostreranno che tutti i soggetti sono sani e non c'era bisogno, a posteriori, di tutte queste precauzioni).

  4. A volte, con un bel pizzico di faziosità (strumentale a qualche obiettivo politico), ai palati più semplici si forniscono interpretazioni ingannevoli di certi articoli: per esempio si tenta di farvi leggere la richiesta di chiusura delle frontiere, nonostante non si stia chiedendo nulla del genere; o peggio: si fa credere che si voglia negare l'atto umano della solidarietà nei confronti di disperati che scappano in cerca di un'altra opportunità. In altri contesti, si confonde la xenofobia (certamente più spendibile mediaticamente) con il protezionismo del mercato interno del lavoro, discutibile quanto si vuole ma che non ha nulla a che fare né con la xenofobia né con il razzismo, ovviamente. Le energie spese a trasformare ogni posizione non allineata in un discorso razzista o xenofobo è tale da far dubitare della buona fede di certe persone. Il discorso è senza dubbio complesso e a volte viene trattato con superficialità e, ancora peggio, viene strumentalizzato (tanto il discorso, quanto il discorso sul discorso); non vedo però una spiccata asimmetria né tra i diversi schieramenti politici, né tra i diversi media (che sono palesemente portatori di interessi politici).

  5. Il razzismo non ha alcun bisogno di essere solleticato, nel senso che dove c'è davvero, c'è, a prescindere. Dove non c'è veramente, non può essere instillato. Chi è razzista, interpreterà comunque alcune affermazioni secondo i suoi schemi — come del resto facciamo tutti, almeno quando leggiamo alla buona. Quando sono possibili più letture, i paladini della “buona” informazione dovrebbero guidare verso le interpretazioni più positive. Invece, quando le affermazioni provengono da un avversario politico, quel che accade è esattamente il contrario: si forza l'interpretazione negativa, per poter puntare il dito contro la perversa malvagità del “nemico”.

  6. L'ornitoteca si popolerà di qualche scambio di pigolii su questo tema.

  7. In luogo dell'«allarmismo becero» si offre il suo opposto (per il quale non conosco un -ismo adeguato), o si offre “allarmismo sull'allarmismo”, strutturato ad arte come clava politica mascherata da critica “buona”.

  8. Quale specie di Ebola? È lo Zaire, oppure qualche altro? Si parla genericamente di Ebola, sottintendendo tutto il resto. Qualcuno ha insinuato che sia un nuovo ceppo per il quale i test a volte falliscono. Ma si tratta, quasi certamente, di una “bufala”.

  9. Secondo l'interpretazione di qualcuno, questo dovrebbe essere allarmismo (magari becero) perché l'espressione contatto diretto lascia intendere che sia sufficiente una «stretta di mano», o un «bacio su una guancia». In effetti è così. L'infezione può avvenire anche tramite una semplice stretta di mano (mano magari usata per coprirsi la bocca durante uno starnuto) o un bacio su una guancia. In tutte e due i casi il virus può finire sull'altro soggetto grazie alla saliva; a quel punto, la possibilità che il soggetto prima sano si infetti non è remota.

  10. Labbra, narici, bocca, occhi, genitali…

  11. Quando si legge broken skin, che io ho tradotto con «pelle “rotta”», non bisogna immaginare per forza ferite sanguinanti o visibili tagli profondi. Il termine è abbastanza generico da poter comprendere abrasioni di varia entità, piccoli graffi o tagli (magari come quelli che procurano a volte i fogli di carta), un brufolo “schiacciato” che magari ogni tanto ci tocchiamo… Dunque, in definitiva, qualunque cosa danneggi lo strato corneo della pelle? O forse il danno deve interessare ulteriori strati? Il termine è abbastanza vago da far pensare che sia sufficiente che si “rompa” lo strato corneo.

  12. EVD: Ebolavirus disease.

  13. Ebola virus disease, sezione Diagnosi.

  14. Va specificato perché sembra quasi che si voglia far intendere che i primi sintomi, in cui già si è infettivi, siano tanto eclatanti da contribuire alla diminuzione del rischio di infettare altre persone, perché queste si accorgerebbero subito di avere di fronte un potenziale ammalato di Ebola. Un ammalato di Ebola che abbia già i primi sintomi non assomiglia ad uno zombie.

  15. Joint WHO/ILO briefing note for workers and employers, Ebola Virus Disease: Occupational safety and health, sezione Ways of transmission. Qui si legge pure che: «gli operatori sanitari sono a rischio di infezione quando si prendono cura di pazienti ammalati di Ebola se non indossano l'adeguato equipaggiamento di protezione personale e se non seguono strettamente le misure raccomandate per la prevenzione e il controllo delle infezioni».

  16. IPC: Infection Prevention and Control. Dunque: per quanto riguarda le misure di prevenzione e controllo delle infezioni da attuare ecc…

  17. Una volta accertato un caso, bisogna indagare (“tracciare”) le persone con le quali è entrato in contatto: contact tracing.

  18. L'acronimo inglese PPE, Personal Protective Equipment, dovrebbe avere il suo equivalente in quello italiano DPI; in questo caso ovviamente vanno considerati quei dispositivi adatti al contesto.

  19. Accordingly. Quello che si intende è che il risciacquo suggerito va fatto se l'area è quella che è entrata in contatto con il sangue ecc. È chiaro che non ha senso sciaquare l'occhio o altra mucosa se la situazione pertinente è quella di una ferita percutanea, caso trattato nel periodo precedente.

  20. Le citazioni sono prese da “Prevenzione dell'esposizione occupazionale al rischio biologico derivante da lesione percutanea accidentale (puntura, ferita, taglio) nel settore ospedaliero e sanitario”.

  21. È da irresponsabili (da terroristi!) asserire e far credere che, trovandosi di fronte a un sospetto caso di Ebola, non sia rischioso stringergli la mano, dargli o farsi dare un bacetto sulle guance. Sto facendo riferimento a un piccolo “battibecco” mediatico. Sul blog di Grillo è comparso un post sull'Ebola che comincia proprio così: «Una stretta di mano, un bacio sulla guancia, un rapporto sessuale: per contrarre il virus Ebola basta poco» (è altamente contagioso). Mentre da una parte ci sono i giornali che parlano di allarmismo (spero in particolare per la frase, «Anzi succede già in Europa», visto che parlare di allarmismo in generale sarebbe piuttosto imbarazzante), da un'altra parte ci sono siti che pubblicano articoli il cui scopo è dire che non è vero che un bacio sulla guancia o una stretta di mano sono comportamenti a rischio. Questo sarà comunque oggetto di una ornitoteca.

  22. Va ricordato che la “semplice” pratica del lavarsi le mani ha aiutato e aiuta notevolmente a diminuire il rischio di diffusione di svariate malattie (anche quelle “innocenti”). Perciò il suggerimento di lavarsi le mani vale sempre, quotidianamente, a prescindere da tutto. Non è quindi un caso che alla domanda “Come mi proteggo dall'Ebola?”, si risponda per prima cosa: «lavati le mani frequentemente».

  23. «Le caratteristiche epidemiologiche di questa epidemia sono consistenti con le precedenti epidemie della malattia da virus Ebola causate dalla specie Zaire. Il ceppo virale isolato da questa epidemia è distintivamente differente da quello dell'epidemia in corso in Africa dell'ovest. Non c'è evidenza epidemiologica che leghi i due eventi». Cioè, sarebbe una possibile seconda epidemia. Non è confortante.

  24. «Un caso importato di malattia Ebola in Europa può non essere inaspettato man mano che l'epidemia continua e si diffonde[…] Il rischio che l'Ebola arrivi in Europa non verrà eliminato finché la trasmissione non si ferma nei paesi interessati e c'è urgente bisogno di un sostanziale supporto internazionale per riportare questa epidemia sotto controllo». Si parla di rischio considerato estremamente basso per i pazienti che arrivano in Europa in seguito ad una evacuazione medica programmata.

  25. L'“allarmismo sull'allarmismo” è usato a mo' di clava per scopi politici: l'altrui “allarmismo” si collega al razzismo, lo si rappresenta come espediente per aprire la strada a politiche contro l'immigrazione — discorso che può esserci, ma il fatto che ci sia o meno non cambia la situazione: concentrarsi su di esso e presentare, anche implicitamente, un'informazione distorta, parziale, tinta di “allarmismo sull'allarmismo”, invece di contrapporne una più equilibrata e completa, è molto meno sensato dell'“allarmismo”, qualunque sia il suo secondo fine (posto che ci sia).

  26. L'“imprecisione” di questa affermazione potrebbe costare una accusa di “allarmismo” o addirittura “terrorismo” (psicologico): ma mica vorrai far credereche basta il contatto diretto con persone infette e sintomatiche!

  27. Si intendono viaggi tra nazioni diverse dello stesso continente.

  28. Tuttavia ciò non vuol dire che uno possa allegramente farsi un viaggetto da quelle parti… «I(l) CDC ha emesso una nota di avvertimento di livello 3 riguarda i viaggi. I cittadini statunitensi dovrebbero evitare tutti i viaggi non essenziali verso Guinea, Liberia e Sierra Leone. Il CDC ha emesso una nota di allerta di livello 2 per quanto riguarda i viaggi in Nigeria (e nella R.D. del Congo). I viaggiatori diretti in Nigeria (e nella R.D. del Congo) dovrebbero prendere precauzioni maggiori per evitare l'Ebola». (Ho aggiunto “e R.D. del Congo” perché la pagina degli avvertimenti per i viaggiatori riporta: Warning - avoid nonessential travel per Liberia, Guinea e Sierra Leone; e Alert - Practice enhanced precautions per Nigeria e la Repubblica democratica del Congo). Mi sembra ragionevole che debba valere qualcosa di simile per gli europei. Non solo: è anche ovvio che in qualche modo il virus si sta diffondendo; o ipotizziamo che in fondo non è così difficile entrare in contatto diretto (e indiretto!) con sangue, secrezioni, altri fluidi corporei (tra cui, ricordiamolo, ci sono saliva e sudore, con i quali possiamo venire in contatto diretto con relativa facilità), o che tutti i vettori avevano irresponsabili rapporti molto stretti con i malati in fase terminale e conclamata (con sangue, vomito e diarrea, ad alta carica virale, in abbondanza…)

  29. Dunque l'affermazione che il rischio è basso dipende dalla valutazione delle abitudini di un viaggiatore medio (in una nazione dove, anche senza questa epidemia, si suggeriscono certi tipi di cautele), in condizioni ordinarie.

  30. Qui ci si basa sul buonsenso e sul senso civico, che notoriamente non funziona molto bene. Sentendosi male, bisogna essere infettati di allarmismo e pessimismo per credere che sia Ebola e non qualche altra cosa meno grave… Cioè, la sana paura di esser stati infettati può “responsabilizzare” il paziente. È necessaria una corretta informazione sui sintomi, in modo che il paziente possa realizzare che quelli che sente potrebbero essere effettivamente dovuti all'Ebola, insieme a dei suggerimenti pratici per valutare il rischio di essere stati esposti; comunque nel dubbio l'“allarmismo” è da preferire al pericoloso atteggiamento “tanto non può essere perché è poco probabile, domani mi passerà”.

  31. Per esempio, si legge: «Per minimizzare i rischi di diffusione internazionale dell'Ebola, i casi confermati dovrebbero essere immediatamente isolati e trattati in un apposito centro, senza possibilità di viaggi nazionali o internazionali finché due test diagnostici, fatti a distanza di almeno 48h, non abbiano dato risultato negativo; le persone venute a contatto (esclusi gli operatori sanitari protetti adeguatamente e lo staff di laboratorio che non ha avuto esposizioni non protette) dovrebbero essere monitorari quotidianamente, i viaggi nazionali devono essere limitati e quelli internazionali proibiti per 21 giorni dopo l'esposizione; casi probabili e sospetti dovrebbero essere subito isolati e i loro viaggi devono essere soggetti a restrizioni in base alla loro classificazione come caso confermato o contatto.»

  32. Si consideri anche che le raccomandazioni possono diventare più stringenti man mano che l'epidemia continua a diffondersi e ad essere “fuori controllo”. In sostanza, vanno controllate le date: i documenti e link qui dati potrebbero essere aggiornati a seconda dell'evoluzione del problema.

  33. Persone che non viaggiano, che non lavorano in aeroporti o porti, che non hanno contatti con persone che viaggiano nelle zone a rischio o che lavorano in zone dove possono potenzialmente diventare “contatti”, che non sono impegnate nei punti di approdo per l'immigrazione, ecc.

  34. «Un giovedì pomeriggio una donna di 30 anni, proveniente dall'Africa ovest, era collassata sul lavoro, nel distretto di Pankow. L'intero centro fu messo in quarantena dopo che la donna aveva detto ai medici di essere stata a diretto contatto con vittime dell'Ebola nel suo paese d'origine. Comunque, quando la donna fu esaminata […] i dottori le dissero […] che aveva un'infezione intestinale».

  35. «CDC has received many calls from health departments and hospitals about suspected cases of Ebola in travelers from the affected countries. These calls have been triaged appropriately and some samples have been sent to CDC for testing. All samples sent to CDC have so far been negative.»

  36. C'è una favoletta, che vorrebbe essere educativa, e che racconta di quel tale che, per prendersi gioco di qualcuno, gridava “Al lupo! Al lupo!” anche se il lupo in realtà non c'era. La morale è data dal finale, in cui per l'ennesima volta il tizio gridò “Al lupo! al lupo!“ invano (perché l'altro pensava che si trattasse dell'ennesimo “scherzo”), ma questa volta il lupo c'era davvero… Ecco, questa favoletta e il suo insegnamento morale qui non sono applicabili, nel senso che bisogna intervenire ogni volta che si grida “al lupo”, cosa che di sicuro non avviene senza motivo: a nessuno va di scherzare.

  37. Forse non sembra troppo importante quando l'informazione è diretta a non “addetti ai lavori”; fortunatamente questi dovrebbero ricevere informazioni e direttive operative al di fuori dei canali massmediatici — però magari un'informazione massmediatica concepita per alleggerire la tensione (al di là degli scopi politici) filtra anche tra gli “addetti ai lavori” (che come tutti sono esposti al circo mediatico) e può indurre alcuni ad essere inconsciamente un po' meno meticolosi e scrupolosi, a prendere certi eventi e situazione più alla buona, a sottovalutare l'importanza di proteggersi e di attenersi scrupolosamente ai protocolli. In generale può essere positivo un livello di consapevolezza e conoscenza in tutti gli strati della popolazione, a prescindere da quale sia la probabilità che certi eventi interessino loro. Credo che sia controproducente parlare di “allarmismo” (specie a fronte di informazioni sostanzialmente non scorrette). Preventivamente è bene sapere ovunque quanto devono sapere nelle aree attualmente interessate dall'epidemia: «raising awareness of the risk factors for Ebola infection and the protective measures individuals can take is the only way to reduce human infection and death».

  38. La vera corretta informazione, non quella che finge di esserlo solo per contrapporsi ad altra informazione che si vuole bollare come falsa, terroristica, allarmista.

  39. «Il rischio di importaazione [del virus] nell'Unione Europea è collegato al numero di paziente con i sintomi e in cerca di assistenza medica nell'UE».

  40. Si intendono viaggi tra nazioni diverse dello stesso continente.

  41. Ci possono essere delle eccezioni, naturalmente. Consideriamole insignificanti.

  42. Massicce e incontrollabili emigrazioni via aereo o nave “regolare” sono piuttosto difficili.

  43. I piccoli numeri della Guinea, della Liberia e della Sierra Leone, dove l'epidemia è più grave, in realtà non ci autorizzano a scartarle, visto che anche un solo caso va considerato rilevante e non va minimizzato. Ma tanto alcune considerazioni che farò per la Nigeria valgono, con piccole modifiche, anche per gli altri paesi.

  44. L'intervista riguarda la tubercolosi.

  45. È forse una sorta di risposta dovuta, per stemperare l'ipotetica tensione che potrebbe riversarsi sugli immigranti, in contrapposizione a quello che è definito beceramente «allarmismo»? O per evitare «un ingiustificato panico nella popolazione»?

  46. È in sostanza quello di cui vi ho parlato sopra.

  47. L'articolo dovrebbe essere del 12 settembre, o comunque l'ultima modifica è di quel giorno.

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