domenica 6 ottobre 2013

Daglie de tacco daglie De Pinna (1)

Al Senato si vota la fiducia al governo Letta, con voto palese (e motivato), come deve essere. Tra gli interventi quello della De Pin (gruppo Misto) ha ricevuto speciale attenzione per via delle presunte parole minacciose rivoltele da un senatore del M5S (Castaldi). Poi le cose possono essere un po' diverse (Resoconto Stenografico → Sulle espressioni rivolte alla senatrice De Pin → Castaldi, M5S; «giustificazione […] assolutamente necessaria e dovuta» secondo Grasso), ma ormai alcuni segmenti dell'opinione pubblica avranno assorbito la prima versione che ha creato scalpore, ovvero che “un senatore del M5S ha minacciato di morte la De Pin” ed è una cosa risaputa che le smentite non cancellano totalmente gli effetti di quanto viene smentito. Per cui mi aspetto che questa versione rispunterà fuori in certi ambienti anti-M5S o antigrillo, come “prova” delle loro tesi, in bocca a persone che non sono state in grado (o non hanno voluto) di seguire lo svolgersi della vicenda e l'emergere di un più obiettivo resonconto dei fatti, di attendere un accertamento dei medesimi, o anche solo di pesarli allo stesso modo di altri simili, non ignoti al Parlamento ben prima dell'arrivo del senatore in questione e del M5S.  
L'argomento è la fiducia al governo Letta, ma la senatrice non perde l'occasione per evidenziare un problema del M5S. L'occasione scelta da una che parla poco non può essere casuale: l'attenzione mediatica è assicurata, vista l'importanza politica del momento.

Trascrizione del video su Il Fatto Quotidiano (ripreso dalla webtv del Senato, come si evince dal logo in alto a destra). Enfasi e note aggiunte.
Paola De Pin: Come dice il presidente Letta, di timidezza si muore e quindi ogni tanto bisogna tirare fuori quello che si pensa veramente1. L'attuale crisi di governo è l'esito prevedibile di una serie di scelte compiute nei mesi scorsi. Era fin dall'inizio evidente che le grandi intese non potevano reggere, essendo appese al filo del ricatto berlusconiano. E così oggi sotto lo sguardo preoccupato e disgustato del paese assistiamo a una drammatizzazione che rischia di dare una nuova sterzata alla crisi italiana. In questa situazione senza precedenti, pur mantenendo tutte le mie riserve sull'attuale governo, mi vedo costretta a dare la fiducia2. Ritengo infatti che sia necessario assicurare al paese un esecutivo con il compito di vigilare sulla tenuta finanziaria dell'Italia3 e soprattutto di riformare la legge elettorale: andare per la quarta volta al voto con l'attuale sistema sarebbe infatti una irresponsabilità senza precedenti4. Si tratta in tutta evidenza di un governo destinato a breve vita. Nel momento in cui ci avviamo alla mesta conclusione della legislatura, è doveroso ricordare che non stava scritto da nessuna parte un esito così indecoroso. Sarebbe stato possibile, e forse lo è ancora, un governo diverso, composto da personalità indipendenti dai partiti e dagli interessi finanziari5, capace di parlare con un linguaggio di verità al paese e di difendere gli interessi italiani in sede europea6. Mi viene in mente Zagrebelsky, Rodotà, Settis, Del Vecchio, i quattro senatori a vita recentemente nominati e potrei andare avanti ancora per un pezzo. Sarebbero stati dei ministri credibili in Italia e all'estero, avrebbero dato al paese un segnale di cambiamento e di riscossa; purtroppo interessi di varia natura hanno impedito che questo avvenisse7. Tra i molti responsabili appartenenti a quasi tutti i partiti rappresentati in quest'aula desidero, in quanto eletta nelle file del movimento 5 stelle, e quindi in diretta conoscenza dei fatti8, … i vertici con la scusa della fedeltà formale nei confronti di un pezzo di carta9, il non-statuto, essi hanno compiuto un tradimento sostanziale nei confronti degli elettori che domandavano il cambiamento.10
GrassoLa invito a concludere, prego. 
De PinAncora un minuto, la prego presidente. Parlo poco e… 
GrassoI tempi sono contingentati […incomprensibile…] prego 
De Pin: [Per controllare autocraticamente11 il partito,] essi hanno impedito il dialogo con qualsiasi altra forza politica12. Dietro il paravento della purezza hanno dato prova dei più classici cinismi partitocratici, condito per di più con intolleranza del tutto originale13. Sono entrata in parlamento con la speranza di dare un piccolo aiuto alle persone più deboli, al paese e alle genti della mia terra veneta, non certo per salire sui tetti del Montecitorio e insultare i colleghi dissenzienti14. Soprattutto non sono entrata in parlamento per tenere un sacco sospeso all'uomo che ha guidato il paese verso una drammatica decadenza e ora lo tiene sospeso sui suoi personali problemi giudiziari con la politica del tanto peggio tanto meglio, con la demagogia15. Con le repressioni del dissenso si possono prendere dei voti alle elezioni ma non si realizza nessun cambiamento16. Anche questo è uno degli amari insegnamento di questi ultimi sei mesi. Sarà compito delle forze democratiche far[n]e tesoro17 per potersi proporre in futuro alla guida del paese. Mi scusi grazie. 
GrassoÈ iscritta a parlare la senatrice Casaletto per 4 minuti, prego.
VociVai Monica, vai
CasalettoSignor presidente, gentili colleghi
Voci[?]corrotta, [?]dimettiti
GrassoFate parlare la senatrice Casaletto, prego
Si noti che la parte in rosso riguarda il Movimento Cinque Stelle. È grossomodo la metà delle parole dette e trascritte. Nella motivazione al sì per la fiducia al governo Letta.

In seguito riguardo al comportamento del M5S (i «buu», i «vai a casa», «corrotta», «dimettiti» e così via), Letta dirà la sua, e in particolare darà per assodate le minacce di Castaldi (riflesse poi su tutto il M5S), fingendo che sia un'nomalia del M5S, dimenticandosi quante parolacce e insulti sono stati spesi in quell'aula ben prima che il M5S vi mettesse piede —il che non è una giustificazione ma evidenzia come si usi particolare attenzione agli errori (di qualunque tipo) di senatori e deputati del M5S (che diventano un pretesto per descrivere riduzionisticamente, in modo uniforme, l'intero movimento).

Lo Moro, sulle espressioni rivolte alla De Pin, dirà che Castaldi «aveva un tono assolutamente minaccioso» e che
più che le espressioni, come «tu dovresti stare a casa», «non dovevi arrivare qui» (altri hanno riferito anche parole molto più pesanti, che personalmente non ho sentito, perché sono state probabilmente raccolte nella parte finale di questa storia), il tono era autenticamente minaccioso.
Non è ben chiaro cosa si intenda con “assolutamente” e “autenticamente” minaccioso; fatto sta che si tratta di impressioni soggettive date come oggettivamente descrittive.

Naturalmente sottolineare la vicenda in questi termini, sottointendendo la grave eccezionalità di quanto avvenuto, torna utile, ancora una volta, per spingere il M5S in un angolo solitario, e ravvivare i focolai dei contestatori del movimento, che ora hanno una “prova” in più con cui sostenere le loro tesi.

Note

1 Ma solo ogni tanto, mi raccomando: per tutto il resto del tempo di' quello che non pensi veramente. ^Torna su^

2 Fortunatamente mantiene tutte le riserve sull'attuale governo, ma la «situazione senza precedenti» la costringe alla fiducia. Più in là parla di tradimento del M5S nei confronti degli elettori che volevano il cambiamento e che hanno votato il movimento per questo. Anche lei è stata votata per questo eppure, costretta (diciamo dal senso di responsabilità da opporre al ricatto berlusconiano) a dare la fiducia, non si sente una traditrice (lei non ha cambiato idea), pur di fatto impedendo il cambiamento: infatti la caduta del governo Letta e le elezioni avrebbero portato un nuovo quadro politico, forse più fertile ai cambiamenti che il M5S si propone di attuare. Ma il suo voto, insieme a quello di altri, ha reso impercorribile una nuova strada, impedito l'emergere di un nuovo scenario politico; questo non la porta però a frenarsi dall'accusare chi non ha votato la fiducia di essere responsabile del non avvenuto cambiamento, e per giunta nello stesso discorso in cui lei si immola come ingranaggio conservatore dello status quo! In un'intervista (la sua prima apparizione televisiva) dirà che il suo voto, tanto, non conta. Ma nessun voto, preso a sé, conta. Nella stessa trasmissione, un ospite ricorderà che la Costituzione non mette il guinzaglio ai parlamentari (il famoso art. 67), cioè che questi non sono vincolati al mandato degli elettori. Il che significa che il M5S non può aver tradito gli elettori o la loro fiducia (e lo stesso vale per la De Pin medesima, naturalmente, in relazione all'elettorato). In altri termini, le parole dell'ospite annullano l'accusa di “tradimento degli elettori per mancato promesso cambiamento” mosse dalla De Pin. Ma non c'è nessuno a farlo notare, ahimé. ^Torna su^

3 Quindi secondo la De Pin questo esecutivo è in grado di vigilare sulla tenuta finanziaria dell'Italia, il che in termini pratici vuol dire piegarsi ai voleri della burocrazia europea e della lobby dell'euro. In un telegiornale ho sentito en passant che la manovra finanziaria è la prima (da quando c'è l'UE attuale) scritta indipendentemente da Bruxelles. Direi che non dovrebbe sorprendere, visto che ora al governo c'è l'autore del libro Euro sì. Morire per Maastricht:non c'è bisogno di alcun aiuto, perché Letta sa benissimo come attuare l'indigesto programma di medicina finanziaria gradito all'UE. ^Torna su^

4 Le parole di Grillo che spingevano ad andare al voto subito, persino con il porcellum (che è sempre meglio del super porcellum) sono diventate per magia espressione del suo assoluto gradimento per il porcellum: l'M5S vuole il porcellum (infatti la sua posizione pro porcello ha impedito di cambiare la legge elettorale —evidentemente la De Pin la pensa in questo modo). ^Torna su^

5 Giustamente, visto che lei vorrebbe un governo indipendente da partiti e interessi finanziari, vota la fiducia a Letta, personalità molto indipendente dai partiti (forse da quelli italiani…), ma soprattutto da interessi finanziari (ho già citato il libro di Letta; aggiungo che le preoccupazioni maggiori in Europa, e non solo, sono proprio di origine finanziaria, per cui al governo deve esserci per forza qualcuno che ha interessi finanziari in senso lato, o che comunque è in grado di soddisfare alcuni interessi finanziari altrui). ^Torna su^

6 Gli interessi italiani in sede europea si difendono contrastando il commissariamento della Costituzione italiana a vantaggio di quella europea, che nessuno ha votato e approvato. Si difendono reclamando la sovranità dell'Italia, promuovendo un'Europa Unita ben diversa da quella che si sta costruendo. Letta sicuramente non difenderà gli interessi dell'Italia, ma quelli di questa Europa sì, e si impegnerà al massimo per completarne il nefando progetto. L'ho detto così, forse in modo troppo apocalittico e pure impreciso. Per chi è interessato a un discorso più articolato, suggerisco di il sito dell'ARS, Associazione Rincoquistare la Sovranità. ^Torna su^

7 Ricordiamo tutti, penso, il grido Rodotà, Rodotà. Quanto è stato preso in giro il movimento per aver fatto questo nome e in generale per il modo con cui sono stati scelti i nomi. I più stupidi (o finti stupidi) hanno interpretato alcune parole di Grillo in merito alla scelta del PdR e le votazioni del M5S per i suoi candidati come volontà di imporlo (e non come selezione di un nome da presentare per le votazioni “ufficiali” per il PdR); sfruttato le manifestazioni pro Rodotà come altro esempio della stupidità pentastellata; fatti contingenti (come contingente è l'episodio di cui sto parlando qui) sono stati ingigantiti e appiccicati al M5S come marchio d'infamia. Quando Rodotà non è stato eletto, alcuni saggi bulletti antigrillini si sono cimentati in atteggiamenti e parole che figurativamente definirei linguacce. Persino alcuni dei più "intellettuali" si sono compiaciuti non del fatto che non fosse stato eletto un personaggio che come PdR non convinceva loro, ma del fatto che non fosse stato eletto il candidato preferito dal M5S. Quando Rodotà poi ha espresso critiche al movimento, sono andati in brodo di giuggiole —naturalmente affidandosi ad un'altra errata convinzione non supportata da alcun elemento, ovvero che Rodotà fosse stato scelto perché simpatizzante del movimento e non per altri meriti. Se le alternative non sono state prese in considerazione non è sicuramente colpa del M5S ma di chi l'ha volute ignorare, anche se gradite, per il solo fatto che fossero idee del movimento. (Qualche intellettuale antigrillino mi spiegò che non si era votato Rodotà, seppur scelta gradita, per l'ovvio motivo che il M5S si comportava male: cioè per vendetta, o per dispettuccio. Le parole precise erano più conturbanti, ma purtroppo non le ricordo). ^Torna su^

8 Di quali fatti? L'uso della sospensione e del sottinteso può essere una tecnica per lasciare che sia il lettore empatico (che condivide la posizione anti-M5S assunta dalla De Pin), in base alla sua conoscenza (presunta tale), a creare il collegamento che più gli aggrada con certi fatti invece che altri. Riallacciandomi alla nota precedente e considerando il contesto della frase, si potrebbe pensare che i fatti devono riguardare Zegrebelsky, Rodotà, Settis… Ma c'è qualcosa che non va: se la De Pin non è in malafede, non può affermare che queste personalità che avrebbero dato «un segnale di cambiamento e di riscossa» non siano in circolazione per colpa del M5S. È palese; per cui la citazione di non meglio specificati fatti è funzionale e serve a insinuare l'idea che la De Pin, in quanto ex interna, sappia cose che non sono di natura pubblica e che mostrerebbero come il M5S (cioè i suoi vertici, cioè Grillo e Casaleggio) in realtà non abbia voluto “vincere”. Qui non c'è sostanza, non ci sono fatti da valutare che possano sostenere alcuna tesi eppure di sicuro anche questo passo contribuirà moltissimo ad alimentare la mitologia antigrillo e anti-M5S. ^Torna su^

9 Fedeltà formale a un pezzo di carta… Sta parlando della Costituzione italiana? Ah no. Alla Costituzione si può e si deve fedeltà formale. Al non-statuto (cioè allo Statuto di un movimento che, come tutti i movimenti e le associazioni, non obbliga nessuno a diventarne parte), non si deve fedeltà: è solo un pezzo di carta. Ricordatevelo la prossima volta che vi iscriverete ad una associazione o a un movimento. ^Torna su^

10 Il tradimento sostanziale con gli elettori che domandavano il cambiamento, semmai l'ha fatto chi ha votato la fiducia al governo Letta, cioè in particolare la De Pin. L'ha fatto lei, semmai, andando al gruppo Misto, non rispettando quei pezzi di carta che ci si aspettava che rispettasse. Naturalmente, in base alla libertà concessa agli uomini dagli uomini e agli eletti dalla Costituzione, la sua defezione non è una colpa particolare. Ma è comprensibile che susciti disapprovazione e persino disprezzo quando, una volta scavalcata la linea, ci si mette a buttare fango menzognero, come è quello che vuole il M5S responsabile del non-cambiamento, e quando persino si pontifica sul fatto che ciò costituisca un tradimento degli elettori. La De Pin, con questa affermazione, entra per me in una sovrapposizione di stati in cui o è ottusa, o è in malafede. C'è però un'ulteriore possibilità: la scena di pianto, insieme alle espressioni e reazioni date durante l'intervista televisiva, mi hanno dato l'impressione di un carattere labile e manipolabile. Per un attimo ho persino pensato che la costruzione della struttura del testo non potesse essere tutta farina del suo sacco. Ma certamente non è così e ha detto ciò che pensa veramente. ^Torna su^

11 Nell'audio non è chiaro cosa dice. In una trascrizione stenografica ho trovato scritto autocriticamente, ma penso si tratti di un errore: ha più senso autocraticamente. ^Torna su^

12 Per semplificare, il non dialogo è un punto di regole concertate in base alle quali il M5S è stato eletto. Dicendo quelle parole sottolinea ulteriormente il suo stato di traditrice della promessa di cambiamento che attribuisce al M5S. Nell'intervista televisiva afferma che la politica «è l'arte della mediazione,  della trattativa»; definizione conservatrice e che non rende possibili cambiamenti evidenti e in rottura con la tradizione. ^Torna su^

13 Personalmente non so cosa si intenda con classico cinismo partitocratico, né è chiaro cosa intenda esattamente per intolleranza del tutto originale. Sono sicuro che gli antigrillini abbiano una idea precisa e che riescano persino a citare aneddoti che dimostrano che la De Pin sta parlando di cose concrete e non di nulla. La parola intolleranza mette sempre paura, e se poi ad essere intolleranti son quelli del M5S, la paura è doppia. ^Torna su^

14 I colleghi sono saliti sul tetto con intenti nobili, ma la De Pin sottintende episodi contingenti (di cui non sono a conoscenza ma di sicuro anche qui gli antigrillini potrebbero aiutarmi elencandomene qualcuno) di insulti. Come se fossero saliti sul tetto proprio con l'intento di far ciò, naturalmente verso colleghi dissenzienti, come se tutto quel discorso si riducesse a tali episodi contingenti. Lei non sarebbe salita sul tetto come gesto simbolico di difesa della Costituzione; lei come molti altri. Ma il modo in cui sminuisce il gesto mi fa propendere più per l'ipotesi malafede che stupidità: ricalca alcuni cliché diffusi dai pensatori antigrillini. ^Torna su^

15 Improvvisamente torna su Berlusconi, che bolla come demagogo. Questa deriva nel bel mezzo di un “discorso” contro il M5S, che poi riprende subito dopo, è sospetta. L'idea è che si voglia creare un collegamento o un accostamento inconscio. ^Torna su^

16 E questa frase conferma il sospetto espresso nella nota precedente: crea una sovrapposizione tra le due figure, tra i due “movimenti”. È Grillo o è Berlusconi (o entrambe) ad aver preso voti con la repressione del dissenso? (C'è pure la parola-gancio dissenso che si riallaccia con dissenzienti, per questo nel testo l'ho messe in giallo). A non realizzare il promesso cambiamento è stato il M5S, la De Pin ha quasi appena finito di ribadirlo; la parola cambiamento è un ponte: anche Berlusconi, causando questa crisi, avrebbe voluto un cambiamento. Per generare nell'ascoltatore casuale questi collegamenti non c'è bisogno che la frase abbia una impeccabile razionalità, anzi: se è un po' confusa o ha delle zone d'ombra va anche meglio, perché costringe il cervello a cercare delle fughe da tali ombre e nel farlo si rafforza il legame tra le parti. Molto zen, diciamo. Qui la zona d'ombra è costituita dalla relazione inspiegata (e inspiegabile civilmente) tra repressione del dissenso e aumento dei voti. ^Torna su^

17 In qualche modo, anche tramite rimandi alla mitologia popolare costruita intorno al M5S, ha ribadito quanto “già noto”, ovvero che il M5S non è una forza democratica; perciò l'augurio finale non può essere rivolto al M5S, destinato a non far tesoro dei suoi amari insegnamenti. ^Torna su^

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